Roma in fiamme Annales XV, 38, prima parte
28 Dicembre 2019Contovello di Umberto Saba
28 Dicembre 2019Questa poesia, tratta dalla raccolta “Il Canzoniere” di Umberto Saba, offre una riflessione intensa e profonda sui rapporti familiari, in particolare sul difficile legame tra il poeta e suo padre.
Saba, cresciuto senza una figura paterna presente, racconta il complesso viaggio emotivo che lo ha portato dalla condanna del padre all’accettazione e alla comprensione della sua figura.
Introduzione
Saba descrive inizialmente il padre come “l’assassino”, espressione che indica la profonda ferita che l’assenza e il comportamento del genitore hanno causato nella sua vita. Fino ai vent’anni, questa figura paterna è vista come negativa e colpevole. Tuttavia, in età adulta, Saba riconosce che il padre, un uomo che ha vissuto una vita errabonda e leggera, era in realtà un bambino, un essere umano fragile e imperfetto. Questo cambiamento di prospettiva è il fulcro della poesia e rappresenta un momento cruciale nella maturazione del poeta.
Testo della poesia “Mio padre è stato per me un assassino” di Umberto Saba
Analisi
La poesia inizia con un tono duro e accusatorio: “Mio padre è stato per me l’assassino”. L’uso di una parola così forte e violenta come “assassino” denota un forte risentimento. Per il giovane Saba, il padre rappresentava tutto ciò che era sbagliato e dannoso, tanto da attribuirgli la responsabilità di una sorta di “morte” interiore. Tuttavia, già dal secondo verso si nota una svolta: “fino ai vent’anni che l’ho conosciuto”. Questo verso suggerisce che la percezione di Saba cambierà, portando a una comprensione più umana e compassionevole del padre.
Nei versi seguenti, il poeta descrive una scoperta sorprendente: “Allora ho visto ch’egli era un bambino”. Questa immagine rivela che Saba ha finalmente visto suo padre non come una figura autoritaria o distante, ma come un essere umano vulnerabile, un bambino che, come tutti, ha fatto del suo meglio con i mezzi a sua disposizione. La consapevolezza che “il dono ch’io ho da lui l’ho avuto” suggerisce una riconciliazione: ciò che il poeta è oggi, nel bene e nel male, deriva in parte dal padre.
Saba riconosce poi alcune caratteristiche del padre che ha ereditato: “Aveva in volto il mio sguardo azzurrino, / un sorriso, in miseria, dolce e astuto”. Questa descrizione dipinge il padre come una figura simpatica e affascinante, nonostante le difficoltà della vita. L’immagine del sorriso “dolce e astuto” esprime una capacità di affrontare la vita con leggerezza e intelligenza, una qualità che Saba riconosce in sé stesso.
La figura paterna viene poi presentata come un uomo errante, “pellegrino”, un termine che suggerisce una vita vagabonda e senza radici stabili. “Più d’una donna l’ha amato e pasciuto”, indica che il padre ha avuto più relazioni nella sua vita, forse a causa della sua natura instabile e leggera. Questo contrasto con la madre di Saba, che invece sentiva il peso della vita, è evidente: “mia madre / Tùtti sentìva della vìta i pesi”.
La madre, che si è fatta carico delle responsabilità che il padre ha evitato, ammoniva il figlio: “Non somigliare a tuo padre”. Questo verso rivela la preoccupazione materna che Saba potesse seguire le orme del padre, vivendo una vita di leggerezza e irresponsabilità. Tuttavia, il poeta confessa di aver compreso più tardi che dentro di sé esistevano entrambe le eredità, quella del padre e quella della madre: “erano due razze in antica tenzone”. Questa chiusa introduce l’idea di un conflitto interiore: Saba si rende conto di essere il prodotto di due nature opposte e in lotta, quella del padre spensierato e quella della madre gravata dalle responsabilità.
Commento
La poesia esplora con grande intensità il tema della dualità dell’animo umano, in particolare l’influenza dei genitori sulla formazione dell’individuo. La figura del padre, inizialmente condannata, viene rivalutata dal poeta, che giunge a vedere in lui non solo le proprie radici ma anche una parte della propria identità. La tensione tra la leggerezza e la responsabilità, incarnata dalle figure del padre e della madre, rappresenta un conflitto che Saba riconosce dentro di sé e che segna profondamente il suo percorso personale e poetico.
Saba riflette sul fatto che il giudizio che si può avere sui propri genitori cambia nel tempo, soprattutto con la maturità, quando si diventa più consapevoli delle fragilità umane. La poesia è quindi una meditazione sulla riconciliazione, sia con il padre che con se stessi.