Fleur Jaeggey
27 Gennaio 2019Programma svolto di Italiano
27 Gennaio 2019Le prime raccolte di poesie comparvero all’inizio dell’ottavo secolo: la forma poetica originaria era il “Tanka”, un componimento breve di cinque versi ispirato al contrasto tra la natura e il sentimento stesso del poeta che la contempla.
La maggiore raccolta resta il Manyoshu (raccolta di “Miriade di foglie”), un’antologia che comprende circa cinquemila componimenti poetici, tra cui spiccano sicuramente le opere del grande Yamabe No Akahito. Vi fu dopo questa raccolta (il cosiddetto “Periodo Tokugawa”) un forte risveglio nazionale e letterario che diede origine a una nuova forma poetica, che personalmente amo molto: l’haiku o haikai, breve componimento di tre versi (il primo e il terzo di cinque sillabe, il secondo di sette) in cui la natura diviene spesso un pretesto per riflettere, per esternare uno stato d’animo o un pensiero.
Caposcuola indiscussi dell’haiku sono Matsuo Basho (1644, 1694), autore che seppe dare alla poesia giapponese un tono più misurato e riflessivo, e Issa Kobayashi (1763, 1823 ), continuatore dell’opera di Basho: i suoi haiku sono splendidi .
di Matsuo Basho
“Solitudine”
Sullo stagno morto
il rumore di una rana che s’immerge.
“Destino”
Viviamo separati e facciamo cose diverse,
ma eguale è il nostro destino.
“Il canto delle cicale”
Calma immensa
che penetra nella roccia,
il canto delle cicale.
“Primavera”
Dilegua
l’eco della campana del tempo:
persiste
la fragranza dei fiori.
Ed è sera.
di Ono no Komachi:
“Tanka”
Spense la pioggia
il colore dei fiori
mentre io guardavo
vanamente passare
questa donna nel mondo.
Il genere poetico in voga ai tempi di Li Po (V sec a.C.), fin dall’inizio della dinastia Tang, era detto stile moderno che includeva poesie di versi regolati (lü shi, ?<è©©), otto versi tutti di cinque o di sette sillabe.
La lunghezza poteva anche essere di multipli di otto versi, in questo caso la composizione apparteneva al genere pai lü, versi in fila.
Oltre alla rima si dovevano bilanciare i toni fonetici delle sillabe, calcolati come tono piano (ping), se il fonema aveva il primo o secondo tono, e tono flesso (ze) se aveva il terzo o quarto tono. L’alternarsi di toni ping e ze era fissato in una serie di parametri standard. I quattro versi centrali, infine, dovevano essere paralleli come struttura sintattica, mentre il significato poteva essere parallelo o antitetico.
Il verso monco (jue ju, çµoå¥) era una composizione dimezzata rispetto ai versi regolati (lü shi, ?<è©©): quattro versi di cinque sillabe ciascuno. Di questo genere ci rimangono circa 160 composizioni di Li Po. Ed è da questo stile che in Giappone in seguito si sviluppò l'haiku(俳å¥).
Oltre a questi tipi metrici, tutti collettivamente noti come stile moderno (jin ti), si andò sviluppando uno stile antico (gu feng) che sarebbe arrivato alla maturità solo alla fine della dinastia Tang.
Li Po fu un appassionato precursore dello stile antico (gufeng å¤é£?), detto così perche’ si rifaceva al genere yue fu ä¹åºoe di epoca Han. Il nome deriva dal Ministero della musica della dinastia Han che aveva lo scopo di raccogliere le canzoni contadine e le ballate popolari: col tempo le melodie si erano perse ma era rimasti i testi. Gli yue fu di epoca Tang possedevano versi di cinque o sette sillabe, privi di vincoli tonali, con i versi dispari che rimavano tra loro (ma la cui rima poteva cambiare nel corso della poesia). Erano basati su linee melodiche centroasiatiche (sogdiane, persiane, turciche e mongole) di cui si conoscono più di 800 titoli per altrettante melodie. La lunghezza della poesia era indeterminata. Li Po fu catturato da questo genere poetico in cui riuscì a esprimere al meglio i suoi sentimenti di spontaneismo taoista, libertà e comunione con la natura.
Le occasioni poetiche erano basate su momenti di vita quotidiana: saluti per la partenza di un amico, una bevuta alla luce lunare, momenti di solitudine in luoghi sperduti, nostalgia del luogo natale, visite a monaci eremiti (visite che in genere mancano lo scopo non trovando l’eremita nel suo eremo).
Un haiku è un componimento poetico di tre versi caratterizzati da cinque, sette e ancora cinque sillabe. E’ una poesia dai toni semplici che elimina i fronzoli lessicali e le congiunzioni e trae la sua forza dalle suggestioni della natura e le sue stagioni. Lo haiku fu creato in Giappone nel secolo XVII e deriva dal Tanka, componimento poetico di 31 sillabe che risale già al IV secolo. Il Tanka formato da 5 versi con una quantità precisa di sillabe per ogni verso: 5-7-5-7-7. Eliminando gli ultimi due versi si è formato l’Haiku.
Per l’estrema brevità richiede una grande sintesi di pensiero e d’immagine. Tradizionalmente l’ultimo verso è il cosiddetto riferimento stagionale o kigo, cioè un accenno alla stagione che definisce il momento dell’anno in cui viene composta o al quale è dedicata. Soggetto dell’haiku sono scene rapide ed intense che rappresentano, in genere, la natura e le emozioni che esse lasciano nell’animo dell’haijin (il poeta). La mancanza di nessi evidenti tra i versi lascia spazio ad un vuoto ricco di suggestioni.
Gli haiku non hanno, per tradizione, alcun titolo.
La prima antologia di poesia giapponese intitolata “Manyoshu” risale all’ VIII secolo; comprende 20 volumi con 4. 500 poesie in diverso stile. Nei licei americani e in Marocco si insegnano tutt’oggi le tecniche per scrivere Haiku. Jack Kerouac ne fu grande appassionato e compositore. In Giappone si calcola che più di dieci milioni di persone (circa il 10% della popolazione) si diletta a scrivere Haiku. I gruppi di poeti che si riuniscono per parlare di Haiku si chiamano Haijin. Pressochè ogni giornale nipponico ha una sezione riservata agli Haiku.
di Yosa Buson:
Chiaro di l’una:
il pruno bianco torna
albero invernale.
Torno a vederli
fiori di ciliegio
sono già frutti, nella sera.
Una famosissima poesia mostra chiaramente la sua arte: la lingua è semplicissima, aborre ogni forma d’erudizione, la scelta cade sempre su termini di uso comune, cattura un momento, una sensazione particolare, riuscendo però a farne una categoria dell’anima, adatta a molte situazioni, in cui ci si possa facilmente rispecchiare:
Pensieri in una notte quieta
Davanti al mio letto il luccichio dei raggi della luna
fanno sembrare brina il pavimento.
Alzo la testa e osservo la luce lunare,
abbasso la testa e ripenso al paese d’un tempo.
Un altro esempio di poesia basata sulla descrizione dell’ambiente circostante e della natura, ma la cui presenza è rivolta all’immedesimazione taoista con l’universo, anziché all’evocazione nostalgica di un lontano altrove, è la seguente (scoperta secoli dopo incisa su una trave di un remoto monastero buddhista nella provincia del Hubei):
Incisione su un monastero montano
Bivacco notturno al monastero sui monti
Allungo la mano, afferro le costellazioni
Non oso parlare ad alta voce
Ho paura di svegliare chi sta sopra il cielo.