Testo:
Ruppemi l’alto sonno ne la testa
un greve truono, sì ch’io mi riscossi
come persona ch’è per forza desta;3
e l’occhio riposato intorno mossi,
dritto levato, e fiso riguardai
per conoscer lo loco dov’io fossi.6
Vero è che ’n su la proda mi trovai
de la valle d’abisso dolorosa
che ’ntrono accoglie d’infiniti guai.9
Oscura e profonda era e nebulosa
tanto che, per ficcar lo viso a fondo,
io non vi discernea alcuna cosa.12
“Or discendiam qua giù nel cieco mondo”,
cominciò il poeta tutto smorto.
“Io sarò primo, e tu sarai secondo”.15
E io, che del color mi fui accorto,
dissi: “Come verrò, se tu paventi
che suoli al mio dubbiare esser conforto?”.18
Ed elli a me: “L’angoscia de le genti
che son qua giù, nel viso mi dipigne
quella pietà che tu per tema senti.21
Andiam, ché la via lunga ne sospigne”.
Così si mise e così mi fé intrare
nel primo cerchio che l’abisso cigne.24
Quivi, secondo che per ascoltare,
non avea pianto mai che di sospiri
che l’aura etterna facevan tremare;27
ciò avvenia di duol sanza martìri,
ch’avean le turbe, ch’eran molte e grandi,
d’infanti e di femmine e di viri.30
Lo buon maestro a me: “Tu non dimandi
che spiriti son questi che tu vedi?
Or vo’ che sappi, innanzi che più andi,33
ch’ei non peccaro; e s’elli hanno mercedi,
non basta, perché non ebber battesmo,
ch’è porta de la fede che tu credi;36
e s’e’ furon dinanzi al cristianesmo,
non adorar debitamente a Dio:
e di questi cotai son io medesmo.39
Per tai difetti, non per altro rio,
semo perduti, e sol di tanto offesi
che sanza speme vivemo in disio”.42
Gran duol mi prese al cor quando lo ’ntesi,
però che gente di molto valore
conobbi che ’n quel limbo eran sospesi.45
“Dimmi, maestro mio, dimmi, segnore”,
comincia’ io per volere esser certo
di quella fede che vince ogne errore:48
“uscicci mai alcuno, o per suo merto
o per altrui, che poi fosse beato?”.
E quei che ’ntese il mio parlar coverto,51
rispuose: “Io era nuovo in questo stato,
quando ci vidi venire un possente,
con segno di vittoria coronato.54
Trasseci l’ombra del primo parente,
d’Abèl suo figlio e quella di Noè,
di Moïsè legista e ubidente;57
Abraàm patrïarca e Davìd re,
Israèl con lo padre e co’ suoi nati
e con Rachele, per cui tanto fé,60
e altri molti, e feceli beati.
E vo’ che sappi che, dinanzi ad essi,
spiriti umani non eran salvati”.63
Non lasciavam l’andar perch’ei dicessi,
ma passavam la selva tuttavia,
la selva, dico, di spiriti spessi.66
Non era lunga ancor la nostra via
di qua dal sonno, quand’io vidi un foco
ch’emisperio di tenebre vincia.69
Di lungi n’eravamo ancora un poco,
ma non sì ch’io non discernessi in parte
ch’orrevol gente possedea quel loco.72
“O tu ch’onori scïenzïa e arte,
questi chi son c’ hanno cotanta onranza,
che dal modo de li altri li diparte?”.75
E quelli a me: “L’onrata nominanza
che di lor suona sù ne la tua vita,
grazïa acquista in ciel che sì li avanza”.78
Intanto voce fu per me udita:
“Onorate l’altissimo poeta;
l’ombra sua torna, ch’era dipartita”.81
Poi che la voce fu restata e queta,
vidi quattro grand’ombre a noi venire:
sembianz’avevan né trista né lieta.84
Lo buon maestro cominciò a dire:
“Mira colui con quella spada in mano,
che vien dinanzi ai tre sì come sire: 87 |
Parafrasi:
Il mio sonno profondo fu interrotto da un rumore forte, come un tuono, che mi svegliò di colpo, come una persona che si desta con violenza.
Mi alzai e guardai intorno, fissando lo sguardo per capire dove mi trovavo.
Mi accorsi che ero sulla soglia della valle dolorosa dell’abisso, che raccoglie infiniti dolori.
Era oscura, profonda e nebbiosa, tanto che, nonostante cercassi di guardare in basso, non riuscivo a vedere nulla. Il poeta, pallido, mi disse:
“Scendiamo nel mondo cieco; io andrò avanti, e tu seguirai.” Notando il suo pallore, gli dissi:
“Come posso seguirti se tu stesso hai paura, tu che di solito mi conforti nei miei dubbi?”
Egli rispose: “Il dolore delle anime che si trovano qui mi fa apparire così; quello che tu scambi per paura è in realtà pietà.
Andiamo, il lungo cammino ci spinge.” Così cominciò a scendere, ed io lo seguii nel primo cerchio che circonda l’abisso.
Qui, a giudicare dai suoni, non c’erano lamenti, ma solo sospiri che facevano tremare l’aria eterna.
Questo avveniva per il dolore senza tormento fisico delle molte anime presenti, tra cui bambini, donne e uomini.
Il buon maestro mi disse: “Non chiedi chi sono questi spiriti che vedi? Prima di procedere, voglio che tu sappia
che essi non peccarono; tuttavia, sebbene abbiano meriti, ciò non basta, perché non ricevettero il battesimo, che è la porta della fede.
Se vissero prima del cristianesimo, non adorarono Dio correttamente: io stesso sono tra loro.
Per questi difetti, non per altri peccati, siamo perduti, e l’unico nostro tormento è vivere senza speranza, ma nel desiderio di vedere Dio.”
Un grande dolore mi colpì il cuore quando lo ascoltai, poiché tra quelle anime riconobbi persone di grande valore morale.
Chiesi allora: “Maestro mio, dimmi, è mai uscito qualcuno da questo luogo, per merito proprio o per l’intercessione di altri, per poi essere beato?”
Egli, comprendendo il mio desiderio di sapere, rispose: “Quando ero appena giunto in questo luogo, vidi arrivare un possente con un segno di vittoria sulla fronte.
Egli portò con sé le anime di Adamo, Abele, Noè, Mosè, Abramo, Davide, Giacobbe con i suoi figli, e molti altri, e li rese beati.
Prima di allora, nessun’anima umana era stata salvata.” Non ci fermammo, ma continuammo a camminare nella selva di spiriti.
Non eravamo ancora lontani dal mio risveglio, quando vidi un fuoco che illuminava metà dell’oscurità.
Eravamo ancora distanti, ma riuscivo a discernere che quel luogo era abitato da persone di grande onore.
“O tu che onori la scienza e l’arte,” chiesi a Virgilio, “chi sono queste anime che godono di tanto onore, così diverse dalle altre?”
Ed egli rispose: “La loro fama, che risuona nel mondo, ha guadagnato loro grazia in cielo, ed è per questo che sono onorati.”
A quel punto, udii una voce dire: “Onorate il sommo poeta; la sua ombra ritorna.”
Quando la voce si tacque, vidi quattro grandi ombre avvicinarsi a noi, con un’espressione né triste né lieta.
Il buon maestro disse: “Guarda colui che porta una spada in mano, che avanza come signore davanti agli altri tre.”
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