Verbi della terza coniugazione
27 Gennaio 2019Maurizio Zini
27 Gennaio 2019dalla Storia romana
di Carlo Zacco
Dopo i Gracchi. Morti i Gracchi il potere passò nuovamente al Senato, come al solito in mano alle solite famiglie che operavano secondo la solita politica di concessioni zero nei confronti di proletari, Cavalieri e Italici.
Ottimati e Popolari. Si vennero a formare due partiti: da un lato gli Optimates, ovvero i sostenitori del Senato; dall’altro i Populares, gli oppositori, vi rientravano ovviamente Plebei, Cavalieri e Italici che avevano raggiunto un certo benessere, e anche nobili particolarmente illuminati. Il proletariato, in quanto molto manipolabile, oscillava tra i due in, e prestava il proprio consenso a chiunque potesse soddisfare i suoi bisogni nell’immediato.
L’età dei capi militari. Il I secolo a.C. è caratterizzato da una forte conflittualità interna. Dopo la morte dei Gracchi i Tribuni della Plebe non hanno più la forza per affrontare i conflitti, e la tendenza è quella ad appoggiarsi ai comandanti militari, che dominano questa fase della storia romana.
? La guerra Giugurtina
Giugurta. Nel 112 a.C. Roma si vide costretta a dichiarare guerra Giugurta, re della Numidia. Giugurta aveva ereditato il potere insieme ai due cugini; al fine di potersi proclamare unico Re li fa uccidere, e con essi gli oppositori politici, tra cui diversi commercianti Romani e Italici che risiedevano in quel territorio. Questo è il motivo della guerra.
Mario. La Guerra andò avanti senza che i romani potessero ottenere una vittoria definitiva fino al 107 a.C., anno in cui il partito dei Populares, in particolare i Cavalieri, riuscì a far eleggere console Caio Mario, homo novus in quanto non discendeva da famiglie nobili, e ex luogotenente che aveva preso parte alla guerra giugurtina.
– la riforma di Mario. Come prima cosa Mario varò un’importantissima riforma dell’esercito: la leva non più obbligatoria ma volontaria; e il reclutamento non più basato sul censo ma libero. Questo apriva l’esercito ai ceti proletari, gli ex coltivatori impoveriti (capite censi).
Fine della guerra. Grazie alla nuova composizione dell’esercito e all’astuzia di Lucio Cornelio Silla, che con uno stratagemma riuscì a catturare Giugurta con l’inganno, la guerra in Numidia si concluse nel 105 a.C. con una vittoria romana.
Il nuovo esercito
Prima della riforma di Mario l’esercito romano era così strutturato: diviso in cinque gruppi: hastati, principes, triarii, velites, equites, ognuno col proprio ruolo specifico, e tutti arruolati in base al censo. Senza proprietà non vi era arruolamento. La riforma di Mario del 107 a.C. modifica proprio questo aspetto, il reclutamento diviene su base volontaria e apre l’esercito ai proletari, che dora in poi possono avere possibilità di guadagno e di sostentamento. Inoltre la leva non fu più temporanea ma stabile, l’esercito divenne così fatto di professionisti legati al proprio comandante. Venne meno anche la differenziazione in cinque gruppi, e tutti i militari ebbero un equipaggiamento uniforme.
? La guerra contro Cimbri e Teutoni
Cimbri e Teutoni. Un altro problema militare che dovette risolvere fu quello delle invasioni di Cimbri e Teutoni in Francia. Cimbri e Teutoni erano popolazioni germaniche provenienti dallo Jutland e che in quegli anni avevano invaso la Provenza, annientando le truppe romane e minacciando di entrare in Italia.
– Vittorie di Mario. Mario li affrontò e li sconfisse in due battaglie vittoriose: nel 102 a.C. sconfisse i Teutoni ad Aquae Sextiae, l’odierna Aix-en-Provence; nel 101 a.C. i Cimbri a Campi Raudii, vicino Vercelli. Per queste vittorie Mario fu annoverato tra i grandi generali romani, e fu rieletto console bel cinque volte!
Declino di Mario. Sul versante politico Mario non fu altrettanto fortunato. La sua politica fu l’espressione della volontà dei populares e varò riforme in favore delle classi meno abbienti. Il culmine di questa politica venne toccato nel 100 a.C. quando il tribuno della Plebe Lucio Apuleio Saturnino fece approvare una legge che prevedeva la distribuzione di terre della Gallia Cisalpina anche ai veterani di Mario (ex proletari). Questo provvedimento provocò una dura opposizione non solo del Senato, ma anche della plebe, che non voleva perdere i propri privilegi di cittadinanza. Scoppiò una rivolta, che Mario dovette reprimere su ordine del Senato. Questo gli fece perdere il sostegno dei populares.
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