Storia medievale
27 Gennaio 2019Aristotele e l’anello di bronzo
27 Gennaio 2019VIDEO Nerone, l’annus horribilis (69 d.C.) e la dinastia dei Flavi 2F videolezione scolastica di Luigi Gaudio parte in inglese e parte in italiano su youtube, con il testo della lezione in inglese e in italiano
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AUDIO Nerone, l’annus horribilis (69 d.C.) e la dinastia dei Flavi 2F lezione scolastica del prof. Gaudio in mp3, disponibile anche in formato wma, con il testo della lezione in inglese e in italiano
Nerone
Nerone nei primi quattro anni dell’impero, si fece consigliare dal prefetto del pretorio Burro e soprattutto dal suo precettore, il filosofo Seneca, in perfetto accordo e sintonia con il senato.
Proprio l’assassinio della madre, nel 59 d.C:, determinò una svolta improvvisa. Con il tempo Burro fu ucciso e sostituito da Tigellino, sua moglie fu da lui uccisa e sostituita con Poppea, e Seneca fu progressivamente allontanato dalla corte.
Nel 64 si sprigionò un incendio che devastò un intero quartiere di Roma, sul quale poi Nerone farà costruire la sua Domus aurea, ma in realtà non fu lui ad appiccare l’incendio. Per distogliere le accuse, Nerone incolpò i cristiani, avviando così la prima persecuzione il larga scala di essi.
Poi svalutò le monete d’argento, possedute soprattutto da senatori, rivalutando quelle di bronzo, in possesso soprattutto del popolo. Così si scatenò nel 65 la congiura dei Pisoni, cioè delle famiglie aristocratiche, cui aderì anche Seneca, pur non essendo in prima fila. La congiura però fu scoperta, e i congiurati, che spesso seguivano le dottrine stoiche, si suicidarono, compreso lo stesso Seneca. Nel 66 Nerone compì un viaggio in Grecia, fece poi grandi festeggiamenti e giochi a Roma, in cui lui stesso si esibì, come era solito, in qualità di musicista, poeta e ballerino.
Il malcontento però per i modi sempre più filoellenici e orientaleggianti dell’imperatore, che pretendeva di essere adorato come un dio, gli alienarono il consenso e fecero sì che i soldati delle legioni poste in Spagna proclamassero imperatore laustero e anziano senatore Galba, che marciò verso Roma.
Nel 68 d.C. Nerone, trovatosi ormai solo, ordinò ad uno schiavo di ucciderlo, e Galba divenne il nuovo imperatore al suo posto, ma non per molto.
L’annus horribilis (69 d.C.)
L’anno 69 fu un anno orribile, perché in esso si succedettero quattro imperatori.
Le milizie spagnole proclamarono Galba e lo seguirono in una marcia trionfale che costrinse Nerone a togliersi la vita, quando appunto Galba si avvicinò a Roma.
I pretoriani proclamarono imperatore Otone, e uccisero Galba perché aveva nominato un altro successore invece di Otone., Otone era stato il primo marito di Poppea, inizialmente unito a Nerone, e molto simile a lui per modo di comportarsi e di pensare, divenne poi legato della Lusitania, l’attuale Portogallo, perché Nerone volle allontanare da Roma chi era stato l’uomo della sua nuova moglie.
Le milizie insediate in Germania proclamarono invece Vitellio, che era il loro comandante e lo guidarono in una sanguinosa quanto breve guerra civile, che si concluse con una battaglia vittoriosa e con il suicidio di Otone.
A questo punto furono le legioni di stanza in Oriente, che trovarono alleati in altre province dell Impero romano, a convergere su Roma e a proclamare nuovo imperatore Vespasiano.
Egli fu il fondatore di una dinastia, e si mostrò molto più intraprendente di quanto pensavano gli stessi suoi alleati, prefetti e governatori che lo avevano appoggiato.
La dinastia dei Flavi
Essi pensavano che potesse essere facilmente manovrato e guidato.
Invece Vespasiano fece subito una legge in cui ribadì il potere dell imperatore.
Inoltre, essendo di origini sabine, era tradizionalista e favorì gli italici e i provinciali provenienti dall’occidente, soprattutto dalla Gallia, mentre era ostile all Oriente e alla Grecia, che pure gli avevano dato il potere.
Anche l’esercito fu riformato, e certi generali furono sostituiti da altri più fedeli all’imperatore, spesso di origine italica.
Le spese nella città di Roma furono molto limitate sotto Vespasiano: in questo modo furono risanate le casse dello stato, poste in grave crisi con gli sprechi di Nerone.
Furono invece incentivate le opere pubbliche, come le latrine pubbliche, chiamate da allora appunto vespasiani.
La domus aurea di Nerone fu demolita e al suo posto furono costruiti edifici pubblici, e fu progettato l Anfiteatro Flavio, il Colosseo, poi inaugurato dal suo successore.
La dinastia flavia fu composta anche dai due figli di Vespasiano, designati da lui come suoi successori.
Il primogenito Tito era un grande generale, che sbaragliò una rivolta di giudei, rase al suolo il tempio di Gerusalemme nel 70 d.C. L’imperatore Adriano poi nel 132 fece radere al suolo l’intera città e disperse gli ebrei lontano dalla Palestina, iniziando così la Diaspora del popolo ebraico, di cui fra pochi giorni ricorderemo il genocidio durante la seconda guerra mondiale.
Quando morì suo padre Vespasiano nel 79 d.C., Tito divenne l’imperatore. Persino gli storiografi di parte senatoria, come Tacito, lo considerano l’unico principe che cambia le cose in meglio.
Tito fu imperatore per soli due anni, ma si fece ben volere da tutti, tutti, persino quelli che avevano giudicato troppo tirchio e goffo suo padre, e che credevano che Tito fosse solo un violento generale.
Fronteggiò molto bene alcune emergenze, come l’eruzione del Vesuvio del 79 e l’incendio di Roma dell’anno seguente, prodigandosi per le popolazioni colpite, ma poi morì improvvisamente di malattia, alimentando così ancora di più la fama di imperatore perfetto, dal momento che si fece molto rimpiangere sotto il regno del fratello Domiziano.
Quest’ultimo all’inizio del suo impero seguì le orme del padre e del fratello, cui dedicò l Arco di trionfo (Arco di Tito) per celebrare le sue imprese in guerra e in pace, ma poi prese una strada quasi opposta, arrogandosi potere illimitati come un signore orientale e facendosi proclamare dominus et deus”, cioè padrone assoluto di Roma e dio.
Quando si fece proclamare censore a vita, poté nominare e deporre senatori, creando una ostilità crescente in Senato.
I suoi insuccessi in politica estera, e in generale la sua inettitudine, crearono i presupposti per una serie di congiure.
L’imperatore all’inizio riuscì a sventare alcune di esse, le represse duramente nel sangue, alimentando così ancora di più un clima di tensione a Roma, e nuove congiure, sempre più appoggiate da molti senatori, fino a quella decisiva del 96 d.C. che portò al’uccisione di Domiziano, e alla damnatio memoriae, cioè alla distruzione di tutto quello che egli aveva lasciato di sé (statue, monete, palazzi, ecc) esattamente come era avvenuto a Caligola e a Nerone.
Alla fine del primo secolo rimangono alcune certezze:
1) il principato non è più in discussione, dalla Lex de imperio di Vespasiano
2) l’imperatore deve però governare con il consenso, o almeno non in aperto contrasto con il Senato e con il popolo romano e italico, conservatore e tradizionalista, generalmente ostile contro gli esponenti troppo orientalizzanti e grecizzanti.
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