Seconda guerra mondiale
27 Gennaio 2019Paul Verlaine di Carlo Zacco
27 Gennaio 2019appunti di geografia
di Carlo Zacco
Fondamenti di Geografia della popolazione
Demografia. Con l’inizio dell’ultima interglaciazione sono incominciati anche gli avvenimenti cruciali dell’Olocene, che hanno reso questa epoca unica nella storia del pianeta. Tra questi avvenimenti vi è certamente l’incremento della popolazione. Lo studio della popolazione si chiama demografia; la geografia della popolazione si occupa degli aspetti spaziali della demografia: dove? perché lì? e altri problemi.
Problemi chiave della geografia della popolazione
La geografia della popolazione si occupa di alcuni problemi principali:
? aumento della popolazione. Negli ultimi 100 anni la popolazione mondiale è quadruplicata. Questo aumento senza precedenti mette a dura prova l’ambiente e le risorse naturali.
? scorte alimentari. L’aumento della popolazione mondiale fa inoltre in modo che il rischio di una crisi alimentare globale sia sempre incombente.
? salute. Altro problema dovuto all’aumento della popolazione è la proliferazione di malattie in quelle zone più povere del mondo (zona equatoriale) dove vaccini e profilassi sono meno diffusi.
? condizione della donna. Nel mondo la condizione dell’uomo e della donna hanno delle differenze. In certi paesi le politiche di contenimento della crescita demografica vanno a discapito della condizione della donna: neonate abbandonate o malnutrite, o prive di assistenza.
? migrazioni. Gli spostamenti di persone al di fuori dei confini nazionali sono un fattore significativo di variazione delle dinamiche demografiche.
Elementi di geografia della popolazione
Che centra la popolazione con la geografia? L’incontro è naturalmente nella dimensione spaziale. Solo il trenta percento della superficie terrestre è costituito da terre emerse; di questo, solo un terzo è abitabile. Lo studio della popolazione deve naturalmente andare di pari passo a quello del territorio.
Popolazione e spazio. Da sempre la superficie abitabile è stata caratterizzata dal contrasto fra zone abitate, più o meno densamente, e zone completamente disabitate. Inoltre nelle società industrializzate la popolazione si sposta dalle campagne alla città, trasformandosi da società rurale a società urbanizzata.
Distribuzione e densità della popolazione. Insomma, una zona differisce dall’altra anche per il numero di persone che vi abitano. Per registrare queste differenze sulle carte i geografi si servono delle categorie della distribuzione e della densità.
? distribuzione. Indica i luoghi della superficie terrestre abitati da individui o da gruppi. Una modalità di rappresentazione è il cartogramma a punti, dove ogni punto può rappresentare una persona in scala massima (una piccola contea); 5.000 persone in scala media (uno stato); 100.000 persone in scala piccola (il planisfero).
? densità. Si ottiene dividendo il numero di abitanti per i kilometri quadrati del territorio. e questa è la cosiddetta densità aritmetica. Chiaramente la distribuzione della popolazione sul territorio non è mai omogenea, perciò la densità sarà sempre un parametro medio, ideale, e può essere fuorviante, come in quei paesi per gran parte desertici come l’Egitto, dove la popolazione si concentra tutta nella valle del Nilo, e la gran parte del territorio è costituito da deserto. La densità aritmetica può essere quindi fuorviante.
Densità aritmetica e fisiologica. Un dato più attendibile della densità aritmetica è invece la densità fisiologica, che si ottiene dividendo il numero degli abitanti, non per il totale dei kilometri quadrati, ma solo per la superficie agricola produttiva, escludendo così deserti o territori non abitabili. Il margine di inattendibilità di questo dato è costituito dal diverso gradi di produttività di un terreno rispetto ad un altro.
Principali addensamenti di popolazione. Nel mondo ci sono tre zone in cui la concentrazione della popolazione è maggiore: Europa, India, Cina. La quarta per dimensioni è costituita dagli Usa. Ecco le differenze tra i principali raggruppamenti di popolazione.
? Asia orientale. Quasi ¼ della popolazione mondiale, circa un miliardo e trecento milioni, si concentra qui, tra Cina, India e Giappone. Il numero di abitanti per km quadrato diminuisce a mano a mano che dalla costa pacifica ci si addentra nel continente.
? Asia meridionale. India, Pakistan, Bangladesh è il secondo grande addensamento mondiale della popolazione, anche lui più costiero e fluviale che continentale. Circa un miliardo e quattrocento milioni di persone. Due barriere naturali segnano il confine di questa concentrazione: l’Himalaya e l’Indo.
? Europa. Al terzo posto ci siamo noi, ma l’Europa differisce dalle due zone precedenti per due ragioni:
1) il nesso tra caratteristiche ambientali e densità della popolazione non è stretto come in Asia: un asse di maggior concentrazione attraversa trasversalmente l’Europa dal regno unito alla Russia (Germania, Polonia, Ukraina, Bielorussia, Paesi Bassi, Belgio, Italia settentrionale) e questa è una grande differenza rispetto ai primi due;
2) che la stragrande maggioranza della popolazione europea vive in città, tra l’80 e il 90%. Asia orientale, Asia meridionale, Europa comprendono insieme 4 dei 6 miliardi di persone del pianeta.
? Nord America. Qui non ci sono vaste zone continue con grande addensamento di popolazione come in Europa. La popolazione si ammassa in grandi città, e le campagne sono scarsamente popolate. Il nucleo principale si trova addensato nelle grandi città comprese tra Boston, New York, Philadelphia, Baltimora, Washington, che si fondono insieme formando una megalopoli.
? Altre regioni. In Africa la popolazione si concentra nella valle e nel delta del Nilo, in Nigeria, Etiopia e Sud Africa; Sud America e Australia sono scarsamente popolate, e potrebbero ospitare una buona popolazione ben oltre le attuali capacità.
5. Processi e cicli demografici
Crescita esponenziale. La popolazione mondiale cresce in modo sempre più rapido. Ci ha impiegato milioni di anni per arrivare al miliardo di persone, nel 1820, dopodiché la crescita è stata esponenziale:
– 1820 > 1 miliardo
– 1975 > 4 miliardi
– 1987 > 5 miliardi
– 1998 > 6 miliardi
Con ogni probabilità entro la metà del 21° secolo saremo 10 miliardi.
Tendenze mondiali della popolazione
La popolazione mondiale aumento di novanta milioni di persone ogni anno. Per ogni 177 milioni di bambini che nascono, muoiono ottantasei milioni di persone. L’incremento maggiore è nei paesi che meno sono in grado di sfamare il proprio popolo. Naturalmente questo tasso di crescita si arresterà, e inizierà la marcia indietro.
Dimensioni dell’incremento demografico
La crescita della popolazione mondiale non è lineare (cioè costante) ma esponenziale, cioè il tasso di aumento cresce di anno in anno.
Tempo di raddoppiamento. La crescita esponenziale può essere considerata anche in base al suo tasso di raddoppiamento. Un tasso del 10% annuo per esempio consente alla cifra base di raddoppiare in circa 7 anni. Ogni paese ha il suo tasso di raddoppiamento, chi più alto chi più basso. Ad esempio:
· i maggiori paesi africani per esempio ce l’hanno del 3%, passano da 75 a 150 milioni di persone in 20 anni.
· l’india ce l’ha più basso, e per raddoppiare ci impiega non 20 ma 36 anni: peccato che i suoi abitanti in 36 anni passerebbero da uno a DUE miliardi!
Esplosione demografica. Rivediamo un po il tasso crescita storico della popolazione mondiale a partire da 2000 anni fa, ma in base al tasso di raddoppiamento: nel novecento si è innescata l’esplosione demografica
· 1 d.C.> 250 milioni
· 1650 > 500 milioni > 1600 anni
· 1820 > 1 miliardo > 170 anni
· 1930 > 2 miliardi > 110 anni
· 1975 > 4 miliardi > 45 anni
Primi avvertimenti
Allarmi. Naturalmente la crescita esponenziale desta non pochi allarmi. Il primo a sottolineare i pericoli di una crescita esponenziale è stato Thomas Malthus nel 1798 con il Saggio sul principio di popolazione, dove metteva in rilievo che mentre le risorse alimentari aumentano in proporzione aritmetica, cioè lineare, la popolazione aumenta in proporzione geometrica, cioè esponenziale, e presto le risorse sarebbero finite, innescando un inevitabile collasso della popolazione.
Questa teoria si basava su un sistema economico chiuso, che tuttavia è impensabile oggi, dove paesi come il Giappone o la Svizzera praticamente non producono risorse alimentari, ma sono popolatissime grazie alle importazioni.
Struttura della popolazione
Struttura della popolazione. Sapere quante persone popolano un certo territorio è utile, ma il numero di per sé serve a poco. Occorre sapere la struttura della popolazione, cioè per esempio sapere quanti maschi e quante femmine ci sono, quanti giovani e quanti vecchi, eccetera.
Piramidi delle età e del sesso. La struttura della popolazione deriva dal numero delle persone divise per fasce d’età ed è rappresentato tramite le piramidi delle età e del sesso. L’Italia è la più fatiscente di tutte: tutti vecchi praticamente.
Cicli demografici
Demografia. La demografia è lo studio della popolazione. La geografia della popolazione ne studia l’aspetto spaziale. Con l’espressione di ciclo demografico si intendono le varie fasi di aumento o diminuzione della popolazione in un dato territorio.
Incremento naturale. Il tasso di incremento naturale si ottiene mediante la differenza tra il numero dei nati e quello dei morti. Questi valori si esprimono indicando in numero dei nati e dei morti ogni mille abitanti, e si parla di quoziente di natalità o di mortalità.
1) Quoziente di natalità. Al momento i più alti sono in Africa e Asia; i più bassi in Europa e Nord America. Il calo della Cina non è dovuto all’industrializzazione già compiuta, ma è frutto di una severa politica di controllo delle nascite. Valori intermedi si trovano in America Latina
2) Quoziente di fecondità totale. E il numero di bambini partoriti in età feconda per la donna, si esprime col numero di figli per ogni donna. Il record mondiale spetta al Kenia, dove negli anni ottanta era di 8,1 bambini per donna. In generale questo tasso sta diminuendo in tutto il mondo.
3) Quoziente di mortalità. E il numero di morti per ogni mille abitanti in un dato anno, è il dato che è diminuito più di tutti gli altri. Va considerato sempre insieme alla mortalità infantile.
Variazione demografica
Sono quattro le condizioni che fanno variare la popolazione in un paese: Nascita / Morte, Immigrazione / Emigrazione. Fecondità, Mortalità, Migrazione sono le tre variabili demografiche. Per calcolare la variazione demografica in un paese si usa questa formula:
PT = PO + N – M + I – E
PT: popolazione totale M: morti
PO: popolazione originale N: nati
I: immigrati E: emigrati
L’incremento naturale tiene conto solo di nascite e morti, ma questo non include le altre importanti variabili di migrazione, immigrazione ed emigrazione.
Transizione demografica. Negli annali demografici di moltissime nazioni si sono registrate quattro fasi di mutamento demografico che insieme prendono il nome di transizione demografica, o ciclo demografico:
1) Fase stazionaria elevata: fecondità e mortalità elevate: scarso incremento;
2) Fase di espansione iniziale: fecondità elevata e mortalità in calo;
3) Fase di espansione finale: calo di fecondità e bassa mortalità;
4) Fase stazionaria bassa: bassa fecondità e bassa mortalità: scarso incremento.
La transizione demografica è rappresentata dalle fasi 2 e 3 dove c’è la variazione vera e propria.
6. La migrazione e le sue cause
Che cosa spinge l’uomo a spostarsi? La mobilità umana riveste un grande interesse per la geografia poiché è un processo intrinsecamente spaziale.
Fattori chiave del movimento migratorio umano
La migrazione è conseguenza di una percezione che l’uomo ha che un luogo sia in un certo senso migliore del proprio, che le condizioni di vita siano più sicure o più facili. La percezione è un fattore importante per lo studio delle migrazioni.
Direzione assoluta e relativa. Per la posizione, anche la direzione è una categoria che può essere assoluta o relativa. La direzione assoluta è determinata astronomicamente: il nord e il sud assoluti sono il polo nord e il polo sud. La direzione relativa è un fatto di percezione invece: l’espressione «Medio Oriente» per esempio implica l’esistenza di un «vicino oriente» e di un «estremo oriente»: ma vicino per chi? per Londra, l’espressione infatti è inglese.
Distanza assoluta e relativa. La distanza assoluta è la cosiddetta distanza in linea d’aria, quella indicata sulle carte, e differisce molto rispetto alla distanza relativa, che indica il tempo effettivo di raggiungimento di una meta, subordinato alla condizione delle vie di comunicazione.
Migrazione esterna e interna. La migrazione è il reinsediamento duraturo di un individuo in un luogo lontano dal proprio. La migrazione può essere esterna al proprio paese, o interna.
Catalizzatori della migrazione
Che cosa spinge a togliere le tende e lasciare il noto per l’ignoto? Una serie di fattori naturalmente, vediamo i principali.
1) Condizioni economiche. La povertà è il primo motivo per cui la gente lascia il proprio paese, legalmente o illegalmente.
2) Circostanze politiche. Si fugge dalle dittature, come quella comunista.
3) Conflitti. Si fugge dalle guerre civili che devastano il proprio paese, come quello della ex-Jugoslavia degli anni 90.
4) Condizioni ambientali. Si fugge dalla siccità, dalla desertificazione, dalle zone devastate da terremoti.
5) Cultura e tradizioni. Quando si teme che un nuovo regime politico non consentirà alle tradizioni di sopravvivere, si emigra, come è successo agli ebrei che negli anni 90 hanno lasciato la Russia per Israele.
Fattori di «espulsione» e «attrazione»
I fattori di espulsione sono quelli che spingono a lasciare la propria terra, quelli di attrazione invece sono quelli che portano a scegliere uno stato piuttosto che un altro. Chi emigra naturalmente ha una percezione più precisa di quelli di espulsione che di quelli di attrazione, perché conosce meglio il proprio paese che quello estero.
Decadimento per distanza. E quel fenomeno per cui una meta lontana risulta meno interessante. E dovuto al fatto che le interazioni con luoghi lontani diminuiscono con l’aumentare della distanza.
Opportunità lungo il cammino. Di mille migranti che lasciano il proprio villaggio con la speranza di mettere pianta stabile in una grande e prosperosa città, solo 500 alla fine si stabiliranno in una cittadina mediocre, e di questi, altri due cento, forse, raggiungeranno la grande città. Non è un fallimento, è un fenomeno che si verifica per il sopraggiungere di opportunità nuove, insperate: sognavo la grande città, ma già nel primo paesino in cui sono passato ho trovato un lavoro, e ci ho messo la firma.
Migrazioni spontanee e forzate
L’esempio delle migrazioni di europei e africani verso gli Stati Uniti è già di per sé chiaro per illustrare la differenza tra migrazione spontanea e forzata: gli europei si spostavano volontariamente, gli africani erano rapiti. Oltre alla tratta degli schiavi vi sono i casi in cui i governi rispediscono a casa gli immigrati clandestini, questo fenomeno si chiama controimmigrazione.
Geografia dello sradicamento
Dagli anni Settanta ad oggi il numero dei rifugiati nel mondo è passato da 3 a 22 milioni. Per rifugiato si intende, secondo la definizione che ne dà l’ONU, una persona che abbia fondati timori di essere perseguitata per motivi razziali, religiosi, politici.
I rifugiati. Ci sono rifugiati internazionali, che hanno attraversato uno o più confini internazionali nel loro viaggio e si sono accampati in un paese diverso dal proprio; e rifugiati intranazionali, che hanno abbandonato la loro casa, ma non il loro paese.
L’UNHCR. Lo statuto del rifugiato è riconosciuto e tutelato a livello internazionale. L’UNHCR, ovvero United Nations High Commissioner for Refugees, è un’agenzia che stabilisce chi è rifugiato e chi, per esempio, è un semplice migrante. Quando un uomo ha i requisiti per lo status di rifugiato ha diritto all’assistenza, e cioè la concessione dell’asilo, che non spetta ai migranti. I rifugiati hanno caratteristiche comuni che li distinguono dai migranti:
a) non hanno alcuna proprietà, se non ciò che portano con sé durante il viaggio;
b) di solito percorre la prima parte del proprio viaggio a piedi o in bicicletta, o comunque senza l’aiuto della tecnologia che comporta un investimento preventivo: il rifugiato scappa all’improvviso;
c) si spostano senza documenti regolari che accompagnano le migrazioni ufficiali.
Geografia dei rifugiati. E chiaro che la geografia dei rifugiati cambia sempre, poiché non è possibile prevedere dove e quando scoppierà una crisi che causerà la fuga di rifugiati, né l’entità della crisi stessa. Tuttavia negli ultimi hanno si sono viste delle costanti: Africa subsahariana, Nord Africa e Asia sudoccidentale sono nell’ordine le tre zone da cui partono il maggior numero di rifugiato al mondo.
1) Africa subsahariana. Somalia e Ruanda negli anni novanta sono state teatro delle più gravi crisi mondiali. Le cause sono governi corrotti; rivalità etniche; eccessiva circolazione di armi; scarsa coesione nazionale.
2) Asia sudoccidentale e Nord Africa. Qui si concentrano alte percentuali di rifugiati, e si trovano le caratteristiche per flussi futuri. Dopo la Guerra del Golfo circa due milioni e mezzo di iracheni curdi hanno oltrepassato le frontiere del loro paese rifugiandosi in Turchia e Iran. Le nazioni unite hanno istituito una zona di sicurezza a nord dell’Iraq per promuovere l’ingresso dei rifugiati nel loro paese. Dopo la formazione dello stato di Israele a divenire un popolo senzapatria furono i palestinesi, come prima lo erano stati gli ebrei per venti secoli. L’occupazione dell’Afghanistan da parte della Russia negli anni ottanta (1979) ha prodotto una fuoriuscita di rifugiati verso Iran e Pakistan. L’intervento degli Stati Uniti ha provocato il ritiro sovietico, ma in seguito, all’interno dell’Afghanistan le forze politiche so sono contese il potere, ed è scoppiata una nuova crisi e i rifugiati che erano scappati non sono più rientrati.
7. Gli itinerari della mobilità umana
La mobilità umana può assumere forme diverse, e la migrazione è una sola fra esse. La vita quotidiana è caratterizzata dalla mobilità: con l’espressione spazio delle attività si intende l’insieme degli spostamenti che facciamo ogni giorno per vivere.
Tipi di spostamento
Tra i caratteri distintivi di una cultura vi è certamente la mobilità, in tutte le sue forme, dalla migrazione all’andare a supermercato per fare la spesa. Vi sono vari tipi di spostamento:
1) spostamento ciclico. E quello che si conclude là dove è partito, quello quotidiano che facciamo per andare al lavoro o all’università e che caratterizza il nostro stile di vita. Il viaggio si conclude là dove è cominciato. E quello che nei villaggi agricoli compiono i contadini per andare a lavorare nei campi, e nelle città compiono i pendolari per andare a lavoro. Andando ogni giorno in università si compie uno spostamento ciclico.
– Spostamento ciclico stagionale. Sono tipologie di spostamenti ciclici ma meno frequenti e a distanza maggiore. E’ il caso delle vacanze che si fanno sempre nello stesso luogo, in montagna o al mare. Sono comunque forme regolari di spostamento.
– nomadismo. E una forma di spostamento ciclico, ma irregolare, e questa è la differenza coi precedenti.
2) Spostamento periodico. E quello che dopo un viaggio comporta un lungo periodo di residenza nel luogo di destinazione, per esempio quando si frequenta un’università in una città diversa dalla propria, e si torna a casa alla fine dei corsi e per le feste. E’ un tipo di spostamento che comporta un periodo di lontananza da casa più lungo di uno spostamento ciclico, anche di diversi mesi, come per gli studenti fuori sede, i lavoratori stagionali, i militari.
– transumanza. E’ un tipo di spostamento periodico tipico dei pastori che si spostano con tutto il gregge in base alla disponibilità stagionale di pascoli.
3) Migrazione. E lo spostamento permanente, per esempio quando dopo la laurea si accetta un lavoro all’estero.
Reinsediamento permanente
La forma più importante si spostamento è il movimento migratorio, che comporta un reinsediamento permanente, e l’abbandono della vecchia vita per una nuova. Vi sono forze che spingono a partire, e altre che attraggono in un certo luogo, e spesso è difficile distinguere tra le due. Tra le prime vi sono oppressione, discriminazione, povertà e guerre; tra le seconde libertà, sicurezza, lavoro.
Principali migrazioni moderne. Negli ultimi cinque secoli sono avvenute le maggiori migrazioni che hanno modificato profondamente la configurazione originaria della popolazione mondiale, e tutte hanno avuto origine da eventi accaduti in Europa:
1. Europa > Nord America
2. Europa meridionale > Sud America
3. Gran Bretagna > Africa / Australia
4. Africa > Nord America
5. India > Africa
6. Cina > Asia sud orientale
7. Est degli USA > Ovest deli USA
8. Est della Russia > Ovest della Russia
Emigrazione europea. E una delle maggiori migrazioni degli ultimi secoli. Prima del 1830 il numero degli europei che è migrato oltre oceano era di 2,7 milioni; tra il 1835 e il 1935 si calcola che lo abbiano fatto 75 milioni, e lo fecero in questo modo:
? Britannici > Nord America / Australia / Sud Africa
? Spagna / Portogallo > America centrale e meridionale
Migrazione forzata dall’Africa. Altro enorme flusso migratorio, ma dai caratteri diversi, perché forzato, avvenuto contro la volontà dei migranti. Ebbe inizio nel XVI secolo, quando iniziarono ad essere prelevati gli abitanti dell’Africa occidentale e deportati in America come schiavi. Tale migrazione ebbe effetti irreversibili su entrambe le società sia di partenza che di arrivo.
Migrazioni esterne e interne
Migrazioni esterne. Esterne furono le migrazioni degli Europei in America e Australia, e degli Africani in America. Ma quella Africana non fu l’unica migrazione forzata, gli inglesi portarono anche manodopera indiana in Sudafrica e nei paesi caraibici. Gli olandesi portarono i Giavanesi dal Suriname all’Indonesia.
? migrazione ebraica in Israele. Un esempio di migrazione moderna, benché di minori dimensioni, è quella degli ebrei emigrati in Israele nel XX secolo. La nascita di Israele provocò un flusso migratorio di 750 mila ebrei verso il nuovo stato di Israele provenienti da Europa, America e Russia, e di 600 mila Palestinesi fuori dalla propria terra.
? spostamenti post-bellici. Uno dei principali spostamenti moderni è costituito da quello dei 15 milioni! tedeschi della ex DDR controllata dai sovietici verso la Germania occidente, la BRD. Ma andarono anche in America, Australia, Canada, Sudamerica.
? effetti dell’unificazione europea. L’unificazione europea ha aperto le frontiere anche ai lavoratori. Un caso particolare è l’Italia, da dove gli immigrati nord africani possono, dopo il 1992, emigrare in altri stati come Francia e Germania.
? Migrazione verso nord America. Un flusso molto importante è quello che da Cuba è partito verso la Florida, anche prima che Cuba divenisse comunista. Negli anni 70 naturalmente tale flusso è aumentato di dimensioni per quelli che fuggivano dal regime. Un’altra corrente parte dal Messico verso il Nord Ovest degli Stati Uniti.
Controllo delle migrazioni
Le migrazioni non sono un problema nuovo. Sono le TV a farlo credere tale, ma in realtà è un problema sempre esistito: la muraglia cinese è stata costruita per evitare sia l’immigrazione che l’emigrazione dei cinesi, e il muro di Berlino è stato costruito fondamentalmente per evitare che i tedeschi dell’est scappassero in occidente, e come queste molte altre. I governi di destra solitamente alimentano la xenofobia, e i paesi da cui la gente emigra minaccia i ricchi di aprire le porte e invadere i loro paesi (vedi Gheddafi). Oltre a queste misure difensive estreme, molti stati emanano leggi sull’immigrazione, proprio per limitare o controllare il fenomeno.