La vita di Alessio Tavecchio
27 Gennaio 20191984 – Nineteen Eighty-Four
27 Gennaio 2019Il nuoto è il metodo con cui gli esseri umani (o altri animali) si muovono nell’acqua. Il nuoto è una popolare attività ricreativa, in special modo nei paesi caldi e in aree dotate di corsi d’acqua naturali. Il nuoto è anche uno sport competitivo. La pratica del nuoto porta diversi benefici per la salute, comunque delle capacità di base e delle precauzioni di sicurezza sono richieste per partecipare a tutte le attività acquatiche.
Scopi del nuoto
Il nuoto e gli sport acquatici ad esso correlati, vengono praticati per diversi scopi. Spesso questi scopi si sovrappongono, e un nuotatore amatoriale ad esempio, può nuotare anche per motivi di salute e benessere fisico.
Svago
Il motivo più comune per nuotare è probabilmente lo svago. Molti stili di nuoto sono adatti a questo scopo. La maggior parte dei nuotatori per svago preferisce uno stile che gli consenta di tenere la testa fuori dall’acqua (ad esempio: dorso o cagnolino).
La piscina è un luogo popolare per il nuoto a livello ricreativo, così come il mare, il lago, il fiume e talvolta i canali.
In quasi tutte le piscine vengono organizzati corsi di nuoto a cui possono partecipare sia le persone che hanno una buona tecnica, sia le persone che la vogliono migliorare e persino chi ha paura dell’acqua.
Competizione
Il nuoto agonistico implica il nuotare allo scopo di ottenere la migliore prestazione, di norma la velocità di nuotata. Il nuoto agonistico divenne popolare nel XIX secolo, ed è uno Sport Olimpico. Ci sono quattro stili di nuoto che sono disciplinati dalla FINA, le gare si disputano in tutti e quattro gli stili e su diverse distanze.
Gli stili usati nel nuoto agonistico sono:
? Stile libero: non pone restrizioni sull’azione che possono intraprendere i nuotatori, ad eccezione della porzione a stile libero delle gare miste. In pratica, la stragrande maggioranza delle gare viene disputata usando il cosiddetto crawl. Le gare si disputano sulle distanze di 50m, 100m, 200m, 400m, 800m e 1500, 5000, 10000 e 25000 metri
? Farfalla / Delfino: in queste gare al nuotatore è richiesto di mantentere un movimento simultaneo con simmetria bilaterale (la metà sinistra del corpo fa gli stessi movimenti della destra, allo stesso tempo). Le gare si disputano sulle distanze di 50m, 100m, e 200m.
? Rana: è lo stile dal quale si è evoluta la “farfalla”, pone l’ulteriore restrizione che le mani del nuotatore devono essere spinte in avanti dal petto, e che i gomiti devono rimanere sottacqua. E’ lo stile più lento, e le gare si disputano sulle distanze di 50m, 100m, e 200m.
? Dorso: non pone restrizioni di simmetria, ma i nuotatori devono stare girati sul loro dorso per tutto il tempo, ad eccezione delle virate. Il dorso viene eseguito in pratica, come un inversione del crawl – i nuotatori portano le braccia sopra le loro spalle, alternativamente, e le respingono lungo i fianchi sottacqua per fornire la propulsione. Le gare si disputano sulle distanze di 50m, 100m, e 200m.
La spesa energetica varia molto a seconda degli stili del nuoto; si va da un basso valore nello stile libero e nel dorso (con un costo energetico di poco superiore), fino al 50-60% in più nella rana e nel delfino. E’ perciò normale provare una gran fame dopo una bella nuotata, a testimonianza dell’elevata spesa energetica.
Vi sono altri fattori che influiscono sulla progressione in acqua. Hanno grande importanza anche l’aerodinamicità del corpo e la densità corporea. Il costo energetico per le donne è del 20% inferiore rispetto agli uomini a parità di velocità di avanzamento; questi ultimi spendono parte dell’energia per mantenere l’assetto orizzontale, in quanto la maggior densità corporea tende a creare un momento di forza che spinge a tenere il corpo in posizione verticale.
Il nuoto è uno sport consigliato a tutti; esso non comporta lesioni da sovraccarico e anzi è indicato soprattutto a chi ha problemi di riabilitazione funzionale o di carico (sovrappeso, schiena).
In aggiunta a questi ci sono alcune gare che combinano quelli citati sopra.
? Staffetta: dove una squadra di nuotatori (quattro) si alterna in piscina. Le gare si disputano sulle distanze dei 4x50m stile libero (solo in vasca corta), 4x100m stile libero e 4x200m stile libero.
? Misto individuale: dove un nuotatore nuota a farfalla, dorso, rana e stile libero (nell’ordine). Le gare si disputano sulle distanze di 100m (solo in vasca corta), 200m, e 400m.
? Staffetta mista: dove quattro nuotatori nuotano uno stile ciascuno. Nell’ordine: dorso, rana, farfalla e stile libero. Le gare si disputano sulle distanze di 4x50m (solo in vasca corta) e 4x100m
Il regolamento completo si trova sul sito web della FINA.
Nel nuoto agonistico l’unica nazione che si è sempre mantenuta ai vertici sono gli Stati Uniti. Altre nazioni però sono riuscite a ottenere molti successi in questo sport, anche se non con la stessa continuità sono: Australia, Olanda, Germania (soprattutto con la Germania Est nel nuoto femminile). In tempi recenti anche l’Italia ha iniziato ad affermarsi con i propri atleti nel nuoto maschile.
Esistono anche diverse altre gare di nuoto agonistico, ad esempio la 5 chilometri di fondo in acque aperte, che è diventata parte del programma olimpico nel 2000, o gare di fondo su percorsi come l’attraversamento della Manica o la circumnavigazione dell’Isola di Manhattan. Il record del mondo per la più lunga nuotata senza sosta è detenuto da Martin Strel, che nuotò per 504 km nel 2001 Danubio. Egli nuotò anche lungo il Mississippi nel 2002 coprendo un totale di 3.885 km in 66+2 giorni.
Il nuoto è anche una parte fondamentale di altri sport, come la pallanuoto, il nuoto sincronizzato e il triathlon.
Storia
Il nuoto è conosciuto sin dai tempi preistorici. Disegni risalenti all’Età della Pietra sono stati trovati nella “caverna dei nuotatori”, nei pressi di Wadi Sora (o Sura) nell’Egitto sud-occidentale. Le notizie scritte risalgono fino al II millennio AC, e comprendono l’Gilgamesh, l’Iliade, l’Odissea, la Bibbia (Ezechiele 47:5, Atti 27:42, Isaia 25:11), Beowulf, e altre saghe. Nel 1538 Nicolas Wynman, un professore di lingue tedesco, scrisse il primo libro sul nuoto: “Colymbetes”.
Il nuoto competitivo in Europa iniziò attorno al 1800, principalmente con il dorso. Il crawl, venne introdotto nel 1873 da John Arthur Trudgen, che lo copiò dallo stile dei nativi americani. Il nuoto era già nel programma delle prime olimpiadi moderne, quelle di Atene 1896. Nel 1902 il crawl venne migliorato da Richard Cavill.
Nel 1908, venne fondata la Fédération Internationale de Natation Amateur (FINA).
La farfalla era inizialmente una variante della rana, e venne accettata come stile distinto nel 1952.
Tecniche
La velocità del nuotatore in acqua è la risultante di due forze che agiscono su di lui, una tendente a frenarlo, causata dall’acqua che il nuotatore deve spostare o trascinarsi dietro, ed è definita resistenza; l’altra è la propulsione ed è generata dalle gambe e dalle braccia del nuotatore.
Per spostarsi rapidamente in acqua bisogna perseguire 3 risultati:
1) diminuire la resistenza;
2) aumentare la propulsione;
3) perseguire una giusta combinazione dei punti 1 e 2.
I miglioramenti apportati nel corso degli ultimi anni alle tecniche di nuoto, sono stati soprattutto nella diminuzione della resistenza e nella preparazione fisica dell’atleta.
In acqua possono rilevare la presenza di 3 tipologie di resistenza:
frontale, che si oppone all’avanzamento, causata dall’acqua che viene a contatto con la parte frontale del nuotatore;
attrito superficiale, causato dalla resistenza dell’acqua sulla superficie corporea;
resistenza causata dal risucchio, determinata dall’acqua che non scivola facilmente dietro le zone del corpo scarsamente idrodinamiche.
La posizione del corpo deve essere dunque la più idrodinamica possibile, al fine di ridurre tutte le resistenze ed in particolare quella frontale e di risucchio.
Nel nuoto, come negli altri sport, è importante tener sempre presente la terza legge della dinamica di Newton, secondo la quale, ad ogni azione, ne corrisponde una uguale e contraria. Questa legge assume particolare valore se applicata allo studio della propulsione che, in acqua, è data quasi esclusivamente dalle braccia, soprattutto alle alte velocità.
Ad ogni modo, il colpo di gambe, può contribuire a: aumentare la propulsione, o diminuire la resistenza, agevolare entrambe.
Sempre secondo questa teoria, se cercheremo di nuotare con la testa emersa dall’acqua, avremo come risultante una maggiore immersione della parte posteriore del corpo.
Ciò determinerà una penalizzazione della nuotata, in conseguenza anche del fatto che parte dell’energia propulsiva espressa con la bracciata, sarà utilizzata per tenere alta la testa. Dovremo invece sfruttare solo la velocità del corpo per emergere sul pelo dell’acqua, poiché più siamo immersi nel fluido, maggiore resistenza dovremo vincere per poterci spostare rapidamente.
La Trazione
Per quel che riguarda la trazione, distinguiamo tre tipologie:
col braccio a gomito basso, è la meno conveniente e fornisce scarsa propulsione a causa della poca quantità d’acqua che viene spinta dietro;
la trazione a braccio teso è più vantaggiosa della precedente ma presenta alcuni svantaggi. Nella fase iniziale della bracciata infatti, la forza indirizzata verso il basso è eccessiva, e ciò causa soprattutto lemersione del corpo piuttosto che un suo avanzamento, nella fase terminale inoltre diviene eccessiva la forza indirizzata verso l’alto, conseguentemente il corpo viene spinto verso il basso e non in avanti.
La trazione migliore è quella che riesce ad attenuare le spinte verso l’alto e verso il basso, sarà quindi simile alla trazione a braccio teso, ma tenderà a portare il gomito più in alto nella prima fase, fletterà il braccio durante la trazione, e lo renderà quasi teso alla fine.
Posizione della mano
Al fine di una buona propulsione è importante anche la posizione della mano. Sono state prese in esame cinque variabili e, dagli studi condotti, è risultato che la posizione più favorevole sia quella tendente ad avere la mano curvata “leggermente a cucchiaio” e con le dita leggermente divaricate, essendo questa una posizione che riduce sensibilmente la resistenza di risucchio e migliora la propulsione.
E sconveniente avere le dita completamente divaricate perché, al pari del tenerle serrate, implica un notevole sforzo aggiuntivo del nuotatore, che tenderà quindi a stancarlo prima.
Nonostante l’importanza della posizione della mano, bisogna tuttavia tener presente che, un buon istruttore, si soffermerà soprattutto su dettagli macroscopici e non a smussare lievi imperfezioni che, soprattutto negli atleti, tendono ad essere compensate dalla forza e dallabilità.
La Propulsione
Applicazione uniforme della propulsione
Tale principio, definito anche della continuità di movimento” poiché si basa sulla constatazione che un movimento propulsivo continuo è più efficace di uno ad intermittenza, chiarisce la ragione per cui lo stile libero è il più veloce tra gli stili. Perché mentre un braccio recupera,l’altro ha già iniziato la sua propulsione.
Anche il delfino, che nella fase propulsiva effettuata con le due braccia riceve una spinta molto forte, più che in ogni altra qualsiasi fase dello stile libero, non potrà mai essere più veloce di quest’ultimo.
Il principio della continuità può essere applicato anche al dorso. Al contrario di ciò che alcuni allenatori hanno sostenuto, il recupero del braccio al di fuori dell’acqua è una fase importante poiché, se eseguito erroneamente, può determinare un aumento della resistenza frontale. Bisogna sempre tener conto infatti che, un recupero a braccio teso comporta, loscillazione del corpo sul piano laterale.
Per ovviare a questo inconveniente, nel dorso ad esempio, è molto semplice dato che si può effettuare il recupero al di sopra della testa. Nel delfino, le braccia sono bilanciate. Il problema maggiore sorge nello stile libero. In questo caso cercheremo di limitare il fenomeno recuperando con il gomito alto.
Un altro errore che si commette soprattutto nel dorso è l’istinto di frenare il braccio prima del suo ingresso in acqua, dopo aver impresso una certa forza. Se ciò avviene, la forza d’inerzia accumulata verrà dispersa causando l’abbassamento della testa nell’acqua. Questo moto oscillatorio” è altamente improduttivo.
La legge quadratica
La legge quadratica ci insegna che al raddoppiare della velocità, la resistenza che incontriamo quadruplica. Se quindi in acqua acceleriamo di molto il recupero di un braccio, avremo come diretta conseguenza un eccessivo aumento della resistenza opposta dall’acqua. Per ovviare questo inconveniente bisognerebbe cercare di far coincidere il ritmo del recupero con quello della bracciata propulsiva. Altro elemento da tenere in considerazione è che al raddoppiare della velocità della bracciata, quadruplica la velocità del nuotatore, ma il suo consumo energetico aumenta di otto volte. E da tenere presente tutto ciò soprattutto nelle gare sulle medie e lunghe distanze che possono determinare un rapido deficit energetico nel nuotatore.
Il galleggiamento è un altro dei fattori determinanti nella buona riuscita della nuotata poiché, un corpo leggero e con un buon galleggiamento, incontrerà una resistenza minore in acqua. E tuttavia da tener presente che, un corpo più pesante, è probabilmente dotato di una quantità di muscoli maggiore che determina un aumento della potenza.
Partenze, virate, andatura
Ci sono opinioni completamente contrastanti in merito all’esecuzione del tufo di partenza. L’errore più comunemente commesso dai nuotatori consiste nel cercare di tenere le braccia in una posizione piuttosto ferma, evitando oscillazioni. In realtà sarebbe buona norma eseguire con le braccia un movimento circolare rapido e completo, arrestandole nella posizione dell’ingresso in acqua.
L’energia inerziale acquistata viene trasferita al corpo a causa del repentino blocco, e ciò determina una spinta nella direzione verso la quale le braccia erano orientate. Il tempo che intercorre tra quando il baricentro del nuotatore comincia a muoversi, sino a quando il nuotatore non lascia la pedana, è sufficiente per far compiere alle braccia la suddetta rotazione, senza rallentare la partenza.
Analisi del tuffo di partenza ed errori abituali
In tutte le gare, ad eccezione del dorso, il nuotatore sarà fermo e dritto sul blocco di partenza, pronto ad assumere la posizione di partenza. In questi tre stili la partenza è quasi identica differenziandosi esclusivamente per l’angolo che si forma tra nuotatore e superficie dell’acqua nell’ingresso. Nel delfino e nel crawl è di circa 15°, nella rana è di circa 20°.
Questo consente al nuotatore di raggiungere una maggiore profondità per poter esercitare con più vigore una trazione ed una battuta di gambe, prima di risalire in superficie.
Gli errori più comunemente commessi sono: di posizione, con braccia tenute troppo indietro, testa troppo bassa, testa troppo alta, corpo troppo piegato, ginocchia non flesse e piante dei piedi eccessivamente divaricate. Oppure sono dati dall’incapacità di usufruire appieno della rotazione delle braccia (tipico delle ragazze che perdono così 15-30 cm di distanza. O ancora si può cominciare a nuotare troppo presto, ossia appena si tocca l’acqua, e comunque senza attendere di aver raggiunto la velocità normale di nuotata.
Infine ci può essere un ingresso in acqua troppo piatto o a serramanico Questi errori possono essere causati sia da un errato arresto delle braccia, che da un angolo troppo alto di stacco dal blocco di partenza. Entrambi determinano un’elevazione del corpo che causa un ingresso in acqua piatto o, nel caso in cui si cerchi di correggerlo innalzando i fianchi, a serramanico. Entrambi gli errori si correggono o arrestando le braccia in posizione diagonale verso l’acqua, o ritardando la spinta delle gambe.
Lesercitazione alla partenza si può effettuare anche da fermo, facendo saltare il nuotatore verso l’alto cercando di raggiungere la maggiore elevazione possibile. Per eseguire delle buone partenze sono necessarie tre doti: un rapido tempo di reazione, capacità strettamente personale; potenza, ossia velocità di contrazione muscolare; tecnica.
La virata nel crawl
Nel crawl la virata più largamente utilizzata è quella a capriola, poiché in questo stile non è necessario toccare il bordo vasca con una mano, ma con qualsiasi parte del corpo. La virata aperta rallenta troppo l’esecuzione ed è scarsamente utilizzata, salvo che il nuotatore non voglia vedere il numero di vasche già percorse.
Nella virata il nuotatore deve affrontare tre problemi:
1) Deve cambiare il movimento lineare in avanti in modo da imprimere al suo corpo un movimento rotatorio;
2) effettuando la capriola deve eseguire una mezza torsione in modo che dopo la spinta data con i piedi, si trovi con il petto rivolto verso il basso;
3) deve completare la virata in modo che i piedi non siano né troppo vicini né troppo lontani per dare una spinta.
Errori abituali nella virata a capriola
Nella virata a capriola 5 sono gli errori più comunemente commessi:
1) Mancanza di torsione del corpo, con il risultato di ritrovarsi sul dorso alla conclusione della virata;
2) Virare restando troppo distanti o troppo vicini alla parete della vasca;
3) Mancanza di idrodinamicità del corpo dopo la spinta (raggiungibile ponendo le mani unite, le mani che comprimono la testa, laddome in dentro, le gambe distese ed i piedi puntati);
4) Mancanza di spinta sufficientemente forte delle gambe e delle caviglie contro la parete della piscina.
Lo Stile Libero
La posizione del corpo in acqua deve essere la più idrodinamica possibile, motivo questo che impone di mantenere una posizione orizzontale. Alcuni ipotizzano che cercare di nuotare quanto più emersi possibile incida favorevolmente riducendo la resistenza del fluido. Tuttavia ciò determina l’assunzione di una posizione definita ad “idroplano” che, se da un lato tende a tenere alta la testa ed il dorso, dall’altro fa affondare maggiormente i fianchi e le gambe, aumentando la resistenza complessiva.
A testimonianza di quanto affermato sono stati effettuati degli studi trainando un nuotatore nelle diverse posizioni e misurando la resistenza che il suo corpo opponeva. I risultati hanno confermato la nostra teoria. Diremo quindi che la posizione corretta nello stile è quella che mantiene il corpo orizzontale, consentendogli tuttavia la possibilità di agire bene con le gambe sul fluido. Un altro degli errori più grossolani che sono stati commessi è nell’affermare che, il nuotatore, dovrebbe imprimere con la parte iniziale della bracciata una spinta verso il basso che possa determinare un suo innalzamento sulla superficie dell’acqua, sempre al fine di ridurre la resistenza.
Se immaginiamo per un istante cosa accadrebbe in questa circostanza, ci renderemmo immediatamente conto che una simile operazione porterebbe ad un continuo moto oscillatorio del nuotatore in acqua, causato dal suo innalzamento all’inizio della bracciata e dal conseguente affondamento nella fase successiva. Tutto ciò non può che essere svantaggioso, determinando un aumento della resistenza ed uno spreco energetico. In realtà, nuotare emersi, è un fine che si dovrebbe conseguire sfruttando la velocità e tenendo in considerazione le capacità di galleggiamento individuali.
Al fine di evitare questo tipo di andatura errata il nuotatore dovrebbe cercare di:
1) ruotare la testa sul suo asse e non alzarla ed abbassarla per effettuare la respirazione;
2) spingere con le mani all’indietro piuttosto che verso il basso;
3) piegare il gomito e cercare di spingere l’acqua sempre all’indietro.
Allineamento laterale del corpo
Lallineamento laterale del corpo, al pari dellallineamento frontale, è importante al fine di diminuire la resistenza nell’acqua e di conseguenza lo spreco energetico. Per ottenere tutto questo sarà importante effettuare un buon recupero del braccio, tenendo il gomito piuttosto alto e, conseguentemente, senza allontanare eccessivamente il braccio dall’asse mediano del corpo. Ciò determinerebbe una risposta opposta da parte di tutto il corpo.
Altro importante elemento da tenere in considerazione è la velocità di recupero del braccio fuori dall’acqua, che deve essere costante e non suscettibile di variazioni. Ciò determinerebbe un affondamento laterale del corpo. L’ideale sarebbe riuscire ad imprimere una forza che altera lallineamento del corpo in una direzione con una forza che simultaneamente lo spinge nella posizione opposta, in maniera tale che, le due forze, si annullino e il corpo mantenga il suo equilibrio.
Il colpo di gambe
Il colpo di gambe, pur non essendo particolarmente importante ai fini della propulsione, lo è comunque ai fini del buon esito della nuotata. Vediamo di chiarire meglio questo concetto. Superata la velocità di 4 miglia orarie la propulsione data dalle gambe risulta nulla, a velocità superiori potrebbe addirittura rallentare il nuotatore aumentandone la resistenza. Ma, se a velocità mediamente alte, la battuta di gambe non equilibrasse il corpo, questo affonderebbe posteriormente per effetto dellemersione della sua parte anteriore. Ciò determinerebbe un aumento della resistenza assai maggiore. Lo stesso fenomeno potrebbe avvenire negli scatti.
E quindi facilmente intuibile quanto lallenamento delle gambe sia importante al fine di non determinare un rapido affaticamento che causerebbe una diminuzione della loro efficacia stabilizzatrice. Per migliorare ulteriormente l’efficacia del ruolo delle gambe è poi determinante che il loro movimento sia sincronizzato con quello delle braccia. Una delle variazioni possibili nella battuta gambe è quella a due battute incrociate. Questo tipo di battuta è particolarmente utile per lallineamento laterale del corpo da parte di quei nuotatori che presentano scarsa mobilità del cingolo scapolo-omerale, e che quindi effettuano un recupero con il braccio eccessivamente teso.
I nuotatori che effettuano un recupero a gomito alto sentiranno molto meno l’esigenza delle battute incrociate. Questo tipo di nuotatore possiede di solito un buon galleggiamento e non incontra particolari difficoltà nel galleggiamento delle gambe. In questo tipo di nuotata, la spinta verso il basso della gamba, è sincronizzata con la spinta verso l’alto della bracciata sullo stesso lato del corpo.
Meccanica del colpo di gambe
La battuta di gambe correttamente eseguita deve consentire un buon movimento delle cosce (articolazione coxo femorale) e non del solo ginocchio che, anzi, risulta spesso eccessiva. I piedi devono distanziarsi da 25 40 cm durante la battuta gambe, avvicinandosi al pelo dell’acqua, ma senza fuoriuscirne. Molti nuotatori effettuano una migliore battuta delle gambe tenendo le dita del piede rivolte verso l’interno, piuttosto che dritte. Ciò va bene solo nel caso in cui avvenga in maniera naturale, senza effettuare alcuno sforzo per promuovere questa posizione. Se il nuotatore effettua una distensione plantare verso lindietro, il piede fletterà naturalmente verso l’interno.
La bracciata, il recupero
Il movimento delle braccia, nello stile libero, può essere diviso in: trazione e recupero. Il recupero, nel nuoto, assume un’importanza pari alla trazione. Eseguirlo in maniera errata infatti comporta un eccessivo roll’io laterale, con tutti gli svantaggi che può determinare. Un recupero di questo tipo, vale a dire con il braccio molto teso, è tipico di quei nuotatori che non hanno una buona flessibilità scapolare. Questi dovranno perciò meglio sfruttare la battuta gambe per attutire e compensare il roll’io. Spesso questi nuotatori adottano la doppia battuta incrociata. I buoni nuotatori tendono ad effettuare un recupero fluido che consente di conservare tutta l’energia accumulata durante il gesto. Fondamentale è assicurarsi che la mano sia in linea con il gomito nel momento in cui oltrepassa la spalla.
Solo successivamente sarà la mano a precedere e guidare il braccio. Grande attenzione bisognerà prestare a non effettuare un recupero a strappo, tendente ad aumentare la resistenza, né bisognerà far entrare la mano in acqua con troppa forza, pena uno spropositato aumento della resistenza che il braccio incontrerà entrando in acqua. Per quel che riguarda la trazione, distingueremo diverse fasi. Tanto per cominciare l’ingresso in acqua del braccio deve essere preceduto dalla mano, con il palmo rivolto diagonalmente verso il basso ed il gomito leggermente piegato. Questo tipo di ingresso è definito entrata con allungo normale.
Questo tipo di trazione è da preferire rispetto a quella denominata entrata anticipata del braccio, che prevede un ingresso della mano in prossimità del capo del nuotatore. Ciò causa un ingresso troppo profondo dell’arto.
L’ingresso con allungo normale è da preferire anche rispetto a quello con allungo accentuato, che comporta un sollevamento della spalla e della scapola, che possono alterare lallineamento longitudinale del corpo e indebolire la trazione.