Una scuola da democratizzare
27 Gennaio 2019Geert Wilders. Immagini
27 Gennaio 2019La parola al Ministero
di A. Lalomia (fonte: http://www.orizzontescuola.it )
26 febbraio 2009
Già in passato ho avuto modo di osservare che la politica di razionalizzazione del sistema scolastico pubblico, oltre a dover essere seguita al più presto da un piano di massicci investimenti, soprattutto nel comparto delle grandi opere (1) e di incentivi economici o di altro tipo (2), dovrebbbe essere ‘alleggerita’ con tagli massicci dei progetti scolastici e, aggiungo, delle consulenze e degli incarichi esterni.
Tanto per limitarci ai progetti (ma in realtà il discorso potrebbe valere anche per il resto) vorrei far notare un punto che mi sembra del tutto scontato, ma a cui non si accenna quasi mai: e cioè che non è possibile che, a fronte del rigore finanziario adottato dall’esecutivo -e specialmente in un momento così drammatico sotto il profilo economico come quello che stiamo vivendo-, in certe scuole (all’inizio dell’a.s., ad a.s. inoltrato o sul finire dello stesso), vengano comunicati, in Collegi docenti che si svolgono in locali quasi fatiscenti e con un’acustica pessima (3) , lunghi elenchi di progetti, in qualche caso identici tra loro ma a firma (4) di docenti diversi. Questi progetti, anche quando sono compatibili con le finalità didattiche e formative, comportano spese per decine e decine di migliaia di ?, ma nessuno sembra preoccuparsene.
L’Amministrazione non dovrebbe permettere tutto questo, neanche se questi elenchi vengono approvati in Collegi docenti con votazioni ‘bulgare’ (cioè all’unanimità), approvazioni che si svolgono troppe volte in pochi minuti, senza un’adeguata presentazione da parte di chi ha elaborato il progetto e avrebbe invece l’obbligo di illustrarlo in modo dettagliato (se non altro per una forma di rispetto nei confronti dei colleghi) e senza un’ombra di vero dibattito. Anzi, proprio l’assenza di autentico dibattito -e l’unanimità- dovrebbero far nascere delle riflessioni e degli interrogativi.
(Per inciso, non ho mai capito come si concili questa valanga di progetti con le continue lamentele di molti docenti sulla scarsa motivazione dei loro alunni nei confronti delle attività didattiche e formative, circa il fatto che gli stessi studenti non riescono a seguire le lezioni per più di una trentina di minuti di seguito e che i medesimi alunni hanno interessi di altro tipo e sono attratti da modelli comportamentali ben diversi da quelli che la scuola propone loro.)
Spesso, poi, non una parola sui costi di questi progetti. E quando un docente si permette di far notare tale lacuna, precisando che ogni progetto dovrebbe prevedere una sua copertura finanziaria, si risponde con un’alzata di spalle o con la frase Tanto poi ci pensa il Ministero” (5) .
Quanto ai risultati raggiunti, in troppi casi è meglio stendere un velo pietoso. Forse è per questo motivo che diversi progettisti, oltre a non esporre, in sede di Collegio docenti conclusivo dell’a.s., quali obiettivi hanno conseguito, non si preoccupino di consegnare in Presidenza neanche una paginetta sul lavoro svolto e sui risultati ottenuti o lo facciano soltanto se li si avvisa che senza relazione finale non è possibile saldare il relativo compenso.
Io credo che l’Amministrazione dovrebbe assumere anche in questo settore la piena sovranità; che dovrebbe essere essa stessa -a livello centrale- a stabilire in modo tassativo, insindacabile e senza alcuna possibilità di appello, quali e quanti, fra le migliaia di progetti che vengono presentati ogni anno nelle scuole italiane, meritino di diventare davvero operativi.
L’Amministrazione dovrebbe quindi avocare a sé la gestione esclusiva e totale sull’intera questione dei progetti e dovrebbe pretendere che ogni progetto sia trasmesso al Ministero per via gerarchica, cioè dalla scuola di servizio del docente e accompagnato da una relazione di quest’ultimo di almeno trenta pagine. Tale relazione dovrebbe comprendere un curriculum dell’A., l’eventuale bibliografia delle sue opere, vari indici del testo, tabelle, grafici, che chiariscano la genesi del progetto, la sua natura, la metodologia, gli obiettivi iniziali e intermedi, le finalità conclusive, i tempi, le classi e gli allievi coinvolti, gli eventuali docenti che parteciperanno allo stesso progetto, la strumentazione e i locali adatti, il numero di ore richiesto per portarlo a termine, i reali benefici per la scuola e per gli studenti, il costo preventivo e quant’altro necessario per consentire alle autorità del Ministero di esprimere un giudizio in ordine al progetto in questione. Inoltre, dovrebbero essere allegate dichiarazioni firmate di allievi e docenti a supporto dell’iniziativa (6) .
Il tutto dovrebbe essere scritto in una grafia leggibile, senza troppe cancellature e redatto in una forma corretta sul piano grammaticale e scorrevole sotto il profilo espositivo (se il progettista non è capace di farlo, può chiedere l’aiuto di un collega di Italiano, al quale dovrà però poi versare una quota dell’eventuale compenso ricevuto).
La firma dovrebbe essere apposta per esteso e dovrebbe essere perfettamente comprensibile.
In assenza di tali requisiti, il progetto dovrebbe essere immediatamente cestinato.
L’unica eccezione dovrebbe riguardare i docenti che possano vantare una bibliografia di decine o addirittura centinaia di testi di natura didattica e formativa pubblicati e che comunque svolgano attività pubblicistica anche su temi riguardanti la scuola; oppure, ancora, che dimostrino di essere degli esperti nel settore delle nuove tecnologie applicate alla didattica, competenze che devono però essere sempre testimoniate da realizzazioni concrete (p.e.: la creazione e la gestione di un sito o di un portale web di natura didattico-formativa e comunque di valore etico). (7) Questi docenti potrebbero inviare un semplice schema del progetto con le notizie più importanti e, appunto, la bibliografia delle loro pubblicazioni, unitamente ad un breve curriculum. Dovrebbero inoltre essere esentati dal versamento di qualunque contributo.
Per facilitare il compito del Ministero, i progetti di ogni scuola potrebbero essere accompagnati, a discrezione del D.S., da una scheda riassuntiva redatta dal medesimo, in cui dovrebbe essere evidenziata soprattutto l’incidenza del costo dei progetti stessi rispetto alle esigenze primarie della scuola.
Circa quest’ultimo punto, non dimentichiamoci mai che almeno il 60 % delle scuole italiane è a forte rischio di sicurezza e che diverse non dispongono neanche dei requisiti di agibilità, per cui potrebbero essere chiuse da un momento all’altro (e la tragedia di Torino non è nient’altro che uno dei tanti esempi di una lunga e tragica catena di episodi che si sarebbero potuti evitare, soprattutto con controlli più severi e con un uso più mirato delle risorse finanziarie a disposizione del Ministero) (8) .
Al momento di consegnare il progetto, ogni docente dovrebbe versare all’istituto in cui opera un contributo di almeno 100,00 ? (con le eccezioni evidenziate sopra e rimborsabili solo per i progetti accettati dall’Amministrazione) per ogni progetto che presenta (9) , visti il lavoro supplementare che in questo modo verrebbe a crearsi per la scuola e per l’Amministrazione nel suo complesso e alla luce dei compensi talvolta favolosi (migliaia di ?) destinati a singoli progetti.
La questione dei progetti -da troppo tempo, ormai- rappresenta un vero e proprio ‘mercato’ (10) , una realtà che non è più tollerabile e meritevole forse di un’indagine parlamentare.
E la situazione diventa ancora più ‘scandalosa’ a fronte dei sacrifici che sono chiamati a sopportare centinaia di migliaia di dipendenti e di famiglie a seguito del rigore finanziario che il Paese sta affrontando e alla luce della fase economica recessiva, destinata a produrre ulteriore emarginazione sociale e ad innescare tensioni e fenomeni potenzialmente pericolosi sul piano dell’ordine pubblico.
Non si può chiedere ad una parte della popolazione di stringere la cinghia e, contemporaneamente, elargire ogni anno centinaia e centinaia di milioni di ? per iniziative il cui valore è troppe volte tutto da definire e che comunque potrebbero essere realizzate -a costo zero- all’interno di singoli programmi o, per esempio, dal personale soprannumerario e quindi a disposizione -parte del quale avrebbe finalmente qualcosa di concreto a cui pensare anziché dedicarsi in orario di servizio ad attività quantomeno estemporanee- (11) , senza oneri aggiuntivi per l’Amministrazione.
E’ evidente che, nel momento in cui l’Amministrazione decidesse di agire nella direzione che mi sono permesso di indicare, dovrebbe tagliare al più presto i fondi destinati alle scuole, ‘depurandoli’ della quota normalmente riservata appunto ai progetti scolastici (12) . In questo modo, molte scuole sarebbero costrette a fare i conti con i propri bilanci, a verificare attentamente le spese e a destinare le loro risorse ad attività veramente importanti (quali ad esempio le supplenze di una certa durata nel diurno, offrendo in questo modo opportunità di lavoro ai precari), senza sprecarli nei soliti progetti.
Credo che i suddetti tagli sarebbero del tutto inevitabili, visto che i progetti approvati dal Ministero dovrebbero essere saldati dallo stesso.
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Note
(1) Cfr. ad esempio Diplomati. Quale futuro? Le nuove frontiere della scuola contro la disoccupazione e il precariato.”, nonché Progetti scolastici, tagli degli organici e sostegni alla maternità”, pubblicati entrambi nella sezione ‘Varie’ di questa Rivista, rispettivamente il 27-08-08 e il 14-11-08. Sulle spese ‘allegre’ di alcune scuole, si veda il testo che si trova in Notizie dalla stampa. 2.” del 5-01-09 di questa stessa Rivista (Scuole, 400 mila euro in consulenze”).
(2) In particolare per i docenti che da anni producono testi relativi al mondo della scuola, molti dei quali di stretto uso didattico e comunque funzionali al lavoro in ambito scolastico, con soluzioni realistiche e innovative.
(3) Queste comunicazioni, peraltro, avvengono troppe volte senza alcuna vera informazione preventiva o sono precedute da foglietti pressoché in bianco o con scarabocchi illeggibili e talvolta privi addirittura del nome del progettista -foglietti che sono lasciati quasi con disprezzo per qualche giorno in una saletta dell’istituto, ‘per conoscenza’, ai colleghi.
(4) Si fa per dire, tenuto conto che non si riesce a decifrarla.
(5) Questa frase assume un significato particolare quando viene espressa all’interno di istituti professionali, vale a dire di scuole delle quali negli ultimi tempi si parla sempre più spesso, in rapporto soprattutto al loro auspicato passaggio alle regioni, che peraltro organizzano già corsi simili a quelli proposti specialmente dagli IPSIA. Al riguardo, cfr. ad esempio il mio Istruzione professionale. A chi affidarla?”, apparso su www.atuttascuola.it .
(6) E’ importante tra l’altro che il presentatore specifichi chiaramente se effettua regolare attività didattica attraverso lezioni in classe (o negli altri luoghi preposti) o se è a disposizione della scuola (perché soprannumerario), aggiungendo ulteriori dati, quali ad esempio incarichi di qualche responsabilità -anche come semplice coordinatore di corso (ma lo riterrei improbabile, soprattutto se è soprannumerario totale, perché in base alla norma dovrebbe essere impiegato nelle supplenze, anche di altre materie)- nella stessa scuola o in altri istituti e se è impegnato nella libera attività professionale.
(7) Si veda ad esempio il mio Docenti e meritocrazia. Bozza di proposta di legge.”, pubblicato su www.atuttascuola.it .
(8) Il problema comunque non riguarda soltanto la sicurezza, ma anche la salubrità degli ambienti; la mancata o tardiva disinfestazione e derattizzazione, malgrado ripetuti episodi di ‘presenze estranee’ (‘presenze estranee’ a cui cercano di far fronte gli operatori scolastici, rincorrendo per i corridoi con la scopa i suddetti ‘clandestini’ e riuscendo talvolta a sopprimerli); i servizi igienici; l’arredamento delle aule (in troppi casi da terzo mondo); il riscaldamento delle stesse nelle stagioni fredde; nonché l’assenza di carte geografiche e addirittura di lavagne e di semplici cancellini (per cui talvolta vengono usati panni che diventano ben presto lerci, immondi e fetidi). A proposito delle lavagne, vorrei osservare che la decisione di sostituire quelle tradizionali con esemplari multimediali interattivi (o comunque li si voglia chiamare), anche se suggestiva, non mi sembra di particolare priorità, visto il loro costo. Queste nuove lavagne, oltretutto, prima o poi rischieranno di essere oggetto degli atti di vandalismo da parte di alcuni ‘studenti’, atti i cui segni sono già fin troppo evidenti nelle aule, nei corridoi e in altri locali di numerose scuole. Basterebbe verificare come sono ridotti i PC usati da certi ‘alunni’, malgrado la sorveglianza esercitata dai docenti. Sarebbe molto meglio assicurare lo stretto necessario, prima di adottare iniziative senza dubbio importanti sul piano didattico, ma che possono essere tranquillamente rimandate e che comunque richiedono una serie di misure, sotto il profilo disciplinare, che oggi non sono ancora del tutto operative. (Sul tema, mi permetto di rimandare al mio Bullismo. Una soluzione convincente e da imitare.”, pubblicato nell’area ‘Bullismo’ di questa Rivista il 25-10-08.)
(9) Quindi, se ne presenta quattro o cinque (come accade troppo spesso), dovrebbe versare quattrocento o cinquecento ?.
(10) Fatte salve ovviamente la buonafede e la professionalità di parecchi docenti che li predispongono e la serietà della scuola in cui prestano servizio.
(11 ) E’ evidente che l’assegnazione di un progetto ad un soprannumerario non dovrebbe sottrarre quest’ultimo all’obbligo di svolgere le supplenze che la Presidenza vorrà assegnargli, senza protestare o pretendere di assumere altri incarichi, che non possono essergli conferiti. Sui comportamenti ‘poco collaborativi’ (per non aggiungere altro) di alcuni soprannumerari, spero di poter pubblicare quanto prima un articolo specifico. Qui vorrei soltanto ricordare che in una struttura privata questi elementi sarebbero stati già licenziati o, nella migliore delle ipotesi, posti in cassa integrazione e quindi dovrebbero dar prova quantomeno di un certo grado di umiltà. E’ curioso che nei confronti di questi docenti non vengano adottate le opportune misure disciplinari, tenuto conto tra l’altro del discredito che gli stessi gettano a volte sull’intera scuola in cui si trovano.
(12) E, vorrei aggiungere, anche alle gite scolastiche. Al riguardo, mi permetto di rimandare al mio Corsi serali statali. Gite scolastiche e altro.”, apparso su questa Rivista, nella sezione ‘Istruzione adulti’, il 31-03-08.