L’inserimento dell’anziano nella famiglia d’oggi
27 Gennaio 2019Luisa Zaccarelli
27 Gennaio 2019raccolte a cura di Maria Paola Viale
I magi
La carovana
non è lontana
dei Magi d’Oriente.
Scalpitìo di cavalli si sente,
suoni di pifferi, confuse
aria di cornamuse.
I re portano tesori
su cavalli bardati d’argento,
e i pastori a passo lento
ingenui cuori.
Marzo
Marzo: una lacrimetta
che una ventata asciuga,
e qualche nuvoletta
che il sole mette in fuga.
Minaccia di bufera
e poi, tutto ad un tratto,
riso di primavera.
Oh! marzo, marzo matto
PLENILUNIO
Luna tonda
e rossa, sul mare.
Fuoco di raggi danza
sull’onda scura.
Plenil’unio
magico momento.
Volano i miei pensieri
lanugine nel vento.
Assaporo profonde
emozioni, nel silenzio.
“Dammi la mano e la vita
E usciamo: la luna c’invita…”
A.S. Novaro da Il Cuore Nascosto
INVITO
Invita le stelle del cielo
alla tua festa nunziale
verranno con l’abito di gala.
Veglieranno discrete
la notte d’amore.
La luna sussurrerà al tuo cuore
un augurio che dice
“Ogni giorno della vita nuova
sia fiorito di gioia”.
“Voce a sera di campana
Che rimemora ciò che fu…”
A.S. Novaro da Il Piccolo Orfeo
Miei cari,
voi che avete ali per volare
sostate un istante a questa casa
aperta alla brezza dei ricordi.
Camminavamo insieme nella vita
a piedi nudi, sopra dure pietre
contenti di ogni briciola di sole.
Al mesto focolare
confido il mio dolore
la speranza di rivedervi ancora.
Cammineremo tenendoci per mano
lungo strade asfaltate di luce.
Rifiorirà la vita nella gioia.
“O Maria…il tuo Figliuolo…
Spenta è per Lui la guerra…”
A.S. Novaro da La Madre di Gesù
SUPPLICA
Sulle torri rullano
tamburi di guerra.
Madre di Cristo
manda tuo figlio
messaggero di pace sulla Terra.
La sua mano onnipotente
plachi il vento dell’odio
semini nei cuori
desideri di pace.
“Noi siamo il fiore dell’eterno seme…
Di là dalla fuggevole vigilia
Ci attende la più grande maraviglia”
A.S. Novaro da Il Piccolo Orfeo
A MONTALE1
Si dice, Eugenio, che non hai saputo
guardare oltre la muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.
Per me quell’OLTRE tu l’hai percepito
l’hai collocato nel luogo sconosciuto
dove vapora la vita quale essenza.
Ora che vivi tra bionde trasparenze
il tuo messaggio sul futuro si è chiarito.
Non mostreremo più
agli azzurri specchianti del cielo
l’ansietà del volto giallino.
Vivremo un nuovo destino
come fiori impazziti di luce.
“Tutto m’è raro, impreveduto dono
Grazia fiorita,
O vita!”
A.S. Novaro da Il Piccolo Orfeo
LA VITA E’ DONO
Acqua di fiume che corri al mare
già nell’infanzia verde e lontana
tu mi cantavi una dolce canzone
“La vita e’ dono”.
Sono passate cento stagioni
il tuo messaggio non è mutato.
Nell’ora grigia della bufera
lo sento ancora cantarmi in cuore
“La vita e’ dono”.
“Sono il fanciullo dell’età lontana…”
A.S. Novaro da Il Piccolo Orfeo
TEMPO d’INFANZIA
Anni lontani.
Sull’uscio di casa
urlava la guerra
– col suono sgraziato
di cento sirene –
un canto di morte.
Ma dentro la casa
splendeva il sereno
il sole robusto
di chi si vuol bene
e un cuore di bimba
sognava la vita
fiorita di stelle.
“La madre…
Accanto aveva il suo figliuolo…”
A.S. Novaro da La casa del Signore
MATERNITA’
Ghirlande di speranza
sui rami dell’attesa.
Oggi s’è aperto il grembo
hai partorito il frutto
di un sogno accarezzato.
La felicità ripete al tuo cuore
un ritornello d’amore
“Sei diventata mamma”.
“Dorme il bimbo ancora sotto i veli
Dove la madre tacita lo pose…”
A.S. Novaro da Il Cestello
PER UNA MAMMA
Suonano nel tuo cuore
campane di gioia.
Il bimbo è nato
dischiuso come fiore
di rinata primavera.
Cullalo tra le braccia
stringilo dolce al cuore
sogna per lui limpidi cieli
tu che hai dato la vita
ad un germoglio d’amore.
“Voce di cuore che non si rassegna
Che al fuoco acceso del suo dolore…”
A.S. Novaro da Il Piccolo Orfeo
ZIA LAURA
Piangi, mio cuore.
Ha reclinato il capo
l’ultimo fiore
del ceppo antico.
Tu sai cos’è la vita
– una folata di vento –
E nella vita il dolore
crine pungente.
I doni
Primavera vien danzando
vien danzando alla tua porta.
Sai tu dirmi che ti porta ?
– Ghirlandette di farfalle,
campanelle di vilucchi,
quali azzurre, quali gialle
e poi rose, a fasci e a mucchi.
E l’estate vien cantando
vien cantando alla tua porta,
sai tu dirmi che ti porta ?
– Un cestel di bionde pèsche
vellutate, appena tocche;
e ciliege lustre e fresche
ben divise a mazzi e a ciocche.
Vien l’autunno sospirando
sospirando alla tua porta,
sai tu dirmi che ti porta ?
– Qualche bacca porporina,
nidi vuoti, rame spoglie,
e tre gocciole di brina,
e un pugnel di morte foglie.
E l’inverno vien tremando.
vien tremando alla tua porta,
sai tu dirmi che ti porta ?
-Un fastel d’aridi ciocchi,
un fringuello irrigidito;
e poe neve, neve a fiocchi,
e ghiacciuoli grossi un dito.
San Francesco
Agli uomini che avean elmo e corazza,
che avean la spada e la ferrata mazza
dicea: – Gesù nessuna guerra vuole,
vuol che vi amiate sotto il dolce sole.
Dicea: – Gesù non vuol nessuna guerra,
vuol che vi amiate sulla dolce terra.
La tortorella mai non piange sola:
presso ha il compagno che la racconsola;
le piccole api fanno lor cellette
concordi, e ognuna un po’ di miel vi mette;
le rondinelle van per miglia e miglia
concordi, e ognuna un chicco solo piglia.
Amatevi anche voi, dunque. Lasciate
il ferro e l’ira. Amatevi, e cantate!
I MESI DELL’ANNO
Gennaio mette ai monti la parrucca,
Febbraio grandi e piccoli imbacucca;
Marzo libera il sol di prigionia,
April di bei color gli orna la via;
Maggio vive tra musiche d’uccelli,
Giugno ama i frutti appesi ai ramoscelli;
Luglio falcia le messi al solleone,
Agosto, avaro, ansando le ripone;
Settembre i dolci grappoli arrubina,
Ottobre di vendemmia empie le tina;
Novembre ammucchia aride foglie in terra,
Dicembre ammazza l’anno, e lo sotterra.
Il ruscello
di Angiolo Silvio Novaro
C’era una volta un giovane ruscello
color di perla, che alla vecchia valle
tra molli giunchi e pratoline gialle,
correva snello;
e c’era un bimbo che gli tendea le mani
dicendo: “A che tutto cotesto foco?
Posa un po’ qui: si gioca un caro gioco
se tu rimani.
Se tu rimani, o movi adagio i passi,
un lago nasce e nell’argento fresco
della bell’acqua io, con le mani, pesco
gemme di sassi.
Fermati dunque, non fuggir così!
L’uccello che cinguetta ora sul ramo
ancor cinguetterà, se noi giochiamo
taciti qui”.
Rise il ruscello e tremolò commosso
al cenno delle amiche mani tese;
e con un tono di voce cortese
disse: “Non posso!
Vorrei: non posso! il cuor mi vola: ho fretta.
A mezzo il piano, a leghe di cammino,
la sollecita ruota del mulino
c’è che mi aspetta;
e c’è la vispa e provvida massaia
che risciacquar la nuova tela deve
e sciorinarla sì che al sole neve
candida paia;
e v’è il gregge, che a sera porge il muso
avido a bere di quest’onda chiara,
e gode s’io lo sazio, poi ripara
contento al chiuso.
Lasciami dunque” terminò il ruscello
“correre dove il mio dover mi vuole”.
E giù pel piano, luccicando al sole,
disparve snello.
Ci vuole così poco
Angiolo Silvio Novaro
Ci vuole così poco
a farsi voler bene,
una parola buona
detta quando conviene,
un po’ di gentilezza,
una sola carezza,
un semplice sorriso
che ci baleni in viso.
Il cuore sempre aperto
per ognuno che viene:
ci vuole così poco
a farsi voler bene.
San Francesco e il lupo
Angiolo Silvio Novaro
Viveva un dì, narra un’antica voce
intorno a Gubbio un lupo assai feroce
che aveva i denti più acuti che i mastini
e divorava uomini e bambini.
Dentro le mura piccole di Gubbio
stavano chiusi i cittadini e in dubbio
ciascuno della vita. La paura
non li lasciava uscire dalle mura.
E San Francesco venne a Gubbio, e intese
del lupo, delle stragi, delle offese;
ed ebbe un riso luminoso e fresco,
e disse: “O frati, incontro al lupo io esco!”.
Le donne avevano lagrime così
grosse, ma il Santo ilare e ardito uscì.
E a mezzo al bosco ritrovò il feroce
ispido lupo, e con amica voce
gli disse: “O lupo, mio fratello lupo,
perché mi guardi così ombroso e cupo?
Perché mi mostri quegli aguzzi denti?
Vieni un po qua, siedimi accosto e senti:
Io so che tu fai molto male a Gubbio
e tieni ognuno della vita in dubbio,
e so che rubi uccidi e non perdoni
nemmeno ai bimbi, e mangi i tristi e i buoni:
Orbene ascolta: come è vero il sole,
ciò che tu fai è male. Iddio non vuole!
Ma tu sei buono; e forse ti ha costretto
a ciò la fame. Ebbene, io ti prometto
che in Gubbio avrai dora in avanti il vitto:
ma tu prometti essere onesto e dritto
e non dare la minima molestia:
Essere insomma una tranquilla bestia.
Prometti dunque tutto questo, dì?”.
Il lupo abbassò il capo, e fece: “Si!”.
“Davanti a Dio tu lo prometti?”.
E in fede il lupo alzò molto umilmente un piede.
Allora il Santo volse allegro il passo
a Gubbio, e il lupo dietro, a corpo basso.
In Gubbio fu gran festa, immenso evviva:
scoppiò la gioia, e fino al ciel saliva.
E domestico il lupo entro rimase
le chiuse mura, e andava per le case
im mezzo ai bimbi come un vero agnello,
e leccava la gota a questo e a quello.
E poi morì. E fu da tutti pianto
e seppellito presso il campo santo
Che dice la pioggerellina di Marzo?
Angiolo Silvio Novaro
Che dice la pioggerellina
di marzo, che picchia argentina
sui tegoli vecchi
del tetto, sui bruscoli secchi
dellorto, sul fico e sul moro
ornati di gèmmule doro?
Passata è luggiosa invernata,
passata, passata!
Di fuor dalla nuvola nera,
di fuor dalla nuvola bigia
che in cielo si pigia,
domani uscira Primavera
guernita di gemme e di gale,
di lucido sole,
di fresche viole,
di primule rosse, di battiti dale,
di nidi,
di gridi,
di rondini ed anche
di stelle di mandorlo, bianche…
Che dice la pioggerellina
di marzo, che picchia argentina
sui tegoli vecchi
del tetto, sui bruscoli secchi
dellorto, sul fico e sul moro
ornati di gèmmule doro?
Ciò canta, ciò dice:
e il cuor che lascolta è felice.
Che dice la pioggerellina
di marzo, che picchia argentina
sui tegoli vecchi
del tetto, sui bruscoli secchi
dellorto.
Angiolo Silvio Novaro
Rondini
Le rondini gridano l’ora
dai tetti. Vengono e vanno.
La terra si sveglia, lavora
a spogliarsi il grezzo panno,
viso e abito rinnovella,
cangia lana in seta bella.
La nuvola in aria si perde
la collina. luccica tutta,
i sentieri han l’erba verde
e la siepe stecchita ributta,
e l’azzurrognolo timo
mette fiori per il primo.
Dolce tempo, chiara grazia!
esce il gregge dall’ovile
e l’uomo esce dal suo gelo
è si sente più gentile
e più buono, e Iddio ringrazia.