Inno a Venere
27 Gennaio 2019Ad Angelo Mai
27 Gennaio 2019
Paul Verlaine (1844 – 1896)
Rapporto fra la Marina di Verlaine e quella di Rimbaud:
Imprecisione, sfumato sono caratteristiche che appartengono anche a Verlaine.
Verlaine e Rimbaud erano amanti, entrambi dalla personalità problematica, irrequieta e contraddittoria come la loro opera.
Marine in Poems Saturnine (1866)
L’océan sonore
Palpite sous l’oeil De la l’une en deuil Et palpite encore, Brutal et sinistre Fend le ciel de bistre D’un long zigzag clair Et que chaque lame En bonds convulsifs Le long des récifs Va, vient, luit et clame, Où l’ouragan erre, Rugit le tonnerre Formidablement. |
L’oceano sonoro
Palpita sotto l’occhio Della luna in lutto E palpita ancora, Mentre un lampo Vivido e sinistro Fende il cielo di bistro D’un lungo zigzag luminoso, E che ogni onda In salti convulsi Lungo tutta la scogliera Va, si ritira, brilla e risuona. E nel firmamento, Dove erra l’uragano, Ruggisce il tuono Formidabilmente. |
Confrontata con la Marina di Rimbaud, quella di Verlaine non ha assolutamente gli stessi caratteri di imprecisione: qui siamo di fronte ad un reale paesaggio marino, c’è la luna, un lampo, le onde: un mare in mezzo ad un temporale. Piuttosto tradizionale insomma, come la sua forma e la sua lingua.
Verlaine è più anziano di Rimbaud e scrive per tutta la vita; i caratteri della sua poesia sono la musicalità, la malinconia, spesso è presente il languore, a volte c’è anche ironia. La musicalità è un elemento fondamentale, estremamente raffinata.
Rapporto fra lo Spleen di Verlaine e quello di Baudelaire
Spleen in Romances Sans Paroles
Les roses étaient toutes rouges,
Et les lierres étaient tout noirs. Chère, pour peu que tu te bouges, Renaissent tous mes désespoirs. Le ciel était [trop bleu, trop tendre,]1 La mer trop [verte et l’air trop doux;]2 Je crains toujours, ce qu’est d’attendre, Quelque fuite atroce de vous! Du houx à la feuille vernie, Et du luisant buis je suis las, Et de la campagne infinie, Et de tout, fors de vous. Hélas! |
Le rose eran tutte di fuoco
e l’edere tutte nere. Se tu ti allontani, anche un poco, rinascono in me le bufere. Troppo azzurro e tenero il cielo. Troppo verde quel languido mare. Temo sempre, e ne ho il cuore di gelo, che tu cara mi debba mancare… Dell’alloro e delle foglie laccate ho fastidio… E del bosco, anche ahimè! E di quelle campagne assolate. E di tutto… all’infuori di te. |
Anche in questo caso c’è molta differenza rispetto all’altro Spleen, di Baudelaire. Qui il tema è quello della malinconia, ma molto diverso rispetto a Baudelaire: qui è più tradizionale, pare che si tratti di un legame con una donna che c’è e non c’è, che se ne va: è in fondo il tema di un mal d’amore di cui non ci si sa liberare.
E’ in distici, l’aspetto eroico qui è molto meno marcato che in Rimbaud; il poeta è malinconico ma tutto sommato distaccato, non si dispera, rielabora questa malinconia facendola danzare insieme ai suoi versi: conta la musica infatti, non le parole.
Art poetique
De la musique avant toute chose, Et pour cela préfère l’Impair Plus vague et plus soluble dans l’air, Sans rien en lui qui pèse ou qui pose.Il faut aussi que tu n’ailles point Choisir tes mots sans quelque méprise Rien de plus cher que la chanson grise Où l’Indécis au Précis se joint.C’est des beaux yeux derrière des voiles C’est le grand jour tremblant de midi, C’est par un ciel d’automne attiédi Le bleu fouillis des claires étoiles! |
La musica prima di tutto e dunque scegli il metro dispari più vago e più lieve, niente in lui di maestoso e greve.Occorre inoltre che tu scelga le parole con qualche imprecisione: nulla di più amato del canto ambiguo dove all’esatto si unisce l’incerto.Son gli occhi belli dietro alle velette, l’immenso dì che vibra a mezzogiorno, e per un cielo d’autunno intepidito l’azzurro opaco delle chiare stelle! |
E’ il testo più famoso, propone e afferma i principi della sua poetica, e di quella si tutta una parte del decadentismo dal punto di vista tematico e formale.
Dunque: ritmo impari, sfumato, imprecisione, leggerezza.No all’eloquenza (Carducci, Hugo), ai sentimenti nazionali, quella dei Vati; viene eliminato il linguaggio magniloquente, la rima è sostituita spesso con l’assonanza (sfumato): la rima è netta, evidente, e per questo è preferibile l’assonanza, dai contorni meno marcati. La letteratura in senso tradizionale è negata in quanto considerata immobile.
Verlaine si fa banditore di tutta una poetica che avrà molto successo, anche in D’Annunzio e nella sua poesia più nascosta e segreta (Poema paradisiaco) rispetto a quella del Vate o del Piacere. I simbolisti minori si rifanno a Verlaine. In Italia il Crepuscolarismo si rifà a lui (Gozzano) con il suo linguaggio umile in contrapposizione alla poesia magniloquente dei poeti nazionali.
Les poets Maudits. La notorieta di Verlaine si deve oltre che all’attività poetica, anche ad un lavoro critico: è stato il curatore di un’antologia di autori contemporanei tra cui egli stesso, sotto lo pseudonimo di Pauvre Lelian (acronimo di Paul Verlaine); tra gli altri autori: Demordes, Viller, Ile-Adam, Tristan Cerdier, Rimbaud e Mallarmé; l’antologia si intitola I poeti maledetti ed è del 1884. L’espressione Les poets maudits è divenuta immediatamente proverbiale, ed identifica soprattutto rimbaud e Mallarmé. Avrebbe potuto essere anche Poeti Assoluti, assoluti nell’immaginazione e nell’espressione, in ogni caso il titolo vuole essere contro la volgarità degli autori contemporanei.
Tutto si risolve nella musica. Verlaine era maledetto solo per alcuni aspetti: Baudelaire e Rimbaud avevano un atteggiamento eroico nel loro disprezzo per la realtà, in Verlaine questo disprezzo scivola quasi sempre in un inlanguidimento, nel suo musicalismo esasperato e molle, nel pregiare quelle parti del discorso che esulano dal discorso comune. C’è in lui sempre qualcosa di morbido, carezzevole.
Wagner e la ricerca dell’assoluto. Quando si parla di musica propriamente detta, è Wagner il modello assoluto di questa temperie, acclamato universalmente come massimo artista del suo tempo. Per lui si può parlare di una musica tutt’altro che accarezzata, ma il modello espressivo portante è basato sulla melodia infinita, un tema che non inizia e non finisce. C’è in questo la tensione all’annullamento dei contorni, il desiderio di arrivare con l’arte a cogliere l’assoluto; parlando di Wagner Massimo Mila dice che in lui tutte le arti si sono fuse in un’unica arte superiore. Questa ricerca dell’assoluto entra nella letteratura attraverso la musica: il primo a farla propria è Verlaine, poi segue Mallarmé: terzo autore, dopo Baudelaire e Rimbaud a creare il solco della poesia moderna.