Il monachesimo in occidente
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28 Dicembre 2019Qui, Scipione Emiliano racconta la sua visita in Africa al re Massinissa (o Masinissa), durante il suo servizio come tribuno militare. Questo incontro getta le basi per il sogno che seguirà nel paragrafo successivo. Cicerone, attraverso la narrazione di Scipione, mette in evidenza il legame tra la famiglia dei Cornelii Scipiones e Massinissa, alleato di lunga data dei Romani, e sottolinea il rispetto e la venerazione che il re nutre per Scipione Africano, l’avo adottivo di Scipione Emiliano.
Analisi del testo
“Cum in Africam venissem M. Manilio consuli ad quartam legionem tribunus, ut scitis, militum, nihil mihi fuit potius quam ut Masinissam convenirem, familiae nostrae iustis de causis amicissimum.”
Scipione Emiliano descrive il suo arrivo in Africa come tribuno militare sotto il console Marco Manilio, al comando della quarta legione. Da subito, ci fa capire che la sua priorità è quella di incontrare Massinissa, il re della Numidia, alleato della famiglia Scipione per ragioni legittime e profonde. Massinissa era infatti un amico stretto e un alleato strategico del nonno adottivo di Scipione, Scipione Africano, durante la Seconda guerra punica.
“Ad quem ut veni, complexus me senex collacrimavit aliquantoque post suspexit ad caelum et: ‘Grates’, inquit, ‘tibi ago, summe Sol, vobisque, reliqui Caelites'”
Quando Scipione raggiunge Massinissa, il vecchio re lo accoglie calorosamente. La scena è emotivamente carica: Massinissa lo abbraccia e si commuove fino alle lacrime. La sua reazione non è semplicemente quella di un re che accoglie un alleato, ma di un uomo che vede in Scipione Emiliano una continuazione del suo amato amico, Scipione Africano. Massinissa alza gli occhi al cielo e ringrazia il sole (summe Sol) e gli altri dei (Caelites) per aver avuto la possibilità di vedere Scipione Emiliano prima della sua morte.
Questo passaggio è carico di significato religioso e simbolico: il riferimento al Sole, il dio della luce, e agli altri dèi sottolinea l’importanza quasi divina che Massinissa attribuisce all’incontro. Per un re di origini africane, il Sole è probabilmente una divinità primaria, legata alla vita e alla continuità.
“Quod, antequam ex hac vita migro, conspicio in meo regno et his tectis P. Cornelium Scipionem, cuius ego nomine ipso recreor; ita numquam ex animo meo discedit illius optimi atque invictissimi viri memoria.”
Massinissa esprime gratitudine per essere riuscito a vedere Scipione Emiliano prima della sua morte. Il re sottolinea l’onore di poter accogliere nelle sue terre il discendente del grande Publio Cornelio Scipione Africano. La sola menzione del nome di Scipione Africano lo “ricrea” (cioè lo rianima, lo riempie di gioia). La memoria del grande condottiero romano, che aveva sconfitto Annibale e garantito la supremazia di Roma, non ha mai abbandonato Massinissa.
Questo passaggio illustra l’immensa reverenza di Massinissa verso Scipione Africano, dipinto come un uomo “ottimo e invincibile” (optimi atque invictissimi). Cicerone, attraverso queste parole, non solo celebra la grandezza di Scipione Africano, ma mette in risalto il legame quasi leggendario tra lui e Massinissa, e come quel legame venga proiettato su Scipione Emiliano.
“Deinde ego illum de suo regno, ille me de nostra re publica percontatus est, multisque verbis ultro citroque habitis ille nobis consumptus est dies.”
Dopo questa prima manifestazione emotiva, la conversazione tra Scipione Emiliano e Massinissa si concentra sugli affari di Stato. Scipione chiede notizie del regno di Massinissa, mentre il re si interessa alla situazione della Repubblica romana. Si instaura quindi un dialogo in cui le due grandi potenze, la Numidia e Roma, si scambiano informazioni su questioni politiche e militari. Cicerone sottolinea come il giorno sia trascorso rapidamente, consumato dalle parole scambiate “andata e ritorno” (ultro citroque), suggerendo che si trattava di una conversazione intensa e profonda.
Commento
Questo paragrafo è cruciale perché stabilisce la cornice del Somnium Scipionis, il sogno che Scipione Emiliano avrà la notte seguente. L’incontro tra Scipione e Massinissa non è solo una celebrazione dell’amicizia tra la famiglia Scipione e il re numidico, ma anche un preludio alla riflessione filosofica e cosmica che emergerà nel sogno.
Massinissa rappresenta l’importanza della memoria storica e dell’eredità. Il suo profondo rispetto per Scipione Africano simboleggia la gratitudine verso coloro che hanno plasmato il destino di Roma e del suo regno. Il dialogo tra Scipione Emiliano e Massinissa funge da riflessione politica, ma è anche una conversazione intergenerazionale tra passato (Massinissa) e futuro (Scipione Emiliano), in cui la grandezza degli antenati si riverbera sulle nuove generazioni.
Conclusione
Questo paragrafo è un preludio che enfatizza il peso della tradizione e della memoria, temi centrali del Somnium Scipionis. La profonda venerazione di Massinissa per Scipione Africano prepara il lettore all’importanza morale e simbolica della visione che Scipione Emiliano avrà nel sogno. Cicerone, con questo passaggio, eleva l’eredità della famiglia Scipione e celebra l’amicizia tra Roma e Massinissa, un’alleanza che, per la Repubblica, era stata cruciale.
Testo e Traduzione
Testo di Cicerone [9] Cum in Africam venissem M. Manilio consuli ad quartam legionem tribunus, ut scitis, militum, nihil mihi fuit potius quam ut Masinissam convenirem, familiae nostrae iustis de causis amicissimum. Ad quem ut veni, complexus me senex collacrimavit aliquantoque post suspexit ad caelum et: “Grates”, inquit, “tibi ago, summe Sol, vobisque, reliqui Caelites, quod, antequam ex hac vita migro, conspicio in meo regno et his tectis P. Cornelium Scipionem, cuius ego nomine ipso recreor; ita numquam ex animo meo discedit illius optimi atque invictissimi viri memoria”. Deinde ego illum de suo regno, ille me de nostra re publica percontatus est, multisque verbis ultro citroque habitis ille nobis consumptus est dies. |
Traduzione in italiano:
Quando arrivai in Africa come tribuno militare sotto il comando del console Marco Manilio presso la quarta legione, come sapete, nulla per me fu più importante che incontrare Massinissa, molto amico della nostra famiglia per giuste ragioni. Quando lo raggiunsi, il vecchio mi abbracciò in lacrime e, dopo aver alzato lo sguardo al cielo, disse: “Ti ringrazio, sommo Sole, e voi altri dèi, perché, prima di lasciare questa vita, vedo nel mio regno e sotto questo tetto Publio Cornelio Scipione, il cui solo nome mi conforta; così il ricordo di quell’uomo, il migliore e l’invincibile, non ha mai abbandonato la mia mente”. Poi io gli chiesi notizie del suo regno, ed egli si informò sulla nostra Repubblica, e così, scambiando molte parole da una parte e dall’altra, consumammo l’intera giornata. |