I MEZZI DI COMUNICAZIONE
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27 Gennaio 2019La Divina Commedia, Inferno, Canto 34, vv. 1-69
Riti satanici popolari di Laura Bosoni
Fino ad alcuni anni fa, la maggior parte delle persone non credeva all’esistenza del demonio, per cui l’uomo moderno si é sentito del tutto libero di scavare nel mondo dell’occulto, arrivando al satanismo con immensi danni spirituali. Esso offre loro potenza nel mondo e conoscenza tale da operare prodigi. Viene richiesta oltre alla consacrazione di se stessi al maligno, anche quella di qualche famigliare, preferibilmente bambini, per cui si da autorità a Satana di farne ciò che vuole e dare loro la morte in qualsiasi momento. Le messe nere prevedono l’iniziazione di ogni nuovo adepto, con un particolare rituale in cui il soggetto fa offerta della propria anima al demonio, rinunciando a Cristo. Circola voce che per distaccarsi dalla setta e riacquistare diritto sulla propria anima, il satanista debba provvedere a portare un nuovo membro da affiliare. Questa é una menzogna che ha lo scopo ad allargare il numero dei partecipanti. Nelle messe nere l’iniziato decano, e quindi conduttore, prepara l’altare con una croce capovolta, spesso realizzati con materiali rudimentali, e può poggiarvi teschi e ossa umane trafugate, simboleggianti la dedizione incondizionata alla morte. Esegue segni rituali sulle pareti e sul pavimento e, quindi, inizia il rito proferendo inni a Satana e vituperi a Dio, a cui gli adepti fanno eco. Quando il ritmo delle invocazioni alle forze demoniache aumenta, giungendo al parossismo, si offre il sacrificio: animale seviziato e immolato; sono preferiti i gatti. Nella dimensione alterata viene chiesta al demonio la prova della sua presenza nel luogo. Si assiste così a fenomeni strani, perlomeno nauseanti, come pioggia di feci solide sui presenti. Ormai tutti in stato di trance, si denudano collettivamente e danno sfogo al sesso sfrenato. Altro rituale sono le processioni, sempre di notte in luoghi boscosi, in cui gli adepti in fila indiana recando sempre una croce capovolta, mormorano invettive a Dio, proclamandosi figli di Satana. Giunti in uno spiazzo, anche qui inizia la denudazione e i partecipanti si sistemano in maniera tale d’avere in prossimità delle parti intime scoperte un’ostia ciascuno per offesa a Cristo. Il conduttore pone domande che si fanno sempre più incalzanti relative all’adorazione dei propri genitali che gli adepti manipolano collettivamente, dando risposta d’accettazione e giungendo all’orgasmo in stato medianico.
La forma più comune incontrata in Colombia potrebbe definirsi “magia popolare delle campagne”; ha origini antichissime e non è stata per nulla scalfita da cinque secoli di evangelizzazione. Anzi, sciamani e stregoni sono in aumento, come testimoniano i missionari incontrati nel Caquetá, e il ricorso alle loro arti è un fenomeno generalizzato tra tutte le popolazioni della regione. Le cause sono molteplici: paura e diffidenza verso gli altri, difficoltà economiche, ignoranza e suggestione dei mezzi di comunicazione, sempre amanti del sensazionale. Alla base di tutto, però, c’è la cultura popolare, fatta di credenze e racconti tramandati di bocca in bocca, che parlano di rumori strani, apparizioni misteriose di defunti, demoni e mostri d’ogni genere, patti stipulati col demonio, interventi di persone dotate di poteri sovrumani per risolvere difficoltà insormontabili. Tipiche sono le guarigioni medianiche, dovute all’intervento di persone che “lavorano” attraverso lo spirito di Gregorio Hernandez, medico venezuelano morto in concetto di santità. La testimonianza è stata raccontata da una donna che vive in una sperduta fattoria dell’ Amazzonia colombiana. Questa donna aveva un misterioso male alle gambe, tanto che non riusciva a camminare. Un giorno uno spiritista, presentatosi come devoto di questo “san Gregorio”, si offrì di aiutarla. Si fece assegnare una stanza per la notte, dove fece allestire un altare con candele accese e un recipiente pieno d’acqua; da solo, per sei ore, continuò a invocare il santo medico. Per tutto quel tempo la donna, ritiratasi sola in un’altra parte della casa, provò intensi dolori nella gamba malata, come se le mani invisibili di un chirurgo la stessero operando senza anestesia. Alla fine della preghiera del medium, si sentì completamente guarita. Dopo tanti anni, la gamba è ancora in perfette condizioni. La causa di quella malattia, raccontò la donna, era dovuta a una forma di comunissimo maleficio di tipo feticista: si rappresenta una persona in un fantoccio e lo s’infilza con un ago per far soffrire la vittima raffigurata. Tutte le operazioni riferite nel racconto presentano i caratteri della stregoneria. Il maleficio provocato per via “imitativa”, popolarmente chiamata “fattura“, è autentica magia nera. Ma anche la rimozione del male rientra nello stesso ambito, pur trattandosi di magia bianca. Lo confermano il fatto che il “presunto santo” non viene invocato, ma evocato, la segretezza e stravaganza del rituale, l’immediatezza e automatismo della “terapia a distanza” e il fatto stesso di reagire a una precedente azione magica.
Il più temuto strumento di controllo mentale è il malocchio. Si ritiene che certe persone e animali abbiano un potere malefico innato, capace di danneggiare o fare perire qualsiasi essere vivente: basta uno sguardo, anche involontario, dello iettatore e il male s’attacca alla vittima innocente. Esisterebbero tre tipi di malocchio: il 24 ore, il secador o il tonto. Col primo si muore in una giornata; il secondo produce un lento deperimento organico; il terzo causa intontimento. Tuttavia si può neutralizzarlo, almeno nella persona umana: è sufficiente strofinare l’ombelico della vittima con certe erbe dotate di magici poteri. Trasmissioni di malefici e relativi rimedi (anch’essi da verificare) sono fuori dell’ordine naturale che intercorre tra causa ed effetto. Qualora il malocchio avesse una certa efficacia, ciò avviene per una precisa volontà di nuocere a qualcuno, come capita nella maledizione. In tal caso gli animali ne sono esclusi. Nell’uomo, invece, potrebbe intervenire qualche forza demoniaca a rafforzare l’effetto “antipatia” dei sentimenti anticristiani covati nel proprio intimo.