Una scuola da democratizzare
27 Gennaio 2019Geert Wilders. Immagini
27 Gennaio 2019Una decisione condivisibile e alcune proposte
di A. Lalomia
La decisione del Comune di Roma di far sottoporre ad accertamenti clinici di base i tassisti (e i conducenti dei mezzi pubblici) della città a seguito anche dei risultati del blitz che la Polfer ha compiuto alla Stazione Termini alla fine di giugno di quest’anno sulle ‘auto bianche’ (1) -accertamenti tesi a scoprire l’eventuale assunzione, da parte degli autisti pubblici, di alte dosi di alcol o di sostanze non propriamente lecite-, deve essere accolta con soddisfazione, soprattutto da parte di chi, per i suoi spostamenti, è costretto a servirsi soltanto di questi mezzi di trasporto e sa di quali ‘stranezze siano capaci alcuni tassisti (2).
Ciò premesso, sarebbe comunque anche il caso che lo stesso Comune si attivasse per verificare se corrisponde al vero quanto riferito da alcuni tassisti virtuosi (e per fortuna sono parecchi) al passeggero che ascolta, incredulo e sbigottito, i loro discorsi circa il danneggiamento intenzionale, da parte di loro stessi colleghi, delle poche colonnine telefoniche che esistono negli altrettanto scarsi stazionamenti di taxi della città, colonnine che in effetti sono quasi sempre ‘mute’.
Questi episodi, che si aggiungono agli atti vandalici compiuti dai soliti teppisti, causano comunque un ulteriore pesante aggravio per chi deve utilizzare i taxi. Le discussioni con le centraliniste (non di rado scorbutiche e che si rivolgono al cliente con tono ultimativo) delle società e con certi tassisti, i quali si presentano parecchi minuti dopo la chiamata – quando la centrale della cooperativa aveva annunciato che il taxi sarebbe arrivato dopo cinque minuti-, sono quasi all’ordine del giorno, estenuanti e mettono a dura prova la pazienza del cittadino, oltre a procurargli un danno finanziario notevole (intere ricariche telefoniche azzerate aspettando che l’operatrice risponda e a causa appunto di queste discussioni; senza contare che il tassametro di un taxi che arriva con dieci minuti di ritardo rispetto a quanto previsto, segna già almeno una quindicina di Euro). In troppi casi, per non far tardi, si è costretti a subire le menzogne, la tracotanza, i soprusi, la volgarità e la guida spericolata del tassista (3).
Sarebbe quindi auspicabile che il Comune esercitasse sulla categoria una vigilanza più sistematica e ferma, con controlli effettuati ‘a sorpresa’ da funzionari comunali dotati di pieni poteri.
Vediamo come dovrebbe funzionare questo piano, sia pure per grandi linee.
Fingendosi un semplice cittadino, il funzionario del Comune chiama un taxi per telefono e come primo atto registra la telefonata, per eventuali contestazioni nei confronti della centralinista (o del centralinista). Quindi verifica la differenza tra il tempo di attesa indicato dalla centrale e l’arrivo della macchina, sale poi sulla stessa, ne esamina innanzitutto lo stato (4) e osserva il modo di guidare del conducente. Arrivato a destinazione e dopo essersi fatto rilasciare la ‘ricevuta’ (5), il passeggero si qualifica per quello che è davvero (appunto, un funzionario comunale) e pone all’autista una serie di domande, per accertare ad esempio se la licenza è intestata a lui o ad un altro e se è regolarmente abilitato a condurre veicoli pubblici. Ovviamente, chiede anche di poter visionare i documenti che attestino la veridicità delle affermazioni del tassista. Dopodiché, stila un rapporto e lo consegna direttamente all’ufficio competente del Comune per le eventuali sanzioni, che devono essere immediate e particolarmente efficaci.
(Accanto alle sanzioni, dovrebbero essere contemplati però anche gli encomi e i premi in denaro per gli addetti al centralino che si dimostrano molto educati e per i tassisti che rispettano tutte le regole, guidano con estrema prudenza e che si rivelano particolarmente cortesi con il passeggero. Per costoro -e per fortuna si trovano – io mi sentirei addirittura di proporre una menzione ufficiale nelle pubblicazioni del Comune di Roma e all’interno del portale dello stesso Comune.)
I tassisti (e le cooperative di cui fanno parte) devono rendersi conto che, anche se si considerano dei ‘padroncini’ liberi da ogni vincolo comunale, hanno in realtà l’obbligo tassativo di rispettare la volontà e le direttive del comune stesso (non per nulla le tariffe sono fissate proprio dall’amministrazione comunale) e devono obbedire agli ordini del sindaco, senza discutere.
Oltre a questo, sarebbe comunque anche auspicabile che il Comune di Roma cercasse di attuare, con tutti gli adattamenti del caso – quanto io ho esposto in un articolo pubblicato l’anno scorso nella sezione ‘Terza pagina’ di www.orizzontescuola.it (6), perché l’idea indicata nel testo secondo me potrebbe rivelarsi efficace per le stesse finanze comunali, che notoriamente non si sono mai trovate in buone condizioni.
Roma non è una capitale come le altre: la sua storia plurimillenaria la rende una città unica al mondo e la sua unicità obbliga in primo luogo l’Esecutivo e gli amministratori locali ad adottare, per risolvere i problemi della viabilità, che oggi è al di fuori di ogni controllo (7), sistemi alternativi a quelli tradizionali e comunque molto diversi da quelli a cui in genere si ricorre (8).
Gli sforzi che questo Comune sta compiendo ormai da mesi per cercare di rendere più sicura la città – in collaborazione con il Ministro dell’Interno – sono certamente lodevoli e va dato atto all’attuale sindaco -e al Ministro- di essersi impegnati in una campagna difficile e meritoria, di cui si sentiva l’esigenza da anni, anche perché, a quanto pare, le organizzazioni malavitose classiche (mafia, camorra e via dicendo) hanno trasferito o sono sul punto di trasferire la loro ‘sede principale’ proprio in questa città. Per non parlare delle organizzazioni criminali di altri paesi, che ‘gestiscono’ lo sfruttamento di una parte degli immigrati e che ormai sono ben radicate nella realtà romana.
Ma il concetto di sicurezza, se mi è consentito, va esteso anche, appunto, ai taxi (9), perché il cittadino, quando chiama per telefono un taxi e sale su una di queste vetture, vuole essere certo prima di tutto di essere finito in buone mani (10) e poi di non essere trattato male né dalla cooperativa, né dal tassista, visto tra l’altro il costo delle corse.
Non mi sembra una richiesta stravagante.
Altrimenti non resta altro, ogni volta che bisogna prendere un taxi, che registrare la conversazione telefonica e, dopo essere saliti a bordo, mettere in azione la fotocamera e il microfono del cellulare e poi intraprendere un’azione legale contro il tassista e la compagnia che si sono comportati male.
E già oggi, in effetti, alcuni passeggeri, consapevoli di ciò a cui possono andare incontro, salgono sul taxi con il registratore acceso. In questo modo, in caso di contestazioni, hanno sempre delle prove da esibire.
Quanto convengono alle cooperative che operano nel settore e a quei tassisti che lavorano in proprio (senza cioè essere associati ad una cooperativa) ‘precauzioni’ di questo tipo ?
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Note
(1) Su 53 tassisti controllati sono state elevate 29 contravvenzioni al codice della strada, comprese appunto l’assunzione di dosi eccessive di alcol e di sostanze stupefacenti.
Questi dati, comunque, non devono sorprendere più di tanto, quando si consideri che per ricevere la licenza non occorre sottoporsi ad alcun esame preliminare di carattere medico. E’ sufficiente la patente che abilita alla guida dei taxi, ottenuta magari anni prima. Di accertamenti clinici (compresi quelli psicologici), richiesti dopo il rilascio della licenza neanche a parlarne.
E’ normale tutto questo ?
(2) A partire da ‘arrotondamenti’ di interi Euro della corsa e da velocità del tassametro a volte inspiegabili. Vorrei comunque ribadire che le scorrettezze e le irregolarità commesse da alcuni appartenenti al settore sono compensate da comportamenti squisiti e di profonda onestà da parte di loro colleghi, che rappresentano la parte migliore delle cooperative (e penso anche a gentilissime centraliniste). E’ proprio per evitare che questi comportamenti virtuosi rischino di passare in secondo piano, o addirittura di essere ignorati, a fronte di episodi come quelli di cui parlo nel testo, che auspico gli encomi e i premi in denaro per i più meritevoli. I nomi di questi dipendenti dovrebbero essere resi pubblici. In particolare, dovrebbero essere resi noti i nomi dei tassisti virtuosi -o le sigle delle loro auto-, perché servano da buon esempio e da stimolo per i loro colleghi bugiardi e approfittatori. D’altronde, sono proprio i tassisti più garbati e onesti a dichiarare senza ombra di dubbio che nella categoria le pecore nere non mancano, purtroppo.
(3) Il “tu”, anche se il passeggero continua ad usare il “lei” è molto diffuso. Inoltre, guai a parlare in Italiano corretto e senza accento, a certi campioni di buone maniere e a certi esteti della trivialità che popolano il variegato mondo dei taxi romani: ti guardano come se fossi un marziano e ti prendono pure in giro.
(4) Troppi taxi, ad esempio, sono privi di maniglie interne, rendendo così la sicurezza del passeggero quantomeno precaria; hanno sospensioni pesantemente logorate dall’usura – che trasformano in un tormento il viaggio per chi ha problematiche fisiche – ; dispositivi per l’apertura e la chiusura dei finestrini che non funzionano o che funzionano male; l’intera corsa avviene spesso con la radio di bordo che trasmette a tutto volume musica da discoteca di periferia o programmi squallidi; diverse volte l’autista parla al cellulare -che regge con una mano- mentre guida; parecchi taxi non possono certo essere considerati dei modelli di pulizia.
(5) Si fa per dire, visto che non serve a niente. La circostanza che ancora non si siano adottati provvedimenti contro questo modo di rilasciare ricevute rappresenta un’anomalia, che certo non depone a favore di chi avrebbe l’obbligo di agire e non prende alcuna decisione. E’ normale tutto questo ?
Già il fatto che la ricevuta debba essere richiesta dal passeggero, costituisce uno scandalo, una vergogna, una beffa, un insulto nei confronti di chi paga regolarmente le tasse ed ogni altro tributo. Sarebbe come se un cittadino, dopo essere entrato in un bar e aver acquistato un pacchetto di caramelle, fosse costretto a chiedere lo scontrino al cassiere, che magari dimostra pure di essere recalcitrante. Ci troveremmo di fronte ad un caso da manuale, tale da autorizzare un intervento immediato della Guardia di Finanza.
(6) “Emergenza traffico. Modeste proposte di soluzione” ( http://www.orizzontescuola.it/orizzonte/article18107.html ),
presente anche nella mia pagina su questo portale.
(7) Vale la pena ricordare che le problematiche relative al traffico, in una città come Roma, sono amplificate dall’assenza pressoché totale di vigili nelle strade, malgrado il loro organico sia di centinaia e centinaia di unità (a cui si aggiungono altre centinaia di cosiddetti ‘ausiliari del traffico’, i cui compiti restano peraltro ancora oggi poco definiti e sui quali sono state avviate iniziative legali con non pochi ricorsi, a fronte soprattutto delle multe che impongono). Forse il sindaco, attraverso incentivi economici, potrebbe favorire una maggiore presenza di veri vigili nelle strade.
(8) Una fitta rete di metropolitane sarebbe la soluzione migliore, ma a Roma non è possibile, perché in qualunque punto della città si scavi oltre una certa profondità, affiorano quasi sempre reperti archeologi, spesso di grande valore storico ed artistico. L’alternativa ai taxi potrebbe essere un’ampia rete di tram -che peraltro non inquinano- e personalmente sono tra i più decisi sostenitori di questa opzione. Per inciso, il tram è più economico (per il Comune) degli autobus e permette di spostarsi con relativa autonomia anche alle persone con problematiche fisiche (molti autobus hanno sospensioni da carro bestiame e certi autisti credono di trovarsi su una pista di Formula 1). A quanto pare, però, questa scelta non viene presa in seria considerazione.
Ma di alternative alle auto private e ai pachidermi iper-inquinanti che vengono chiamati autobus si potrebbe parlare ancora a lungo. Penso ad esempio a lunghi tratti di tapis roulant coperti (adattati per permettere anche alle persone con difficoltà fisiche di servirsene). La tecnologia mette a disposizione di politici e di amministratori locali soluzioni all’avanguardia, geniali ed economiche, alla portata anche dei comuni più disastrati sul piano finanziario. Quella che manca, quasi sempre, è la volontà di impiegare questi sistemi per il bene e gli interessi della collettività, per motivi che molte volte sono fin troppo intuibili. Per una rassegna dei mezzi di trasporto (compresi quelli sostenibili e a misura d’uomo), V. Pierluigi Coppola, “Sistemi di trasporto collettivo. Classificazione e caratteristiche.”, corso di Trasporti Urbani e metropolitani, Università di Tor Vergata (Roma: a.a. 2008-9), reperibile facilmente attraverso il web. Cfr. anche www.reggiocalabrianotizie.it (a proposito dell’inaugurazione, avvenuta il 20-07-09, del tapis roulant lungo più di 400 metri che attraversa la parte centrale della città).
(9) E per esteso a tutti i mezzi pubblici.
(10) Non sempre, infatti, l’autista è il vero possessore della licenza, con tanto di patente ad hoc; nella migliore delle ipotesi, può trattarsi di una persona che ha ottenuto in affitto la licenza, ma che dispone di regolare patente per condurre quel particolare tipo di veicolo.
Il fenomeno dell’abusivismo (taxi di altri comuni del Lazio che al mattino arrivano a Roma per lavorare e la sera tornano nel luogo di provenienza), non mi sembra invece poi così drammatico come vogliono farlo apparire certi tassisti romani, i quali si lamentano che in questo modo viene tolto loro del lavoro e sono molto irritati da questa concorrenza, che considerano sleale. Non è così, visti anche la voglia di lavorare di certi tassisti romani, i loro modi non proprio raffinati e la carenza cronica di taxi in questa città. A Roma, infatti, il numero di taxi è assolutamente inadeguato a far fronte alle necessità di una megalopoli di questo tipo. Settemila taxi sembrano tanti, ma in realtà rappresentano un inezia, tenuto conto che sono distribuiti su più turni. Di fatto, per far fronte alle richieste di una popolazione che in alcuni periodi dell’anno (soprattutto in estate) sfiora sei milioni di unità, dove le distanze tra un punto e l’altro della città si misurano in decine e decine di km, dove esistono intere zone completamente dimenticate dai mezzi di trasporto pubblico, risultano operativi, per ogni turno, poco più di duemila vetture, di cui almeno un migliaio sono concentrate nel centro storico vero e proprio (almeno seicento soltanto alla Stazione Termini e circa duecento intorno al Vaticano, al Quirinale, a Palazzo Chigi, alla Camera e al Senato). Paradossalmente, forse, se non esistessero gli abusivi (con regolare patente, è chiaro) la situazione sarebbe ancora più insostenibile.
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