La giustizia giusta – di Vincenzo Andraous
4 Novembre 2011Concorso DS: chi è senza peccato scagli la prima pietra – di Gennaro Capoda…
5 Novembre 2011Quanti sono usciti NON idonei dalla prova preselettiva del recente concorso per Dirigente Scolastico avevano un sentimento imprevisto. Insieme alla rabbia o all’amarezza prevedibile, qualcosa di inedito è iniziato a spuntare: la speranza.
In un’Italia che concede
In un’Italia che concede
· condoni seriali agli evasori fiscali,
· sanatorie a chi costruisce case abusive,
· concordati a chi commette atti illeciti,
· assunzioni politiche, spianate da microscopici commi, ai non aventi diritto
beh, in questa Italia si poteva sperare che qualcosa potesse succedere. Così i NON idonei, dopo le batoste della dura prova preselettiva, hanno spaccato il capello in quattro, convinti che qualche difetto si sarebbe trovato, poiché non esiste nulla di perfetto nelle vicende umane. E poi faceva sorridere la diffusa convinzione che il TAR un’ammissione con riserva non la nega a nessuno. Questo ha spinto a sperare che tutto potesse finire a TAR-allucci a vino. Nella migliore tradizione della commedia all’italiana alla Mario Monicelli.
Ma lungo la strada i poveri NON idonei hanno incontrato, come succede nelle belle favole per bambini, una fata buona e una strega cattiva. La strega cattiva era il ministero. Dopo gli svarioni del bando e il catastrofico avvio del concorso, il ministero ha capito benissimo che i giochi si stavano facendo pesanti, maledettamente pesanti. Così ha deciso di giocare duro. Ha serrato i ranghi non dilazionando i tempi oltre il 12 ottobre, ha ignorato i piagnistei sindacali, ha curato la prova nei minimi dettagli, ha imposto al Formez la massima trasparenza possibile. E per la prima volta in Italia abbiamo assistito, come in un Grande Fratello televisivo, alla correzione a tempi di record di una prova preselettiva. Dietro le telecamere, tra barcode e marcature, la selezione è stata di una oggettività assoluta. Insomma una vera strega cattiva per i sogni dei tanti NON idonei ammessi.
Ma poi girando la curva, sull’altro lato della strada, è comparsa la fata buona, o meglio le fatine buone. Erano le varie organizzazioni che avevano l’interesse a promuovere i ricorsi a tappeto. Farli significava:
· accaparrarsi una bella quota di tesserati;
· foraggiare una platea di legulei con guadagni che l’enormità dei ricorsi rendeva stratosferici;
· vendere corsi di formazione alle prove scritte a tante persone che, ma guarda che cattiveria, erano state non ammesse al concorso.
Cosi queste organizzazioni hanno giocato pesante. Qualche settimana prima insultavano il ministero che affidava le istituzioni scolastiche alla mercè dei reggenti. “Questo impedisce il buon funzionamento delle scuole” dicevano. Ora, facendo entrare migliaia di ricorsisti, giocavano a mandare il concorso a TAR-allucci e vino e a far esplodere la situazione patologica delle reggenze per il prossimo anno scolastico. Ma come dice un monsignore che conosco: “E’ importante il Dio trino, ma lo è di più il dio quat-trino” .
Queste fatine premurose(di denaro) hanno sposato in pieno gli interessi di una parte in causa (quella dei NON idonei), a scapito dell’altra parte che pure era iscritta o simpatizzante di qualche organizzazione.
Un cinico gioco al massacro per la scuola pubblica e soprattutto per i poveri idonei. Dopo una prova tremenda superata senza la raccomandazione del potente di turno, devono ora affrontare la preparazione agli scritti senza sapere con chi si confronteranno e senza avere la serenità, che occorre loro e che è loro diritto, per affrontare gli scritti.
In questo gioco ANP, ADI e qualche altro hanno avuto il merito della coerenza. Hanno detto di schierarsi con gli idonei. E questo non è poco. In un’Italia schiacciata dagli interessi corporativi di lobby fameliche e maneggione, dalla devastazione delle regole e delle leggi, che qualcuno dica con chi sta è già una grande novità. Quei poveri italiani onesti, che non vivono nella certezza del diritto, apprezzano almeno il conforto della certezza della coerenza.
Ignace Silos