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14 Gennaio 2024La poesia “Paesaggio” è una riflessione sulla creazione poetica. Baudelaire offre inaspettatamente un’immagine pastorale e idilliaca della città, che tende all’Ideale.
La poesia presenta il fango come fosse oro, eleva la realtà sublimandola, questo gli permette di liberarsi da una realtà materiale, verso l’immaginazione.
Questo movimento di elevazione, che ci permette di raggiungere le vette dell’Ideale, raggiunge il suo punto più esplicito nella poesia “Elevation” di Les Fleurs du mal.
LXXXVI – Paysage
La città. Uno di questi problemi è proprio la fragilità del poeta che si trova a vivere in una grande metropoli. La seconda sezione di Les fleurs du mal si chiama a questo proposito Tableaux Parisiennes: quadri parigini. Il primo di questi Tableaux si intitola Paysage.
Je veux, pour composer chastement mes églogues, Coucher auprès du ciel, comme les astrologues, Et, voisin des clochers, écouter en rêvant Leurs hymnes solennels emportés par le vent. Les deux mains au menton, du haut de ma mansarde, Je verrai l’atelier qui chante et qui bavarde; Les tuyaux, les clochers, ces mâts de la cité, Et les grands ciels qui font rêver d’éternité. Il est doux, à travers les brumes, de voir nâitre L’étoile dans l’azur, la lampe a la fenêtre, Les fleuves de charbon monter au firmament Et la l’une verser son pâle enchantement. Je verrai les printemps, les étés, les automnes, Et quand viendra l’hiver aux neiges monotones, Je fermerai partout portières et volets Pour bâtir dans la nuit mes féeriques palais. Alors je rêverai des horizons bleuâtres, Des jardins, des jets d’eau pleurant dans les albâtres, Des baisers, des oiseaux chantant soir et matin, Et tout ce que l’Idylle a de plus enfantin. L’Emeute, tempétant vainement à ma vitre, Ne fera pas lever mon front de mon pupitre;/ Car je serai plongé dans cette volupté D’évoquer le Printemps avee ma volonté,De tirer un soleil de mon coeur, et de faire |
Io voglio, per comporre castamente le mie egloghe, coricarmi sotto il cielo, come un astrologo, e, ascoltare sognando, vicino ai campanili, i loro inni solenni portati nel vento. Le due mani sotto il mento, là in alto dalla mia mansarda, vedrò il cantiere dove si chiacchiera e si canta; e vedrò camini e campanili, gli alberi maestri della città, e i grandi cieli che promettono sogni di eternità. E dolce, fra la nebbia, vedere nascere la stella nell’azzurro, una lampada alla finestra, i fiumi di carbone salire al firmamento e la luna spargere il suo pallido incanto. Primavera, estate , autunno io vedrò e quando arriveranno le nevi del monotono inverno chiuderò con cura tutte le porte e le finestre per costruirmi nel buio fiabeschi palazzi. Allora potrò sognare orizzonti bluastri, e giardini, e zampilli d’acqua sgorganti negli alabastri, e baci, e uccelli che cantano sera e mattina, e tutto quello che nellIdill’io c’è di più infantile. La Rivolta, bussando invano alla finestra, non mi farà levare la fronte dal leggio; perché resterò immerso nel piacere di evocare la Primavera con la mia volontà, di far sorgere un sole dal mio cuore, e di creare con i miei pensieri ardenti una tiepida atmosfera. |
Il poeta e la città. L’atmosfera è pervasa dalla bruma, la foschia; le luci si vedono, ma attraverso il vetro della finestra; c’è il cielo, ma è attraversato da fumi di carbone.
C’è la volontà da parte del poeta di scendere a patti con questa natura così contaminata, di vivere serenamente il rapporto con la città. Il poeta si rinchiude nella sua stanza, guarda il mondo attraverso la finestra e nottetempo sogna un mondo meraviglioso e paradisiaco.
Il sogno. Il sogno permette di attingere ciò che la poesia dipinge; il poeta può ancora sognare, anzi, può solo limitarsi a sognare data la degenerazione del mondo reale. Anche Des Essaintes del resto si chiude in una sorta di mondo onirico irreale e questo tema del sogno e della realtà fittizia sarà anche un filo conduttore costante in Gozzano. La città stessa, per le immagini inquietanti che offre dà spazio al sogno.
Alcuni esempi
In Les sept Vieillards, altro componimento contenuto nella sezione Tableaux Parisiennes, la città appare come ‘un colosso possente, dalle cui pareti colano misteri.
In Les sept vieilles creature vecchie e decrepite sono oggetto di attenzione del poeta; l’orrore desta la curiosità del poeta e lo affascina.
In Le crépuscule du Soir, il crepuscolo della sera, la sera viene vista come incantevole, perché amica del delitto. Dopo il lavoro, nel buio della sera il male si sveglia ed inizia una nuova vita nascosta nella prostituzione. Ne Les fleurs du mal c’è ovviamente posto anche per l’amore, ma nella sua veste degenerata della prostituzione.
Trascinato dal male. C’è sotto sotto un fascino perverso per tutto ciò. Buona parte del decadentismo nasce proprio da questo: le brutture della città, il marciume, la trasfigurazione della vita ordinaria generano spaesamento, ma nello stesso tempo esercitano un irresistibile fascino sul poeta. E Baudelaire si lascia trasportare da questo flusso fascinoso; certo, con l’occhio lucido e con giudizio critico, ma si lascia pur sempre trasportare da esso col massimo dell’abbandono.
Walter Benjamin. Parla di Baudelaire, lo traduce, lo commenta e parla di lui definendolo Flaneur, bighellone, perditempo. Ora flaneur è il bighellone, ma per scelta, perché vuole esserlo e vive il suo stato con superiorità poiché il suo essere sfaccendato si oppone all’affaccendamento borghese. Il flaneur non è ancora schiacciato dalla città, ed è uno degli ultimi che sa ancora trarre qualcosa di affascinante da essa, ed uno degli ultimi che non si è ancora fatto travolgere dal grande mostro che annulla l’uomo.
T. S Elliot, in Waste Land, descrive Londra come una città attraversata dalla folla ed usando le stesse parole di Dante: «non averei creduto / che morte tanta n’avesse disfatta» (If , III) riferendosi alla folla che attraversava la città.
Georg Heim, espressionista tedesco, per lui la città è oppressa da un mostro antico ed il fumo sale verso il cielo come una sorta di olocausto, come l’incenso offerto in omaggio a questo mostro.
Ragione vs passione. Non è facile affrontare la città e questa nuova vita, c’è bisogno di difendersi dai pericoli della città, nascosti nelle sue attrattive, pericolose per il cuore fanciullo del poeta. Il poeta deve corazzarsi perché non si approfittino della sua debolezza, occorre controllo quindi. Il contrasto tra cuore e mente si risolve sempre in direzione della mente; l’artista sarà sempre cosciente del proprio fare e dei propri valori. Il poeta moderno diviene sempre più critico di sé stesso, contrariamente a quello antico a cui non era richiesto di pronunciarsi sulle proprie opere. Baudelaire non rinuncia mai a questo controllo e distingue la poesia dalla passione e dalla verità che è nutrimento della ragione: l’arte trae nutrimento da questi due fattori, ma lo scopo dell’arte è sempre la bellezza, che si ottiene sempre e solo con un attento uso della ragione e dell’immaginazione.
Come in Friedrich, lo spaventoso, espresso dall’arte, diventa bellezza. Nella parola c’è qualcosa di sacro, un valore intrinseco, che rende allegorica la realtà rappresentata.