Nebbia di Giovanni Pascoli
28 Dicembre 2019Pianto antico di Giosuè Carducci
28 Dicembre 2019“Pianto antico” è una delle poesie più toccanti e personali di Giosuè Carducci, intrisa di dolore per la perdita del figlio, ma anche di una riflessione universale sul ciclo della vita, il tempo e la morte.
Carducci, qui, abbandona il classicismo freddo e distaccato per immergersi in un’esperienza profondamente emotiva e intima, rappresentando un momento di lacerazione nella sua esistenza.
Testo della poesia
Pianto antico
L’albero a cui tendevi
la pargoletta mano,
il verde melograno
da’ bei vermigli fior,
nel muto orto solingo
rinverdì tutto or ora
e giugno lo ristora
di luce e di calor.
Tu fior de la mia pianta
percossa e inaridita,
tu de l’inutil vita
estremo unico fior,
sei nella terra fredda,
sei nella terra negra;
né il sol più ti rallegra
né ti risveglia amor.
Introduzione
“Pianto antico” è una poesia composta da Giosuè Carducci nel 1871, dopo la morte del figlio Dante, avvenuta nel 1870 a soli tre anni. La lirica esprime il profondo dolore del poeta per la perdita del figlio, ma allo stesso tempo riflette sull’ineluttabilità della morte e sulla fragilità della vita. Carducci, con un linguaggio semplice ma altamente evocativo, stabilisce un parallelo tra la fioritura di un melograno e la vita spezzata del figlio, accentuando così il contrasto tra la vitalità della natura e la fine prematura di una vita umana.
La poesia è strutturata in quattro quartine di endecasillabi, caratterizzate da una musicalità malinconica e da immagini naturalistiche che riflettono l’inevitabile ciclo di vita, morte e rinascita.
Analisi
La poesia si apre con una descrizione serena e dolce del ricordo del figlio che tendeva la mano verso un albero, il “verde melograno” dai “bei vermigli fior”. Questo albero diventa un simbolo della vitalità e della bellezza naturale, un’immagine che contrasta fortemente con il dolore della perdita. Il melograno, un albero simbolo di abbondanza e fertilità, qui diventa un segno di vita che continua, nonostante la morte del figlio.
Il secondo verso delinea il contrasto tra il “muto orto solingo”, cioè il giardino deserto e silenzioso, e la fioritura rigogliosa dell’albero che “rinverdì tutto or ora”, con il mese di giugno che lo ristora con luce e calore. La vitalità del melograno e la sua rinascita stagionale sottolineano l’indifferenza della natura di fronte al dolore umano: mentre la natura si rigenera ciclicamente, la vita umana è unica e irripetibile.
La terza quartina introduce una metafora potente: il figlio è il “fior de la mia pianta”, una metafora familiare e affettiva che rappresenta il legame padre-figlio come quello tra un albero e il suo fiore. La “pianta” del poeta è “percossa e inaridita”, colpita dal dolore della perdita, e il figlio è descritto come l’”estremo unico fior”, l’ultimo fiore rimasto di una vita ormai arida e vuota. Questo contrasto tra l’abbondanza della natura e la perdita del poeta sottolinea la tragica fragilità della condizione umana.
L’ultima quartina, con il verso devastante “sei nella terra fredda”, sigilla il destino del figlio, ormai sepolto sotto terra, dove né il sole né l’amore possono più risvegliarlo. Il contrasto tra la vita naturale che continua e l’irreversibilità della morte si fa più netto, con il figlio che giace nella “terra negra”, lontano dalla luce e dal calore che, invece, continua a nutrire l’albero.
Commento
“Pianto antico” è una delle poesie più celebri di Carducci per la sua semplicità e intensità emotiva. L’immagine centrale del melograno, che continua a fiorire nonostante la morte del figlio, rende ancora più doloroso il senso di perdita del poeta. La natura, che in altre opere carducciane viene celebrata per la sua bellezza e vitalità, qui diventa una sorta di nemica: indifferente e inarrestabile, essa prosegue il suo ciclo di rinascita mentre il poeta è immerso nel dolore e nell’assenza.
La poesia è un perfetto esempio del lirismo classico di Carducci, che qui raggiunge un equilibrio perfetto tra forma e contenuto. La regolarità della metrica e la struttura simmetrica delle quartine conferiscono al componimento un senso di compostezza e controllo, che però contrasta con l’immensa sofferenza espressa. Il poeta cerca di contenere il dolore entro i limiti della forma poetica, ma la profondità emotiva traspare in ogni verso.
Rapporti intertestuali ed extratestuali
Per comprendere “Pianto antico” in modo più profondo, è utile analizzarne i rapporti intertestuali (ossia le connessioni con altre opere letterarie) e i rapporti extratestuali (ossia i collegamenti con eventi e contesti al di fuori della letteratura).
Rapporti intertestuali
- La poesia elegiaca della tradizione classica: Il tono elegiaco di Pianto antico richiama la grande tradizione della poesia funebre latina, come quella di Orazio e Tibullo. Il tema della natura che continua il suo ciclo mentre la vita umana è segnata dalla caducità è un tema antico, ripreso spesso nella letteratura classica. Il concetto di vita breve e fugace contrapposto alla ciclicità eterna della natura è un motivo che si trova anche in Virgilio, nella sua rappresentazione dell’agricoltura e della vita contadina.
- Il tema della perdita e del dolore in Leopardi: Carducci potrebbe aver tratto ispirazione da alcuni componimenti leopardiani, come il celebre “A Silvia”, dove anche Leopardi riflette sulla morte prematura e la fine delle speranze giovanili. Il confronto tra la natura, che continua a fiorire, e la morte prematura dell’amato è un tema che ricorre in entrambe le poesie.
- L’elegia romantica: Anche il Romanticismo europeo è una fonte di ispirazione per Carducci, in particolare il modo in cui autori come William Wordsworth e John Keats hanno trattato il tema della perdita e della morte nei loro poemi. L’attenzione alla natura, alle emozioni intime e al rapporto tra vita e morte è una caratteristica comune.
Rapporti extratestuali
- L’evento biografico personale: La morte del figlio Dante, a soli tre anni, avvenuta nel 1870, è il catalizzatore emotivo della poesia. Questo evento tragico segna profondamente la vita del poeta e si riflette in numerose sue opere, ma in Pianto antico diventa centrale. La poesia può essere vista come una sorta di “monumento” che Carducci erige in memoria del figlio perduto, trasformando il dolore personale in un’espressione universale del lutto.
- Il contesto storico e sociale: La poesia è scritta in un periodo in cui l’Italia stava ancora cercando di trovare una propria identità politica e culturale, dopo l’unificazione. Sebbene Pianto antico non affronti direttamente temi politici, la malinconia e il senso di perdita che permeano il testo potrebbero riflettere un sentimento più ampio di incertezza e inquietudine, comune nel periodo post-risorgimentale.
- Il simbolismo del melograno: Il melograno è una pianta simbolica in molte culture. Nella tradizione cristiana, il frutto è associato alla resurrezione e alla vita eterna, mentre nella mitologia greca è collegato al ciclo della vita e della morte, attraverso il mito di Persefone e Demetra. In Pianto antico, il melograno potrebbe rappresentare la continuità della vita naturale e la speranza di una vita dopo la morte, anche se tale speranza appare lontana e difficile da accettare per il poeta.
Conclusione
“Pianto antico” è una poesia che, pur nella sua semplicità, esprime una profonda riflessione sulla vita, la morte e il dolore della perdita. Attraverso la descrizione della natura, Carducci riesce a creare un contrasto potente tra la vitalità ciclica del mondo naturale e l’irreversibilità della morte umana. L’intensità emotiva del componimento è rafforzata dai suoi rapporti intertestuali con la tradizione classica ed elegiaca, così come dal contesto extratestuale legato alla biografia del poeta. In questo modo, la poesia si eleva dal piano personale a quello universale, diventando un simbolo della condizione umana di fronte alla morte e alla perdita.
Solo testo di Pianto antico
L’albero a cui tendevi
La pargoletta mano,
Il verde melograno
Da’ bei vermigli fior, 4
Nel muto orto solingo
Rinverdí tutto or ora
E giugno lo ristora
Di luce e di calor. 8
Tu fior de la mia pianta
Percossa e inaridita,
Tu de l’inutil vita
Estremo unico fior, 12
Sei ne la terra fredda,
Sei ne la terra negra;
Né il sol piú ti rallegra
Né ti risveglia amor. 16