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29 Gennaio 2012Rendendomi portavoce della volontà di molti napoletani, tanti dei quali affezionati frequentatori da lustri della struttura, ho lanciato nelle scorse settimane sul social network Facebook un evento dal titolo “No alla chiusura della libreria Guida Merliani
Capodanno: ” Le istituzioni sono state assenti o si sono mosse con notevoli ritardi”
Rendendomi portavoce della volontà di molti napoletani, tanti dei quali affezionati frequentatori da lustri della struttura, ho lanciato nelle scorse settimane sul social network Facebook un evento dal titolo “No alla chiusura della libreria Guida Merliani ” al link: http://www.facebook.com/events/317192791645004/ nel quale è contenuto anche un appello alle istituzioni, Regione e Comune in testa, affinché, come già fatto in altre Regioni e Comuni d’Italia, pongano in atto interventi, anche a carattere legislativo, per evitare la scomparsa delle botteghe storiche dai quartieri partenopei, a partire proprio dalla libreria presente al Vomero da circa 40 anni”.
“Moltissimi gli interventi a favore dell’iniziativa con circa 700 iscritti – continua Capodanno -. In molti di tali interventi si esprime anche viva preoccupazione per la sorte dei dipendenti della libreria vomerese, in un momento già difficile per l’economia del Paese, oltre alla perdita di un punto di riferimento di notevole valenza culturale e sociale per il quartiere e per l’intera città”.
“Purtroppo – conclude Capodanno -, nonostante che la questione sia sul tappeto da diverse settimane, le istituzioni sono rimaste sorde all’appello o, come la municipalità collinare, si sono mosse con estremo e discutibile ritardo dal momento che un consiglio è stato convocato solo per martedì prossimo. Purtroppo tutto ciò potrebbe non consentire che si possa arrivare ad una soluzione che eviti la chiusura e consenta la permanenza della libreria negli attuali locali. In tal modo non si pone un freno alla graduale e sistematica scomparsa delle poche antiche botteghe che ancora sono presenti sul territorio napoletano e che, invece, dovrebbero far parte del patrimonio storico e culturale del capoluogo partenopeo”.