UNA TESTIMONIANZA DA AUSCHWITZ
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27 Gennaio 2019da IL PICCOLO – SABATO, 18 LUGLIO 2009
l’ha ideata la triestina Belinda De Vito e ha vinto lo “Scenario per Ustica 2009”
«Mi piace il mio lavoro, è così vario», racconta Belinda De Vito. «E’ una sfida continua, non ci sia annoia mai, sempre alla ricerca di soluzioni nuove. Certo è faticoso ma altrettanto stimolante e gratificante».
Professione scenografa, ovvero come trasformare idee e sogni in forme reali. E’ quanto ha appena fatto Belinda per il concorso di moda “Its”, la scorsa settimana nellex Pescheria: a partire dal filo conduttore scelto per l’edizione 2009, l’ambientazione circense dei primi del ‘900, ha creato un allestimento affascinante, partendo da bozzetti e schizzi progressivamente adattati alle esigenze organizzative. «Alla parte progettuale – spiega Belinda – fa seguito quella operativa in cui alcune cose vengono fatte fare da laboratori specializzati, noleggiate, ricercate o realizzate personalmente, mentre gli ultimi giorni sono quelli dell’allestimento vero e proprio. Il momento più bello, quello in cui dai finalmente vita alle tue realizzazioni».
Dopo l’Accademia di Belle Arti a Venezia e una gavetta come assistente scenografa con Pier Paolo Bisleri, Belinda ha deciso di camminare da sola: all’inizio si è dedicata alla scenografia teatrale, poi ha voluto reinventarsi con il bagaglio di conoscenze acquisite nel corso degli anni, arrivando a realizzare allestimenti cinematografici e per eventi.
Dopo un’esperienza da assistente per Paola Comencini, Belinda ha anche realizzato la scenografia di due documentari storici sulla Trieste americana messi in onda da Fox History Channel e Mediaset. Tra gli ultimi lavori spicca «E’ bello vivere liberi!», uno spettacolo ispirato alla biografia di Ondina Peteani, prima staffetta partigiana d’Italia deportata ad Auschwitz, ideato dalla monfalconese Marta Cuscuna e vincitore del Premio Scenario per Ustica 2009, prestigioso premio nazionale per il teatro di innovazione e di impegno civile.
«E’ stata una delle esperienze più belle della mia vita», commenta Belinda. «Marta mi aveva proposto l’idea e l’abbiamo portata avanti nei ritagli di tempo tra un lavoro e l’altro. Per la semplicità e la serenità con cui abbiamo lavorato, libere da produzioni e seguendo soltanto le nostre idee, lo spettacolo è stato accolto molto bene anche dalla giuria che ne ha capito e premiato le potenzialità».
“E’ bello vivere liberi!” si ispira alla prima parte della vita di Ondina fino alla liberazione dai campi di concentramento, mettendo in luce il contributo fondamentale apportato dalla Resistenza femminile all’emancipazione della donna, i sogni di libertà, gli ideali di pace e fratellanza dei giovani che aderirono al Movimento di Liberazione, l’incubo della deportazione nazista e la sopravvivenza nei lager. «La sfida più grossa è stata raccontare il campo di concentramento senza cadere nel banale», racconta Belinda. «Così abbiamo immaginato un vagone in miniatura ispirato a quello dei deportati, ne abbiamo trasformato l’essenza facendolo diventare un baule con maniglie, dentro al quale viene a trovarsi un pupazzo inginocchiato. L’attrice che infila le mani dentro al vagone-baule, comincia a dare vita al pupazzo, lo spoglia, gli toglie i capelli e gli imprime un numero, quello di Ondina ad Auschwitz».
Definirla solo scenografa però sarebbe riduttivo: Belinda si occupa anche di interior design e oltre ad aver realizzato l’arredamento dell’archivio creativo di “Its” in piazza Venezia, con il marito ha aperto “Atelier Mècano”. Insieme firmano installazioni artistiche e producono pezzi unici: il lavoro entra a tal punto nella vita privata che le due cose finiscono per coincidere. Con gioia naturalmente. «Non riesco ad immaginare la mia vita senza questo lavoro che ho sempre sognato di fare fin da quando, da bambina, ho visto il “dietro le quinte” del palcoscenico del Teatro Verdi».
Linda Dorigo