Non più pesci ma duomi
27 Gennaio 2019Le università italiane
27 Gennaio 2019Abstract
Se è giusto che i professori universitari siano valutati, come previsto dalla recente riforma, perché non estendere il principio della valutazione anche ai docenti delle scuole? Gli insegnanti, paradossalmente, che sono tra i lavoratori che utilizzano quotidianamente lo strumento della valutazione nei confronti degli altri, gli studenti, non sono minimante disposti a mettersi in discussione, e per garantire il posto di lavoro a qualche sfaccendato, si rischia così di demotivare una schiera di professionisti di grande valore.
Articolo
Mi fa piacere che sia stato ribadito, anche nella riforma delle università, un principio ormai ineludibile, che cioè i professori universitari, i rettori ì, ecc.. non siano inamovibili. E’ giusto che essi siano valutati, e che sia dato il giusto peso anche al giudizio espresso nei questionari e nelle schede di gradimento degli studenti universitari. Ovviamente, la riforma universitaria prevede anche altre forme di valutazione, compresa quella di docenti provenienti da università straniere. Questo processo virtuoso dovrebbe, nel giro di qualche anno, far sì che i posti di docente universitario siano occupati da coloro che effettivamente ne hanno le doti e le capacità, al di là delle caratteristiche anagrafiche o diplomatiche. In quel caso, la presenza di pubblicazioni e i risultati nel campo della ricerca testimoniano una qualità, che è assolutamente indispensabile, per elevare il livello degli apprendimenti nelle Università Italiane, in troppi casi in calo evidente rispetto a quelle straniere. Ora, mi chiedo, perché non applicare un principio del genere anche nel campo dell’istruzione primaria e secondaria? Perché non sottoporre a valutazione anche i docenti delle nostre scuole? Perché il fatto che un insegnante scriva un libro, il fatto che si dia da fare ad aggiornarsi, e anche l’apprezzamento degli studenti, non sono minimamente considerati? Io non sono così sicuro che gli alunni sarebbero portati ad apprezzare maggiormente i professori più buoni e generosi nella elargizione di voti molto alti. In realtà gli alunni si accorgono benissimo della qualità dell’insegnamento impartito, e sarebbero quindi in grado, molto bene , di valutare i docenti, o quanto meno di contribuire a valutare. Ma si toccherebbe un tabù,. Gli insegnanti, paradossalmente, che sono tra i lavoratori che utilizzano quotidianamente lo strumento della valutazione nei confronti degli altri, gli studenti, non sono minimante disposti a mettersi in discussione. Eppure io conosco colleghi dalle grandi capacità professionali, molto più bravi di me, insegnanti delle scuole superiori che farebbero la loro bella figura anche in università. La stessa cosa vale per le maestre. C’è una maestra ligure, che si chiama Maria Paola Viale, che continua giorno per giorno a produrre materiale didattico per la sua classe di bambini, che viene poi utilizzato proficuamente in mille scuole di Italia, e che è scaricabile gratuitamente dal sito www.atuttascuola.it/viale . Eppure nessuno si muove per incentivare, per differenziare, per premiare il merito degli insegnanti, al di là della loro anzianità di servizio. Così il corpo insegnante invecchia e, per garantire il posto di lavoro a quattro furbastri, la gran parte dei docenti italiani si trova appiattito in un limbo senza rimedio. A quando, allora , un sistema di valutazione degli insegnanti, che premi chi merita, e consigli di ripiegare altrove a chi ha scelto questa magnifica professione come un ripiego?
Luigi Gaudio