L’obbedienza non è più una virtù di Lorenzo Milani
28 Dicembre 2019La Mandragola la miglior commedia del cinquecento
28 Dicembre 2019Il Canto V del Purgatorio è il canto della misericordia divina, del pentimento all’ultimo momento, e del dialogo tra il mondo dei vivi e quello dei defunti.
Introduzione al contesto
Il Canto V si apre con Dante che, seguendo Virgilio lungo le balze del Purgatorio, si imbatte in un gruppo di anime che si stupiscono della presenza del suo corpo vivo, poiché l’ombra proiettata dal suo corpo interrompe la luce. Queste anime appartengono alla schiera dei morti per violenza, ma che hanno ottenuto il perdono divino grazie al loro pentimento in punto di morte. Questo è un tema profondamente significativo, poiché Dante ci mostra come la misericordia divina può raggiungere anche coloro che sembrano essere perduti, sebbene il pentimento debba essere sincero e, soprattutto, ultimo atto prima della morte.
Analisi e commento dei versi
Versi 1-12: La meraviglia delle anime e il consiglio di Virgilio
Dante e Virgilio camminano insieme quando una voce tra le anime esclama stupita per la presenza del corpo vivo di Dante, notando che la luce non lo attraversa, come accade per le anime spirituali. Le anime, infatti, non proiettano ombre, mentre Dante, essendo ancora in vita, rompe il raggio di luce.
- Virgilio ammonisce Dante di non distrarsi per il mormorio delle anime, ricordandogli che deve mantenere la sua mente concentrata sul percorso spirituale. Il suo monito si fa solenne: “Sta come torre ferma”, un’espressione che sottolinea la necessità di mantenere stabilità interiore, non lasciarsi travolgere dai dubbi e dalle opinioni altrui. È un consiglio che richiama un equilibrio mentale e una determinazione salda per chi, come Dante, sta affrontando un viaggio di purificazione.
Versi 13-30: L’incontro con le anime e la richiesta di chiarimento
Mentre proseguono, Dante e Virgilio si imbattono in un gruppo di anime che cantano il “Miserere”, il canto del pentimento. Non appena si accorgono che Dante è vivo, smettono di cantare e mandano due messaggeri per capire chi egli sia.
- Virgilio spiega che il corpo di Dante è “vera carne”, cioè è ancora vivo. Il riferimento alla “vera carne” è interessante, poiché sottolinea la condizione umana, tangibile, in contrasto con la dimensione spirituale delle anime. La presenza di Dante vivo ha un effetto dirompente, quasi miracolistico, nel mondo purgatoriale, perché rappresenta un ponte tra il mondo dei vivi e quello dei morti.
Versi 31-72: Le anime chiedono preghiere
Le anime, ora che sanno che Dante è vivo, si avvicinano a lui e lo implorano di fermarsi per poter chiedergli un favore. Queste anime, morte in modo violento, non hanno avuto modo di purgarsi completamente prima della morte, ma si sono pentite all’ultimo momento, ottenendo il perdono divino. Ciò che chiedono a Dante è che, una volta tornato nel mondo dei vivi, possa pregare per loro o far pregare altri per la loro salvezza, affinché possano purgarsi dalle colpe e raggiungere il Paradiso.
- Tra le anime, una in particolare si rivolge a Dante: è un uomo di Fano, che implora Dante di portare in quella città la richiesta di preghiere per lui, affinché possa purgare le sue gravi colpe.
Questa scena rivela uno degli elementi fondamentali della teologia del Purgatorio dantesco: la solidarietà tra vivi e morti. Le anime, infatti, non possono ottenere la salvezza soltanto tramite le proprie sofferenze, ma hanno bisogno dell’intercessione dei vivi attraverso le preghiere. È un tema di profonda rilevanza spirituale, poiché sottolinea l’idea che la salvezza non è mai individuale, ma collettiva: i vivi possono influire sul destino delle anime in Purgatorio.
Conclusione
Dante, in questi versi, ci offre una visione straordinaria del Purgatorio come luogo di pentimento, speranza e attesa della salvezza. Il canto mette in luce l’importanza delle preghiere dei vivi per accelerare la purificazione delle anime e illustra, con forza, il legame indissolubile tra i mondi terreni e ultraterreni. La guida di Virgilio non solo rappresenta la sapienza classica, ma è anche il simbolo della ragione che aiuta Dante a mantenersi saldo nel cammino verso la salvezza.
Testo e Parafrasi dei versi (1-72)
Testo e parafrasi dei primi 72 versi del Canto quinto del Purgatorio di Dante
Testo
Io era già da quell’ombre partito, una gridò: “Ve’ che non par che luca Li occhi rivolsi al suon di questo motto, “Perché l’animo tuo tanto s’impiglia”, Vien dietro a me, e lascia dir le genti: ché sempre l’omo in cui pensier rampolla Che potea io ridir, se non “Io vegno”? E ’ntanto per la costa di traverso Quando s’accorser ch’i’ non dava loco e due di loro, in forma di messaggi, E ’l mio maestro: “Voi potete andarne Se per veder la sua ombra restaro, Vapori accesi non vid’io sì tosto che color non tornasser suso in meno; “Questa gente che preme a noi è molta, “O anima che vai per esser lieta Guarda s’alcun di noi unqua vedesti, Noi fummo tutti già per forza morti, sì che, pentendo e perdonando, fora E io: “Perché ne’ vostri visi guati, voi dite, e io farò per quella pace E uno incominciò: “Ciascun si fida Ond’io, che solo innanzi a li altri parlo, che tu mi sie di tuoi prieghi cortese |
Parafrasi
Versi 1-12: una di loro, puntando il dito, gridò: “Guarda, non sembra che la luce da sinistra illumini quell’uomo, eppure si muove come un essere vivo!”. Mi voltai al suono di quella voce e vidi che guardavano meravigliate solo me, solo me, e la mia ombra che rompeva la luce. Il maestro mi disse: “Perché la tua mente è così presa che rallenti il cammino? Che ti importa di ciò che qui si sussurra? Vieni dietro di me e lascia che la gente dica quello che vuole: sii saldo come una torre, che non viene mai scossa dai venti. Quando una persona si lascia travolgere da pensieri su pensieri, si allontana dal proprio obiettivo perché l’uno interferisce con l’altro”. Versi 13-30: Intanto, per il sentiero trasversale venivano verso di noi alcune anime, cantando il “Miserere” versetto per versetto. Quando si accorsero che il mio corpo impediva alla luce di passare, cambiarono il canto in un “Oh!” lungo e rauco; due di loro, come messaggeri, corsero incontro a noi per chiedere: “Spiegateci chi siete!”. Il mio maestro rispose: “Potete tornare indietro e dire a coloro che vi hanno mandato che il corpo di costui è fatto di carne vera. Se si sono fermati per vedere la sua ombra, come penso, è già una risposta sufficiente: rendetegli onore, e questo potrebbe anche farvi piacere”. Versi 31-72: quanto velocemente tornarono indietro e, giunti dagli altri, si voltarono verso di noi come un esercito che corre senza freni. “Queste anime che si avvicinano sono molte e ti vengono a pregare”, disse il poeta, “perciò continua a camminare e ascolta mentre vai”. “O anima che cammini con il tuo corpo per arrivare alla beatitudine”, gridavano, “rallenta un poco il passo! Guarda se hai mai visto qualcuno di noi, così che tu possa riportare notizie di lui dall’altra parte: perché vai? Perché non ti fermi?”. Noi tutti siamo stati uccisi con violenza e siamo peccatori fino all’ultimo momento; così che, pentiti e perdonati, lasciammo la vita in pace con Dio, che ora ci infonde il desiderio di vederlo. E io: “Guardando i vostri volti, non riconosco nessuno; ma se c’è qualcosa che posso fare per voi, spiriti nobili, ditemelo, e lo farò per quella pace che mi fa cercare da mondo a mondo seguendo i piedi di questa guida così grande”. Uno di loro iniziò a parlare: “Tutti confidiamo nel tuo aiuto, senza bisogno di giuramenti, purché la tua volontà non venga meno. Perciò, io che parlo a nome di tutti gli altri, ti prego, se mai vedi la mia patria, che si trova tra la Romagna e la terra del re Carlo, di essere gentile e far sì che a Fano si preghi per me, affinché, grazie alle preghiere, io possa purificarmi dalle gravi colpe”. |