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27 Gennaio 2019La Comunicazione Mobile
27 Gennaio 2019Il nazismo al potere, da una tesina di maturità
La crisi Americana si ripercosse in Germania facendo vacillare la già precaria Repubblica di Weimar. Le spinte conservatrici ed autoritarie si accentuarono; una prova tangibile di ciò fu l’ascesa di Hindenburg e la formazione di gruppi paramilitari.
Il Nazismo fondava le proprie solide basi nel Mein Kampf”, l’opera che Hitler scrisse durante il suo anno di prigionia. Il testo riprendeva molto le teorie di Rosenberg e Chamberlain e affermando che tutte le vicende umane potessero essere interpretate come un eterno conflitto tra razze superiori, gli Ariani, e razze inferiori, gli Ebrei. Il concetto di razza doveva essere inteso proprio come biologico – genetico. A capo della razza Ariana doveva esserci il Fuhrer, un capo capace di interpretare le esigenze del popolo.
Le esigenze primarie dovevano essere quella dello spazio vitale, e soprattutto bisognava radunare tutte le popolazioni germaniche in un unico territorio. Inoltre il movimento era anticomunista visto che vedeva l’ideologia ugualitaria come frutto delle tendenze livellatrici e mortificanti delle razze inferiori.
Nelle elezioni del 1928 il nazismo non ebbe molto successo, appena il 2,6 % dei voti; ma più la crisi economica si faceva dura, crescevano i consensi e nelle elezioni del 1930 i nazisti ebbero oltre 6 milioni di voti diventando il secondo partito dopo i socialdemocratici. Il nazismo si servì delle squadre SS (Schutz-Staffeln), SA per incutere timore nell’opposizione e nella popolazione in generale. Hitler non tentò mai il colpo di stato, ma cerco sempre di fare affluire nel suo partito tutte le forze nazionalistiche e conservatrici.
Dopo la figura incolore di Bruning, alle presidenziali del 1932 venne rieletto Hindenburg. A tali elezioni si era presentato pure Hitler ma a lui non toccarono più del 37% dei voti.
Alle elezioni politiche dello stesso anno i nazisti ottennero oltre 13 milioni di voti e si affermarono come il primo partito del paese. Furono le pressioni della grande industria, della finanza e della proprietà terriera a indurre Hindenburg ad assegnare ad Hitler la guida del governo e ad indire nuove elezioni per il 5 marzo 1933.
Le violenze da parte delle SS e delle SA si fecero sempre più evidenti e culminarono con l’incendio del Reichstag di cui però vennero incolpati i comunisti. In seguito a questo avvenimento, furono emanate le 28 leggi eccezionali con le quali si limitavano le libertà civili e veniva dichiarato fuori legge il partito Comunista. Alle elezioni del 1933, Hitler non ebbe il successo sperato, ma grazie all’appoggio dei gruppi nazionalisti riuscì ugualmente ad avere la maggioranza.
Subito dopo fece approvare la legge dei pieni poteri che porto alla liquidazione dell’opposizione e all’abolizione dei Lander ridotti a entità amministrative dipendenti dal governo centrale.
Il 30 giugno nella notte conosciuta come notte dei lunghi coltelli”, utilizzando le SS, Hitler fece uccidere i principali capi della cosiddetta sinistra nel partito (SA) che agitavano ancora l’idea di una rivoluzione sociale.
Qualche mese dopo le elezioni Hindenburg morì, Hitler decise di non sostituirlo e nonostante mantenesse solo la nomina di cancelliere in pratica assunse anche la carica di presidente.
A poco a poco tutta la vita tedesca cominciò ad essere controllata dal regime che tra l’altro cominciò a mettere in pratica alcuni dei punti presenti nel programma come ad esempio quello della bonifica razziale; vennero bruciati tutti i libri ebrei ritenuti fautori di teorie democratiche e socialiste.
Il regime andò alla ricerca del consenso popolare, moltissimi erano i discorsi del Fuhrer trasmessi via radio, le grandi adunate e i campi di maggio adornati con splendide coreografie rappresentanti i simboli del potere.
La liquidazione dei rimasugli d’opposizione era stata affidata alla Gestapo, una polizia segreta che prendeva gli oppositori e li deportava in campi di lavoro.
Con le leggi di Norimberga del 1935, gli ebrei furono privati della cittadinanza tedesca e gli vennero ridotte altre libertà.
Il 9 novembre nella Notte dei cristalli, molti ebrei furono deportati in campi di lavoro, incendiate sinagoghe e attività ebraiche. L’industria tedesca venne agevolata dal rigido inquadramento dei lavoratori in strutture cooperative guidate dal partito. La ripresa economica tedesca era affidata pure a un vasto programma di lavori pubblici e di riarmo.
Hitler mostrò subito la sua volontà nel rivedere il trattato di Versailles e dopo avere firmato un patto a quattro con Italia, Inghilterra e Francia per il mantenimento della pace, decise di abbandonare la Conferenza di Ginevra sul disarmo nell’ottobre del 33, successivamente fece uscire la Germania dalla Società delle Nazioni.
Il 25 luglio 1934 un gruppo di Nazisti austriaci guidati da Hitler assassinò il cancelliere austriaco Dollfuss sperando nella confusione di potere facilitare l’annessione dell’Austria alla Germania. Mussolini, ancora vicino ad Inghilterra e Francia, si fece garante dell’indipendenza austriaca mandando truppe alla frontiera del Brennero. Il 35 fu l’anno definitivo del riarmo tedesco, la popolazione del Saar decise dopo un referendum di tornare alla Germania.
Hitler andò contro il trattato di Versailles e ripristinò la leva obbligatoria e procedette al riarmo aereo e terrestre.
Lo scoppio della guerra.
Molti furono i paesi europei che tra la fine degli anni venti e l’inizio degli anni trenta avevano abbandonato le forme di democrazia parlamentare per sistemi autoritari. La destra autoritaria era salita pure in Belgio, Portogallo e Grecia. Germania ed Italia avevano superato ogni divergenza. Il cancelliere Austriaco, Dollfuss fu spinto alle dimissioni da Hitler e al suo posto ne salì uno filonazista che nel marzo 38 adducendo l’improbabile pretesto di disordini in atto, fece giungere truppe tedesche in Austria e con un plebiscito nell’aprile dello stesso anno proclamò l’annessione alla Germania. Di fronte a ciò Mussolini si dichiarò indifferente poiché tutto sommato si era realizzato il principio di autodeterminazione dei popoli. Di simile opinione, anche per conservare la politica dell’appeasement, si mostrarono pure Francia ed Inghilterra. Pochi mesi dopo Hitler decise di riappropriarsi del territorio dei Sudeti, interno al territorio Cecoslovacco e a maggioranza tedesca. La Cecoslovacchia era legata con una alleanza alla Francia e faceva parte della Società delle Nazioni. Per evitare l’apertura di un nuovo conflitto, Mussolini fece da mediatore e convocò a Monaco il 29 e 30 Settembre ’38 una conferenza, a cui, oltre lui stesso, dovevano partecipare pure Chamberlain, Daladier e Hitler. Il tutto si concluse con il totale cedimento alle richieste naziste. Si voleva mantenere la pace, Churchill affermava: Potevano scegliere tra disonore e guerra, hanno scelto il disonore, avranno la guerra”. Di lì a poco le truppe tedesche occuperanno Praga e imporranno alla rimanente Cecoslovacchia il controllo tedesco. Hitler non aveva più nessuna giustificazione e i timori di Churchill si confermavano sensati. Il 21 marzo 39 Hitler chiese l’annessione di Danzica e l’extraterritorialità del corridoio. Di lì a poco i tedeschi occuparono anche Mamel città lituana. Hitler voleva occupare tutta la Polonia e il 3 marzo Churchill espresse la sua volontà di garantire i confini polacchi invertendo la marcia alla politica dell’appeasement, anche se la Germania, nuovamente forte, rappresentava un sicuro baluardo contro l’avanzata del comunismo in Europa. Sia Chamberlain che Daladier al ritorno dalla conferenza di Monaco furono accolti dalla folla plaudente ancora all’oscuro che di lì a pochi mesi sarebbero dovuti entrare in guerra. Sull’esempio di Hitler, Mussolini occupò l’Albania proclamando Vittorio Emanuele III Re d’Italia e di Albania. Il 22 maggio 39 il ministro degli esteri tedesco, Ribbentrop e quello italiano, Ciano, firmarono il patto d’Acciaio col quale si impegnavano ad un aiuto militare reciproco sia in offese che in difesa. Mussolini disse però che l’Italia non sarebbe stata pronta ad un grosso conflitto di lì a tre anni. Francia ed Inghilterra per rispondere al patto d’Acciaio, cercarono di raggiungere accordi con la Russia la quale a sorpresa, firmò il patto Ribbentrop-Molotov con la Germania. Con questo patto le due potenze si impegnavano per dieci anni a non aggredirsi e prevedevano un eguale spartizione della Polonia Stalin con il patto d’Acciaio voleva guadagnare tempo e prepararsi all’inevitabile scontro con la Germania sua antagonista ideologica. Così il 1 settembre 39 le truppe tedesche entravano in Polonia e Francia e Gran Bretagna il 3 settembre onorando le garanzie di protezione dichiaravano guerra alla Germania.
Seconda guerra mondiale.
1939
Il periodo che va dal settembre del 1939 al maggio 1940 divenne noto come la Finta Guerra – Guerra lampo. Le forze tedesche vennero spostate a ovest dopo l’attacco alla Polonia, mentre il 17 settembre 1939 l’Armata Rossa sovietica metteva in atto un’invasione da est in applicazione del patto Molotov-Ribbentrop. La Francia si mobilitò lungo il suo confine, pesantemente difeso lungo la famosa linea Maginot, mentre i britannici inviarono un corpo di spedizione in Francia. Eccetto per un breve attacco francese attraverso il Reno, ci furono poche ostilità, mentre ambo le parti ammassavano le proprie forze.
Nel frattempo, il 30 novembre 1939, l’Unione Sovietica aveva invaso la Finlandia dando il via alla Guerra d’inverno che si concluse nel marzo 1940 con la cessione di alcuni territori finlandesi all’Unione Sovietica. Come più tardi risultò chiaro, il significato di questo attacco per l’URSS fu soprattutto dovuto alla consapevolezza che presto la Germania avrebbe attaccato e il retroterra finlandese avrebbe permesso all’URSS di difendere l’avamposto di Leningrado.
1940
Il 9 aprile 1940 la Germania invase e annientò in breve la resistenza di Norvegia e Danimarca. Nel 10 maggio 1940 le truppe tedesche attaccarono i Paesi Bassi e il Belgio e da qui, passando per la foresta delle Ardenne e aggirando completamente la linea Maginot, entrarono in Francia dando il via alla Battaglia di Francia. La loro tattica della blitzkrieg (guerra lampo) riuscì a sconfiggere i francesi e le armate britanniche in Francia.
Il 10 giugno l’Italia dichiarò guerra alla Gran Bretagna e alla Francia, rimanendo però sulla difensiva, e attaccando sulle Alpi solo pochi giorni prima che la Francia chiedesse l’armistizio ai tedeschi. Il nuovo governo francese del maresciallo Philippe Petain nel 22 giugno trattò la pace, che lasciò la Germania in possesso di Parigi, del nord e di tutta la costa atlantica, mentre la Francia centro-meridionale rimaneva indipendente con le sue colonie, e il governo si insediava nella cittadina di Vichy.
Nonostante le assicurazioni francesi che in nessun caso la flotta sarebbe stata consegnata ai tedeschi o agli italiani, l’Ammiragliato britannico diede avvio ad una azione (nota come Operazione Catapult) volta a devitalizzare le navi da guerra francesi che, lasciata la Francia, erano ancorate nelle basi algerine di Mers el Kebir e Orano. Il risultato di questa azione, oltre a mille morti fra i marinai francesi, fu estremamente controproducente. Le navi francesi che furono in grado di farlo rientrarono a Tolone, mentre quelle alle quali fu impossibile (come la corazzata Richelieu) reagirono energicamente a qualunque tentativo alleato di penetrare in Nordafrica. Una minima percentuale dei marinai francesi internati in Gran Bretagna aderì in seguito alla Francia Libera.
Nel giugno 1940 l’Unione Sovietica occupò la Lituania, l’Estonia e la Lettonia.
Non trovando vie per una pace con la Gran Bretagna la Germania iniziò una campagna di bombardamenti strategici che venne chiamata dai britannici the Blitz. Quella che passò alla storia come la Battaglia d’Inghilterra (10 luglio – 31 ottobre 1940) però non ottenne i risultati sperati: se inizialmente la Luftwaffe bombardava i centri di controllo della Royal Air Force, in seguito la tattica si trasformò nel semplice bombardamento terroristico di Londra. Ciò permise alle fabbriche inglesi di produrre aerei in gran quantità e alla RAF di ottenere il dominio dei cieli indispensabile per contrastare l’Operazione Leone Marino, l’invasione della Gran Bretagna già pianificata dal comando tedesco ma mai realizzata. Allo scopo di portare la Gran Bretagna alla sottomissione la Germania attuò anche un blocco navale, la Battaglia dell’Atlantico, svolta soprattutto dai famigerati U-boat. Secondo una teoria accreditata, in realtà Hitler perseguì malvolentieri la campagna contro la Gran Bretagna, ritenendo che l’avversario inglese fosse ormai fuori combattimento e che prima o poi avrebbe chiesto un armistizio. Tutti i suoi piani erano rivolti all’Est, alla campagna contro l’Unione Sovietica, e pertanto non allocò alla Battaglia d’Inghilterra tutte le risorse che avrebbe dovuto e potuto impiegare.
Il 28 ottobre 1940 su personale iniziativa di Benito Mussolini l’Italia invase la Grecia partendo dalle basi in Albania. Sebbene in inferiorità numerica le forze greche respinsero gli invasori dando agli alleati la loro prima vittoria e costringendo Mussolini a chiedere aiuto ai tedeschi. I caduti italiani nel dissennato attacco alla Grecia furono più di 13.000.
1941
Lo stallo venutosi a creare in Grecia fu affrontato e risolto con l’invasione tedesca della Jugoslavia prima e della Grecia poi. Questa tuttavia non era nei piani di Hitler, che dovette risolversi a un tale passo vista l’inefficacia dell’attacco italiano. Dovendosi concentrare sui balcani, la Germania dovette posporre l’invasione dell’Unione sovietica, già nei piani di battaglia fin dall’inizio del conflitto, e per Hitler strategicamente ben più importante.
Per la Royal Navy la situazione nel Mediterraneo si fece difficile. Nonostante la brillante vittoria contro gli italiani presso capo Matapan (27 marzo), la Mediterranean Fleet subì pesanti perdite durante le operazioni per l’evacuazione della Grecia. In autunno il sommergibile tedesco U311 colò a picco la corazzata Barham, e in dicembre andarono perdute anche la Valiant e la Queen Elizabeth, ad opera dei mezzi d’assalto della marina italiana. Nel corso dello stesso anno la Mediterranean Fleet aveva perduto la portaerei Ark Royal,l’incrociatore pesante York, gli incrociatori Gloucester, Calcutta, Neptune, Fiji e numerosi cacciatorpediniere e unità minori. Gravi danni aveva subito anche la corazzata Nelson, silurata da aerei italiani, e le portaerei Illustrious e Formidable, gravemente danneggiate da bombardieri tedeschi. Le difficoltà create dalle pesanti perdite non impedirono alla flotta britannica di infliggere a sua volta gravi danni al traffico di rifornimenti tra Italia e Libia. Per quanto duramente provata dai bombardamenti aerei, la piazzaforte di Malta rimase una pericolosa spina nel fianco dei rifornimenti italo-tedeschi.
Il 22 giugno la Germania attaccò l’Unione Sovietica, con la quale aveva un patto di non aggressione, con l’Operazione Barbarossa. I russi furono colti ampiamente di sorpresa e i tedeschi conquistarono vaste aree di territorio, catturando centinaia di migliaia di soldati nemici. I sovietici si ritirarono, e riuscirono a portarsi dietro gran parte della loro industria pesante, togliendola dalla linea del fronte e riposizionandola in zone più remote. Una tenace e disperata difesa impedì alla Germania di conquistare Mosca prima dell’arrivo dell’inverno. La Germania, che si aspettava di finire la campagna in pochi mesi, non aveva le proprie armate equipaggiate per il combattimento nel rigido inverno russo.
Il 7 dicembre 1941 con un’operazione a sorpresa e senza preventiva dichiarazione di Guerra, il Giappone bombardò il porto di Pearl Harbor distruggendo ed affondando la maggior parte delle flotta americana. La risposta statunitense fu immediata, il giorno dopo gli Stati Uniti d’America entrarono in guerra contro il Giappone ed i suoi alleati.
L’escalation giapponese fu rapida e violenta. Malesia, Singapore, Birmania e Nuova Guinea vennero rapidamente invase. La resistenza statunitense nelle Filippine venne anch’essa rapidamente liquidata. La “forza Z”, una squadra navale britannica composta dalla corazzata Prince of Wales e dall’incrociatore da battaglia Repulse venne annientata dall’aviazione della Marina Imperiale Giapponese, che in quel momento aveva gli equipaggi meglio addestrati alla guerra aeronavale.
1942
Nella primavera del 1942 l’esercito tedesco portò nuovi attacchi, ma sembrò incapace di scegliere tra un attacco diretto a Mosca e la cattura dei pozzi petroliferi del Caucaso. Sul fronte russo combattevano anche i soldati del corpo di spedizione italiano, il CSIR che arrivò nell’estate del 1941, poi rinforzato dall’ARMIR giunto nell’estate del 1942, purtroppo saranno coinvolti in una disastrosa ritirata. Mosca venne ancora una volta risparmiata, e alla fine del 1942 i sovietici riuscirono a schiantare le linee del fronte dell’Asse a sud e a circondare la Sesta Armata Tedesca nella Battaglia di Stalingrado.
1943
Nel febbraio 1943, i miseri resti dell’esercito tedesco forte di 300.000 uomini si arresero a Stalingrado. Nella primavera del 1943 i tedeschi furono in grado di reagire con successo nella Terza Battaglia di Kharkov, ma la loro offensiva nella gigantesca Battaglia di Kursk (luglio 1943) fu così fallimentare che i russi furono in grado di contrattaccare e di recuperare il terreno perduto. Da quel momento in poi, l’Armata Rossa avrebbe avuto l’iniziativa ad est.
Al disastro tedesco di Stalingrado ne seguì un altro in Tunisia, con la perdita dell’ultimo caposaldo dell’Asse in Nordafrica e la cattura di un quarto di milione di soldati tedeschi e italiani (maggio 1943). Subito dopo gli Alleati usarono il Nordafrica come trampolino di lancio per l’invasione della Sicilia, l’Operazione Husky (luglio 1943) e dell’Italia continentale (settembre 1943), che Churchill descrisse come “il ventre molle dell’Europa”. Tale operazione non fu ben vista dagli alti comandi alleati, perché in quel momento si stava preparando l’imponente Operazione Overlord, infatti i soldati alleati avevano a malapena le armi per combattere. Il 25 luglio Mussolini fu destituito e sostituito con il Maresciallo Pietro Badoglio. L’Italia si arrese, firmando l’armistizio il 3 settembre, reso poi pubblico l’otto settembre, ma le truppe tedesche si mossero a disarmare gli italiani e a difendersi in Italia da soli. Essi stabilirono una serie di resistenti linee difensive sulle montagne, ed i progressi degli alleati rallentarono.
1944
Il 20 febbraio gli statunitensi iniziano una settimana di bombardamenti delle fabbriche di velivoli tedesche. Nello stesso giorno gli Stati Uniti occupano l’Isola di Eniwetok. Mentre l’offensiva sovietica sul fronte orientale logorava le armate tedesche facendole arretrare oltre i confini originali dell’URSS, gli Alleati invasero la Francia settentrionale con l’Operazione Overlord nel giugno 1944 e liberarono gran parte della Francia e di Belgio e Olanda per la fine dell’anno. Contemporaneamente all’invasione della Francia, gli Alleati conquistarono Roma (4 giugno) e, in poche settimane, il resto dell’Italia Centrale. Dopo una disperata reazione dell’esercito tedesco nell’offensiva delle Ardenne del dicembre 1944, gli Alleati entrarono in Germania.
1945
Il quadro dei rapporti internazionali sorto attorno al secondo anno del conflitto vede nella seconda metà del ’45 il suo definitivo deterioramento. Gli eventi militari cominciano a delineare l’imminente revisione delle alleanze, così che mentre l’armata tedesca subisce il suo definitivo annientamento sui tre fronti europei, già si vengono chiarendo quali sono i veri interessi in gioco da parte di Stati Uniti e Unione Sovietica.
Non c’è dubbio che un ruolo importante nel cambiamento dello scenario mondiale lo ebbe il nuovo presidente degli Stati Uniti, Harry S. Truman, portatore di interessi e tendenze sociali che da anni covavano un profondo risentimento per i principi ispiratori del riformismo rooseveltiano del New Deal. E soprattutto per la sua tolleranza verso il “nemico” per antonomasia: l’URSS.
In quest’ottica, la storiografia contemporanea, avvantaggiata dalla conoscenza di documenti diplomatici solo recentemente desecretati, tende a leggere tutta la fase finale del conflitto mondiale, e soprattutto gli eventi legati alla Guerra civile in Grecia e alla liberazione dell’Italia del nord, più nell’ottica della politica di contenimento del comunismo che in quella più ideale, e finora indiscussa, di un ristabilimento incondizionato della libertà e della democrazia. I compromessi degli Alleati con la mafia siciliana, l’intolleranza nei confronti dei partigiani greci, le trattative già in atto fin dal ’45 con i gerarchi nazisti minori, i bombardamenti indiscriminati operati in Italia e Germania a guerra quasi conclusa come forma di ammonimento nei confronti dell’Armata Rossa: tutto concorre a tracciare un quadro politico già definito nei termini di un confronto tra i “blocchi”, per il quale tutto era considerato lecito, da entrambe le parti. Anche l’uso della bomba atomica.
Ormai è accertato, infatti, che il Giappone non costituiva più, almeno dall’inizio dell’anno, una seria minaccia per nessuno; che esso era alla disperata ricerca di uno spiraglio attraverso il quale uscire con un minimo di onore dalla guerra, e che questo spiraglio gli fu sistematicamente negato dall’apparato politico-militare statunitense. Lo scopo del presidente Truman era di impadronirsi del Giappone prima di Stalin, e a questo fine erano già pronte 10 armi nucleari.
Va d’altra parte ricordato che, a causa della resistenza fanatica opposta dai Giapponesi all’avanzata degli Americani, un’occupazione con armi tradizionali di tutti i territori al momento dell’armistizio ancora in mano ai Giapponesi, e dello stesso Arcipelago Giapponese avrebbe comportato da ambo le parti un numero di vittime assai maggiore di quello determinato dalle due conflagrazioni nucleari.
Alla conferenza apertasi a luglio nel sobborgo berlinese di Potsdam, Truman e Stalin non avevano più nulla da dirsi: ciascuno dei due perseguiva già piani strategici e politici in netta rotta di collisione. E Churchill, forse il vero grande stratega di tutta l’immensa tragedia appena conclusa, era appena stato “licenziato” dai suoi concittadini, stanchi di guerra e di retorica
di Luca Lanticina
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