Sintesi delle conoscenze e delle abilità che un docente deve possedere
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27 Gennaio 2019Docenti e meritocrazia. Una proposta originale? (1)
OrizzonteScuola – 5 gennaio 2010
di A. Lalomia
In unintervista rilasciata di recente al quotidiano Il Tempo” (2), il segretario generale dello SNALS Confsal, Marco Paolo Nigi, alla domanda di Natalia Poggi su come valutare i docenti, si è espresso in questi termini:
«Non è un problema di facile soluzione […] perché non abbiamo un sistema di valutazione già collaudato come succede in alcuni paesi europei. Noi, quindi, pensiamo che, attualmente, il merito sia valutabile con il metro dell’anzianità di servizio cioè un elemento di professionalizzazione. E che quindi per la valutazione bisognerebbe partire da una selezione di quei docenti che hanno almeno una ventina danni di anzianità professionale» .
Dopo la selezione, «Chi è destinato al merito potrà accedere a una specie di corso-concorso di formazione che tenga conto dei titoli personali, dei titoli di studio. Quelli ammessi verrebbero, così, gratificati […] Il premio consisterebbe in un aumento particolare dello stipendio, perché si farebbe ricorso […] al 30% dei risparmi di tre anni di finanziaria (in base allart 64 del 133) che sono stati destinati al merito dei docenti. Alla fine, sarà un premio più simbolico che reale».
Questa dichiarazione, visto che (almeno fino ad oggi) non è stata smentita dall’interessato, suscita alcuni interrogativi che vale forse la pena esaminare brevemente (3) .
1. Nigi riconosce che in definitiva l’unico risultato che ricaverebbero i docenti più bravi da una procedura del genere sarebbe un elogio al merito, magari con tanto di cerimonia ufficiale nell’aula magna della scuola. Quanto a compensi veri (monetari o di carriera), neanche a parlarne. Gli va dato atto di questa importante precisazione.
2. E’ molto triste, però, constatare che il segretario di un sindacato così ‘imponente quanto a numero di iscritti non riesca a concepire altre forme di valutazione diverse dall’anzianità di servizio, che di per sé non significa molto e comunque non rappresenta certo un elemento di professionalizzazione”, come Nigi sostiene. In realtà, mi duole precisarlo, si tratta di un parametro vecchio quanto il mondo e che per di più è all’origine di molte delle disfunzioni presenti nel settore pubblico e in primo luogo nella scuola. Si può svolgere per decenni in modo mediocre il proprio lavoro, senza subire particolari noie, magari in attività che nulla hanno a che vedere con l’insegnamento (anche nella scuola, pur rimanendo formalmente docenti).
3. Nigi parla di ‘corsi-concorsi: da chi dovrebbero essere svolti E soprattutto: quanto costerebbero? E inoltre: dove dovrebbero essere reperiti i fondi, visto che egli stesso afferma che i docenti ‘promossi riceverebbero «[…] un premio più simbolico che reale»? Non esistono soldi per mettere in sicurezza un’infinità di scuole (che, non rispettando le leggi al riguardo, rimangono a rischio e quindi dovrebbero essere chiuse immediatamente) e addirittura, in alcuni casi, neanche per consentire loro procedure per unefficace derattizzazione (4) e si dovrebbero trovare per questi ‘corsi-concorsi ? Non è un po troppo ottimista ?
4. Unanzianità di servizio ventennale rappresenta quasi la norma nel nostro Paese, dove in genere si passa di ruolo dopo più di una ventina danni di servizio (5) . E’ un dato rilevante, nell’economia dell’intero discorso.
5. In che cosa consisterebbero i ‘titoli personali ? Se con questa formula il segretario dello SNALS si riferisce agli anni di servizio (come sembrerebbe evincersi), se ne deduce che a frequentare questi ‘corsi-concorsi dovrebbe essere la stragrande maggioranza dei docenti italiani (V. punto precedente, n. 4). E allora, la domanda che ho posto prima sul costo di questi ‘corsi-concorsi mi sembra ancora più pressante e necessaria, fondamentale direi, anche per capire da dove lo SNALS trae la certezza che un’operazione di questo tipo sia effettivamente realizzabile.
6. E’ sicuro Nigi che docenti cinquantenni ‘multititolati, con due o tre lauree, diplomi di specializzazione, master, interi ‘pacchetti di abilitazioni e quant’altro (titoli acquisiti spesso soltanto con concorsi, non con ‘corsi-concorsi, da cui, magari, uscirebbero peraltro tutti promossi), con una trentina di anni di servizio, accetterebbero di seguire questi ‘corsi-concorsi (per mesi e mesi, continuando a svolgere la normale attività didattica), per essere ‘(ri)formati , sapendo per di più che al loro termine riceverebbero come compenso soltanto una stretta di mano, una pacca sulle spalle e una foto ricordo ?
Potrei aggiungere dell’altro, ma mi fermo qui, per evitare di essere considerato pregiudialmente ostile allo SNALS (il che è falso).
Una cosa comunque mi amareggia moltissimo: e cioè che, a quanto pare, un sindacato così rappresentativo come lo SNALS non riesca ad accettare l’idea che uno strumento valido, concreto, semplice ed economico per valutare un docente potrebbe -e dovrebbe- essere quello delle pubblicazioni, come ho cercato di evidenziare in un testo apparso in altra sede (6) , esattamente come avviene in ambito universitario. A questo punto, forse, bisognerebbe spingersi oltre: nella scuola si dovrebbe diventare docente di ruolo soltanto se si dispone di una lista di proprie pubblicazioni, che dovrà essere arricchita nel corso degli anni, favorendo così sostanziali miglioramenti di carriera e di stipendio. Ripeto: nella scuola, chi non ha pubblicato, non dovrebbe entrare in ruolo e chi non continua a pubblicare non dovrebbe progredire di carriera.
Idee astratte ? Non credo. Nelle scuole italiane insegnano centinaia e centinaia di docenti che possono vantare una ricchissima bibliografia, con volumi pubblicati dalle più prestigiose case editrici nazionali, che collaborano a quotidiani e riviste, che hanno vinto premi di assoluto rilievo. E sto parlando soltanto dei casi più illustri, come quello che si riferisce ad un istituto superiore di Roma, poco distante dal Ministero, dove opera, come docente di Italiano e Storia, una delle più famose poetesse del nostro Paese, contesa dalle più blasonate case editrici. Tutto questo non deve contare nulla ?
Mi si permetta di esprimere la mia forte perplessità.
Eppure, Nigi stesso è un docente autore, ed anzi, tra i più autorevoli, con importanti saggi sulla legislazione scolastica. Non vuole che il giudizio su di lui passi anche -se non soprattutto- attraverso la lettura e la valorizzazione delle sue opere ?
Ripeto: tutto questo è molto triste e direi quasi avvilente. L’idea secondo cui le pubblicazioni dovrebbero rappresentare lasse attorno a cui far ruotare l’intera fase di valutazione del docente e il parametro principale per stabilire avanzamenti di carriera e vantaggi economici, continua ad essere rifiutata pregiudizialmente, per motivi che forse sono fin troppo intuibili.
Per inciso, trovo curioso che un sindacato che per tradizione viene considerato ultra-moderato e molto vicino alle posizioni governative (indipendentemente dal colore politico della maggioranza), dimentichi che uno dei punti di forza dell’attuale esecutivo è l’innovazione del Paese, uninnovazione che passa anche, evidentemente, attraverso la valorizzazione di competenze e di professionalità che i docenti hanno acquisito e acquisiscono anche in ambito extrascolastico.
Con tutto il rispetto per Nigi, ritengo che alla sua proposta ‘originale molti docenti italiani, soprattutto quelli che da anni dedicano tutto il loro tempo libero alle pubblicazioni, sottraendolo addirittura agli affetti e ad attività più remunerative; i quali non credono nell’autoreferenzialità, dietro cui troppo spesso si nascondono certi ‘colleghi (e di solito sono proprio quelli che valgono di meno, al di là dell’importanza che si attribuiscono, che magari sono privi di titoli di studio superiore e che non hanno mai pubblicato alcunché, spesso per il semplice motivo che non sanno scrivere); che si pongono anzi continuamente in discussione, grazie ai loro testi (che vengono letti e giudicati dagli allievi e in tutto il mondo, se pubblicano in rete -un particolare che non mi sembra trascurabile-); i quali rifiutano uno statalismo tanto opprimente, quanto generoso con i mediocri e ostile con chi vale davvero; non siano interessati.
Lingiustizia viene perpetrata nei loro confronti giorno dopo giorno.
Vogliamo aggiungere anche le beffe ?
Note
(1) Questo è il settimo testo della serie Docenti e meritocrazia”. L’ultimo, Docenti e meritocrazia. Pubbblicazioni. Solo per i dirigenti?, è stato pubblicato il 4-09-09 nella sezione ‘Varie di questo portale.
(2) Natalia Poggi, Docenti meritevoli. Ma chi li giudica ?”, apparso il 13-12-09 sul Tempo”
).
(3) Su questo portale, così come su www.atuttascuola.it/ si trovano testi di straordinario valore circa la valutazione dei docenti. Per Orizzonte Scuola” mi riferisco soprattutto agli innumerevoli e preziosi interventi di Lalla. Circa il secondo portale, vorrei citare almeno Quando arriverà la valutazione degli insegnanti ?”
), di Luigi Gaudio.
Un’altra fonte è costituita senz’altro da www.edscuola.it/ .
(4) E solo i docenti che sono costretti ad interrompere le lezioni più volte nel corso della.s. per la presenza in aula di ‘clandestini, che provocano il panico tra gli allievi, conoscono bene quanto sia diffuso e serio questo problema. Un problema di cui spesso si ignora l’esistenza anche all’interno dell’istituto per il senso di grande responsabilità dei docenti, i quali, pur dovendo interrompere le lezioni, non annotano gli episodi sul Registro di classe (perché sanno a quali conseguenze andrebbe incontro la scuola). Sull’argomento, cfr. Animali pericolosi a scuola. Che fare?”, apparso il 19-03-09 su questo portale e attualmente disponibile attraverso la copia cache di GOOGLE.
(5) Ma non mancano casi di docenti che vanno in pensione dopo quattro o cinque anni di ruolo, per raggiunti limiti di servizio.
(6) Bozza di proposta di legge” presente nella mia pagina all’interno di www.atuttascuola.it/
)