
Confronto fra una poesia di Cesare Pavese e una canzone di Roberto Vecch…
28 Gennaio 2016
Chi era Raoul Follereau
28 Gennaio 2016Le poesie di Karol Wojtyla, che sarebbe poi diventato Papa Giovanni Paolo II, riflettono una profonda introspezione spirituale e una sensibilità poetica che abbraccia sia il mistero della vita e della morte, sia la bellezza della creazione.
Chi era Giovanni Paolo II
Karol Wojtyla detto Giovanni Paolo II ha vissuto la sofferenza della seconda guerra mondiale e la crudeltà dei nazifascisti che uccidevano gli ebrei.
Nel 1978 viene nominato Papa tra lo stupore di tutti, un uomo venuto da molto lontano (dopo 455 anni il primo papa non italiano dai tempi di Adriano Vl 1522-23) che dice alla folla “se sbaglio mi corrigerete”
Nel 1981 subì un attentato per le sue idee, e rimase gravemente ferito.
Lui ha contribuito a sconfiggere alcuni stati totalitari e si è opposto alla guerra fredda che grazie al suo contributo terminò senza conseguenze.
Con la non violenza ha abbattuto molti muri, i muri dei cuori di molte persone…
Giovanni Paolo II era un punto di riferimento per i giovani, tanto che ha creato la Giornata mondiale della gioventù
Inoltre, ha aiutato le famiglie povere dell’ Africa, e in genere i poveri del mondo, donando loro la speranza.
Per questo ha incontrato Madre Teresa di Calcutta e ha vinto due premi nobel per la pace.
Karol Wojtyla è morto il 2 aprile del 2005, senza nascondere a nessuno la sua malattia e la sua sofferenza.
Fu nominato al suo posto Papa Benedetto XVI che ha proseguito sule sue tracce.
Del resto Ratzinger era considerato la «mano destra» di papa Wojtyła, che lo aveva nominato prefetto della Congregazione per la dottrina della fede Il 25 novembre 1981.
Giovanni Paolo II è stato canonizzato il 1° maggio 2011 perché era un lavoratore.
Ecco il testo e il commento di due poesie di Giovanni Paolo II:
1) Sulla tua bianca tomba
Sulla tua bianca tomba
sbocciano i fiori bianchi della vita.
Oh quanti anni sono già spariti
senza di te – quanti anni?
Sulla tua bianca tomba
ormai chiusa da anni
qualcosa sembra sollevarsi:
inesplicabile come la morte.
Sulla tua bianca tomba,
Madre, amore mio spento,
dal mio amore filiale
una prece:
A lei dona l’eterno riposo.
1. “Sulla tua bianca tomba”
Questa poesia è una meditazione sulla perdita e sulla memoria della madre, scritta con un tono dolente ma profondamente rispettoso. Wojtyla riflette sul tempo trascorso dalla morte della madre, evocando l’immagine della “bianca tomba” come un simbolo di purezza e di pace eterna. I “fiori bianchi della vita” che sbocciano sulla tomba rappresentano il continuo ciclo della vita e il ricordo che perdura nonostante l’assenza fisica.
Il contrasto tra la tomba “ormai chiusa da anni” e “qualcosa che sembra sollevarsi” suggerisce il mistero della morte e della resurrezione, temi centrali nella fede cristiana. La poesia culmina in una preghiera filiale, chiedendo il “riposo eterno” per la madre, esprimendo un profondo amore e un desiderio di pace per l’anima amata. C’è una commistione di dolore, speranza e fede, che riflette la capacità di Wojtyla di vedere la trascendenza nel dolore umano e nella separazione.
2) Lo spazio necessario alle gocce della pioggia di primavera
Posa un attimo lo sguardo sulle gocce di fresca pioggia:
vedi, in essa concentra la sua luce tutto il verde
delle foglie di primavera
e così quasi tutte si addensano nelle gocce, traboccando
dai propri confini.
e anche se i tuoi occhi sono pieni di stupore
non puoi davvero aprire tutto il tuo pensiero
Invano cercherai d’acquietarlo, come un bambino destato dal sonno:
non rinunciare al bagliore degli oggetti, resta, caro
nel tuo stupore!
Parole inutili! Come non senti? Per sua virtù
sei così immenso nel chiarore delle cose
che devi cercare per esse, in te, uno spazio migliore.
2. “Lo spazio necessario alle gocce della pioggia di primavera”
Questa poesia è un inno alla bellezza e al mistero della natura, visto attraverso le gocce di pioggia primaverile. Wojtyla invita il lettore a fermarsi e contemplare la meraviglia del mondo naturale, in particolare il modo in cui la luce e il colore del verde primaverile si concentrano nelle gocce di pioggia. Le gocce diventano così un microcosmo che riflette l’intera vitalità della primavera, trascendendo i propri confini fisici.
Il poeta suggerisce che l’osservazione della natura evoca uno stupore che non può essere completamente compreso o espresso, e che questo stupore è una parte essenziale dell’esperienza umana. Wojtyla incoraggia a non “rinunciare al bagliore degli oggetti”, ma a restare in questo stato di meraviglia, poiché è attraverso di esso che si può percepire la profondità e la vastità del mondo. L’idea che “devi cercare per esse, in te, uno spazio migliore” può essere interpretata come un invito a trovare in noi stessi un luogo dove custodire e valorizzare queste esperienze, un luogo che dia spazio alla bellezza e alla riflessione.
Conclusione
In entrambe le poesie, Wojtyla dimostra una profonda spiritualità e una capacità di trovare il sacro sia nell’esperienza della perdita che nella bellezza della natura. La sua poesia esplora il mistero della vita e della morte, esortando alla contemplazione e alla riflessione interiore, e trasmette un messaggio di speranza, amore e meraviglia per il creato. Le sue parole risuonano come un invito a cercare il significato più profondo nelle esperienze quotidiane e a mantenere viva la connessione con ciò che è trascendente.