Erik Erikson
27 Gennaio 2019Rosalia Di Nardo
27 Gennaio 2019dal Viaggio nella Malattia Mentale
di Libera Maria De Padova
IGIENE
La nevrosi è sostanzialmente un disturbo dell’adattamento.
Mentre nel caso della psicosi la relazione con la realtà è di fatto gravemente compromessa o addirittura inesistente, nella nevrosi il rapporto con la realtà risulta essere disturbato, difficile da gestire ma c’è ed esiste.
La nevrosi è pertanto una modalità di relazione disturbata del soggetto con l’ambiente, per un modo di porsi della persona stessa che complica la sua capacità di relazionarsi agli altri e all’ambiente che lo circonda.
Abbiamo infatti moltissimi tipi di nevrosi : nevrosi fobica, nevrosi isterica, nevrosi dansia, nevrosi ossessiva ma è molto difficile trovare una nevrosi pura. Infatti nel DSM 4 (manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali ), si trovano molto spesso delle indicazioni diagnostiche che rimandano ad una nevrosi mista o comunque altre indicazioni relative a patologie diverse che possono essere presenti nello stesso soggetto.
I primi studi di Freud e di Breuer sulla eziologia delle nevrosi, li portarono a studiare in particolare la nevrosi isterica (dal greco hysterikos cioè uterino), infatti allora si attribuiva a questa nevrosi una prevalenza soprattutto nella popolazione femminile. In particolare Freud stesso si avvalse all’inizio della sua pratica clinica, con questa nevrosi, dell’ipnosi e dei primi studi di Charcot alla clinica Salpetriere di Parigi. Pur ottenendo almeno inizialmente dei buoni risultati, in seguito abbandonò questo tipo di terapia per mettere a punto il suo famoso setting terapeutico che prevedeva, oltre all’uso del lettino, l’uso delle libere associazioni da parte del paziente. Questi sono di fatto i primi studi teorici che stanno a cavallo fra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900, e riguardano essenzialmente l’approccio psicodinamico che poi verrà conosciuto da tutti come il metodo freudiano e cioè la psicanalisi.
Molta è la sofferenza provata dai pazienti in relazione ai vari tipi di nevrosi di cui soffrono. Pur riconoscendo l’importanza di un metodo adeguato, sia alla psicologia del paziente e non solo al disturbo portato in terapia, nel contempo adeguato anche alla capacità del terapeuta di proporlo, mi sia consentito aggiungere che determinante risulta sempre essere la capacità di stabilire una buona alleanza terapeutica (o transfert) fra il paziente e terapeuta. Ci sono infatti a tutt’oggi moltissimi indirizzi terapeutici e fra l’altro moltissimi, praticamente infiniti, modi di applicare gli stessi da parte degli psicoterapeuti.
In seguito a degli studi americani della PNL o programmazione neuro linguistica, si è visto che l’efficacia della terapia è più da riferirsi alla capacità di interagire fra terapeuta e paziente che non al metodo stesso. Le capacità sono diversissime fra loro come ad esempio la creatività, l’uso del linguaggio simbolico, l’uso di parole chiave eccetera pur tuttavia l’importante è la capacità di saper creare un ponte” comunicativo fra colui che cura è colui che viene curato.
Tipi più comuni di nevrosi :
Nevrosi fobica: chi ne soffre prova intense sensazioni di paura (dal greco phobos = paura) quando è sottoposto a situazioni, cose o persone in grado di scatenare in lui un intenso disagio.
Nevrosi isterica: listerico/a in genere è una persona che tende ad essere seduttiva, teatrale nelle sue manifestazioni, ego-centrata e che sviluppa una serie di malattie psicosomatiche che talvolta giungono sino alla paralisi motoria di una parte del corpo.
Nevrosi ossessiva: spesso chi ne soffre è particolarmente scrupoloso, si impegna in rituali che dovrebbero placare l’ansia ma che sono ripetitivi e quasi sempre irrazionali, la famosa coazione a ripetere dellossessivo non è altro che l’incapacità di fare a meno di alcuni rituali o manie o controlli, altrimenti sperimenta forti sensazioni di angoscia e di disagio.
Nevrosi dansia: in altre parole qui abbiamo una persona che soffre in grado assai elevato di ansia in tutte quelle situazioni in cui può aspettarsi di essere visto e giudicato, o in altri casi in cui un oggetto, una persona, un animale o altro fanno scattare in lui risposte ansiogene molto forti. Naturalmente l’elenco è assai più lungo di questo pur tuttavia mi sento di consigliare a chi ne soffrisse un approccio psicodinamico per indagare i conflitti profondi o quantomeno una psicoterapia autogena (con il Training Autogeno) in grado di ridurre le componenti ansiose o fobiche.
Molte sono le persone che in seguito a disturbi nevrotici vedono compromesse le proprie capacità sessuali, anzi la psicanalisi in particolare mise l’accento su questi aspetti. Nel caso che comunque il dato di maggior evidenza sia un problema prevalentemente sessuale e non relazionale, mi sento di consigliare un approccio sistemico con la sessuologia di Masters e Jhonson ed epigoni, Kaplan ed altri, perché l’efficacia della terapia di coppia si è dimostrato di gran lunga più efficace che un approccio psicanalitico individuale. Sono inoltre possibili percorsi di psicoterapia breve analitica per disturbi non molto gravi specie laddove il problema sia circoscritto. Come dicevo più sopra e qualunque sia il disturbo, quando la persona da sola non è in grado di uscire dalla morsa nevrotica, e a dire il vero raramente è possibile uscirne, la strada migliore e rivolgersi verso un aiuto qualificato, perché spesso la nevrosi deforma la nostra capacità di giudizio sino talvolta a stravolgerla.
Il progetto di psicoterapia quando è valido è in realtà un progetto di cambiamento, dove due persone ( paziente – terapeuta ) in un rapporto particolarissimo fra di loro ed empatico cercano di ritrovare il filo di Arianna di un modo di vivere più adeguato per le esigenze del paziente e non per le esigenze o il modo di pensare del terapeuta. In ogni caso la persona-paziente deve sentirsi accolto in una relazione profonda, capito e non giudicato e si deve stabilire una buona relazione affettiva con chi ha il compito di aiutarlo. Se mancano questi pre-requisiti, anche se ovviamente non scattano sempre subito,qualsiasi progetto di terapia di qualsiasi indirizzo è destinato prima o poi a franare miseramente. Tuttavia la competenza unita alla capacità di donarsi in una relazione a due, spesso opera dei cambiamenti che porteranno la persona che soffre a ritrovare serenità ed un nuova capacità di vivere appieno la propria vita con tutte le sue potenzialità.
-
torna all’indice della tesina Il Viaggio metafora della vita tesina esame di stato 2009, di Libera Maria De Padova, Dirigente di comunità