IL TEMPO
27 Gennaio 2019L’infinito in Luzi
27 Gennaio 2019
LATINO
· Lucano Pharsalia POLITICO. Ormai non c’è più spazio per la libertà, per i grandi valori impersonati da Catone. All’interno del grande poema dedicato alla guerra civile tra Cesare e Pompeo, Catone si erge per statura morale ed il suo suicidio rappresenta la fine di ogni speranza. Per Lucano, repubblicano convinto, il principato è lirrompere dellimmoralità e dellambizione all’interno di un mondo (eccessivamente idealizzato) in cui prevalevano i valori del mos maiorum
· Fedro SOCIALE FATALISTA. Le classi al potere hanno deciso di sfruttare fino in fondo i loro sottoposti. Il potente agisce con astuzia (volpe), perfidia (lupo) o prepotenza (leone). La fine è sempre la stessa per chi è sottoposto (agnello, pecora, asino, o altro animale): soccombere (fino al momento in cui il potente è detronizzato, e allora si può infierire su di lui, ma c’è sempre un altro potente pronto a sostituirlo)
ITALIANO
· Leopardi
1. Pessimismo storico. Opere: Piccoli idilli, Pensieri dello Zibaldone
Seguendo le teorie di Rousseau, Leopardi in un primo momento attribuisce le cause dell’insoddisfazione umana (tedio, noia) alla ragione. L’uomo dice il poeta, è stato creato dalla natura felice: è la ragione, quindi la società e la scienza, che, togliendo all’uomo la possibilità di fantasticare, gli svela i contorni dell arido vero” e lo rende infelice.
2. Pessimismo cosmico Opere: Operette morali (in particolar modo il Dialogo della natura e di un islandese) , Grandi idilli (in particolar modo il Canto notturno di un pastore errante dell’Asia)
In seguito Leopardi modifica questo suo modo di vedere: la Natura concepita inizialmente come madre benevola, diventa madre-matrigna. Essa è quella forza vitale che genera ogni cosa e che si manifesta all’uomo attraverso paesaggi di sovrumana bellezza; ma è una forza meccanica tutta tesa a seguire il ciclo perenne di trasformazione della materia, essa è indifferente al dolore dell’uomo, non si cura di lui e di nessun altro essere vivente
3. Pessimismo eroico
Questa ulteriore definizione, proposta da Walter Binni, ma non da tutti accettata, si riferisce all’ultima fase della produzione leopardiana che, senza modificare sostanzialmente la teoria della natura-matrigna del pessimismo cosmico, invita gli uomini ad avere il coraggio di guardare in faccia la realtà, il proprio destino senza speranze ed illusioni. Con il Ciclo di Aspasia, in particolar modo nell’ultima poesia, denominata A se stesso, è caduta anche l’ultima delle illusioni, l’amore. Il poeta, uscendo quindi dalla sua solitudine, rivolge a tutti gli uomini l’esortazione a unirsi contro l’ostilità della comune inimica” per ritrovare la propria dignità (La ginestra)
· Verga: verismo pessimista e fatalista (ciclo dei vinti). Il progresso è una fiumana che travolge tutti, a meno che non si resta abbarbicati alla famiglia di origine (ideale dellostrica)
· Italo Svevo: il pessimismo si allarga da una prospettiva individuale (in Una vita il protagonista Alfonso Nitti si suicida perché non è più in grado di reggere il confronto con la realtà) ad una universale (La coscienza di Zeno termina con la profezia-invocazione di una catastrofe che distrugga il mondo, che vive consapevolmente o inconsapevolmente in uno stato di malattia)
· Pessimismo in Montale: il male di vivere Leggi: Spesso il male di vivere ho incontrato
FILOSOFIA
Shopenauer
Ne Il mondo come volontà e rappresentazione afferma che si può squarciare il velo di Maya”, cioè vedere cosa c’è oltre, e per lui oltre c’è il nulla, il non-senso. Secondo lui il mondo esiste perché io me lo rappresento, cioè io rappresento la mia realtà corporea, gli altri e il mondo naturale. Il mondo è quindi come me lo rappresento e l’oggetto è conosciuto attraverso forme a priori (spazio e tempo). Quindi ci si stacca sia dal materialismo (perché esso nega il soggetto riducendo tutto a materia) sia dall’idealismo (perché nega l’oggetto). Il modo come rappresentazione è apparente e viene scambiato per vero dall’uomo. Solo squarciando il velo si arriva a vedere la verità. Per Kant quest’ultimo passaggio è impossibile. Le rappresentazioni, cercate dall’uomo per sfuggire alla realtà, sono anche le filosofie, le religioni, ecc, che cercano il lato buono della realtà che non esiste. Quindi Shopenauer invita l’uomo a liberarsi dalle illusioni, con il disincantamento che porta ad avere il coraggio di vedere la realtà per quella che è. Questo passaggio è possibile attraverso l’analisi del corpo, poiché per lui al soggetto conoscente il corpo è dato in due diversi modi: noi abbiamo coscienza del nostro corpo e sappiamo dirigerlo, ma vi è un altro aspetto: quello che non dipende da me, quello immediato (respirare, digerire, ecc) che è un istinto in cui sta la vita. Esiste, a livello originario, una volontà che non dipende dalla coscienza: questa è la volontà di vivere, senza senso e senza scopo. Questa volontà non ha ragione, è il puro fatto di vivere. Questa volontà è definita come legge del corpo e della vita, e qui si universalizza il concetto al mondo intero. Questo processo avviene attraverso un’estensione analogica, dato che sia il nostro corpo sia l’universo sono materiali. La volontà di vivere è l’essenza di tutta la realtà, il noumeno di kantiana memoria reso conoscibile. Si arriva a dire che io conosco tutto, ma questo tutto non ha senso e scopo, è il nulla. L’uomo vive per il nulla! La vita di ogni uomo è una tragedia insignificante, priva di senso, è l’espressione della volontà di vivere, del non-senso. Il destino è dolore-noia-morte; l’uomo soffre perché non c’è risposta ai suoi desideri.
Il dolore è il bisogno inappagato di essere ciò che non si è, dovuto al bisogno della volontà di volere e alla caratteristica di non essere mai appagata costringendo l’uomo a cercare sempre nuove mete.
La noia è l’incapacità dell’uomo di dare significato alla propria esistenza; l’uomo capisce di essere in balia della volontà che è più forte. Da qui la vita è solo un peso dettato dalla volontà di vivere. Per sfuggire a ciò, deve sfuggire al destino della volontà, la cui negazione è la noluntas”.
Schopenauer si differenzia di Nietzsche: in Schopenauer la vontà di vivere è una forza che strumentalizza l’uomo ed è negativa; in Nietzsche la volontà diventa una sorta di forza positiva che spinge l’uomo ad espandersi, a lottare e a avincere le forze della natura, utilizzando tutti i mezzi per affrontarla. Per Nietzsche infatti è necessario fare del pessimismo il punto di partenza per vivere la vita.
Come è possibile staccarsi dal dolore, se tale è l’orizzonte dell’uomo?
Nietzsche dirà che questa domanda non è corretta perché il problema non è evadere dalla realtà, affermarla. Per Schopenauer invece, ciò è possibile per la via ascetica, suddivisa in tre passaggi
1) arte: consente di liberare momentaneamente la propria individualità, però non libera l’uomo dalla strumentalizzazione;
2) compassione – moralità: l’uomo condivide il dolore con gli altri e prova pietà per gli altri: Questo da una parte spezza l’individualismo, dall’altra è un tentativo che fallisce perché l’uomo capisce che la condizione è la stessa per tutti, ma non la supera
3) noluntas: annullamento di elementi fenomenici ed intellettuali (si rompa la schiavitù delle rappresentazioni). Si nega così la dipendenza dal mondo circostante: siccome il dolore della vita è la volontà, l’uomo deve arrivare a non volere nulla da questo mondo reale in cui è immerso. Ma la volontà di vivere non può essere tolta, e questo è un errore nell’impalcatura: è una dinamica che sbaglia sul piano ontologico.
INGLESE
Thomas Hardy
Hardy was born near Dorchester in Dorset, that corresponds to Wessex”, one of the seven anglosaxon kingdoms: the term Wessex means Land of the west saxon”. It was rural Dorset that inspired his novels, a land dotted with historical remains such as Stonehenge, roman ruins, saxon and norman castles.
The novels of Hardy are considered Greek for the themes as freedom, relationship between man and fate, justice and human pain.
Hardy was influenced by Schopenauer: man is just a puppet in the hands of destiny. Mans life is governed by a force, a blind casualty that rules man and universe. This obscure fate is called The immanent will”. Man is not free to the side to make nothing (deterministic vision of life). Nature is represented as rural landscape in the contrast with the industrialised town but the nature described by Hardy is different from the nature described by the Romantic Poets: while for the romantics nature usually means joy and consolation, for Hardy nature is a enemy: it is both indifferent to man and hostile to him in the same time, a view that recalls the Italian poet Giacomo Leopardi.
Religion doesn’t help man: God is a sort of pagan divinity, that is jealous of mans happiness.
Chance is one of the component of fate or destiny. Every mans destiny in Hardys vision of life is detemined by the combination of various factors:
1) the essence of human being, that is inevitability of suffering and death;
2) the social forces: a human beings destiny is determined by sex, the family into which he/she was born, his/her psychological and physical characteristics, the times in which he/she lives. Hardy, in the novel Tess of the DUbervilles” laments not only the universes indifference to man but also the responsibility of the society in frustrating the individuals striving for goodness and happiness.
3) Casual circum stance.
As a woman of the times Tess, the protagonist of Tess of the DUbervilles”, inherits the tendency to accept other peoples will passively.
She is a victim: she is under the hands of destiny and she is not able to make nothing.
For Hardy the truth was that Tess was an innocent young girl, crushed by a series of unhappy circumstances.
In the novel there is the indifferent role of nature: for example before the coming of the police, that will arrest Tess for the murder of Alec, nature is consonant with the situation, that appears reserved, taciturn and desolated.
Hardy always introduces negative premonitions in happy situations that recall the negative destiny, such as the cockcrow after the marriage of Tess with angel and the beam on the face of Tess that awakes her on the morning of the arrest.
STORIA DELL’ARTE
Edvard Munch
Grido Il titolo è significativo. Non indica qualcosa che sta accadendo (un uomo che urla), né un luogo (il ponte), ma l’espressione interiore attraverso il grido (Munch è un espressionista, infatti). Il grido non è l’articolazione logica di un pensiero o di un sentimento in parole ordinate sintatticamente. Il grido è una reazione istintiva, l’urlo originario, primordiale, antico come l’uomo, che esprime un complesso inestricabile di sentimenti, paure, insicurezze, smarrimento, angoscia.
Ho sentito questo grido venire da tutta la natura” ha detto Edvard Munch