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di A. Lalomia
Non so perché, ma subito dopo aver appreso la notizia del ‘pasticciacciò relativo alla mancata accettazione a Roma della lista del PDL, mi è venuto in mente un articolo che avevo letto qualche tempo fa. In breve: negli Stati Uniti, un detenuto condannato alla pena capitale è finito sulla sedia elettrica perché il suo avvocato, che aveva acquisito nuova, importante documentazione sulla sua innocenza, non ha potuto consegnare il materiale in quanto è arrivato in tribunale con qualche minuto di ritardo, trovando l’ufficio competente chiuso.
Certo, tra le due vicende esiste una bella differenza. Però, a me sembra che nel caso di Roma bisognerebbe fare almeno qualche riflessione, con gli occhi di chi si sforza ancora di guardare la realtà oltre le apparenze – spesso ambigue e ingannevoli (1) . Vediamo se ci riesco.
1. L’ufficio incaricato di accogliere le liste elettorali chiudeva -e chiude, come molti altri uffici comunali- a mezzogiorno.
Perché ? In base a quale criterio un ufficio pubblico è operativo soltanto per due-tre ore al giorno ? Per quale ragione non deve rimanere aperto almeno fino alle quattordici o, meglio ancora, alle sedici o alle diciotto ? Dove sono finiti tutti i progetti di riforma della P.A. ?
2. Per quale motivo la consegna delle liste elettorali deve avvenire ancora nel modo paleolitico in cui si effettua oggi ?
Come mai la documentazione non può essere trasmessa per via telematica o per posta (tramite Raccomandata A.R. o Assicurata) ? Con il computer ormai si effettuano quotidianamente transazioni commerciali del valore di miliardi di ? e per una procedura molto più semplice come il deposito di una lista elettorale bisogna, invece, presentarsi di persona.
Perché ?
3. Roma è letteralmente invasa da decine di migliaia di manifesti sulle prossime elezioni regionali e l’invasione è iniziata più di due mesi fa, ossia ben prima dell’apertura ufficiale della campagna elettorale: come mai gli organi competenti hanno permesso questo notevole anticipo e non sono intervenuti ? E come mai, in questo caso, le stesse forze politiche che hanno tuonato contro ‘i furbi’ e hanno preteso il rispetto tassativo delle regole (orario di consegna delle liste) non hanno protestato ? Forse perché parecchi dei manifesti affissi prima della data prevista dalla norma (manifesti che devono quindi ritenersi abusivi) riportano i loro simboli ?
4. La lista non accettata recava i nomi dei candidati che si trovano in molti manifesti citati nel punto precedente. Questo aspetto è ancora più strano: da un lato si autorizza l’affissione anticipata di manifesti con i nomi e i volti dei candidati alle prossime elezioni regionali, nomi e volti che ormai tutti i romani conoscono; e dall’altro si stabilisce che, a causa di qualche minuto di ritardo, la lista con quegli stessi nomi non può essere accolta. Qualcuno potrebbe osservare che tutto questo somiglia in modo preoccupante a un disturbo del comportamento. Io mi limito a chiedere se ciò risponda ad un minimo di coerenza.
5. Come ho già avuto modo di evidenziare in una serie di articoli (alcuni dei quali presenti nella mia pagina all’interno di questo portale), Roma è una città ormai quasi allo sbando, quanto a mobilità urbana e al traffico. Le responsabilità di questa catastrofe vanno addebitate in primo luogo alle amministrazioni precedenti, che hanno creduto di poter risolvere il problema dei trasporti per esempio smantellando la rete tranviaria, costruendo piste ciclabili sulle sponde del Tevere (piste che rimangono quasi sempre deserte) o facendo circolare i famigerati ‘jumbo’, autobus snodabili che rendono ancora più caotico il traffico, producono un rumore assordante e oltretutto si guastano in continuazione. E’ del tutto normale che in un contesto del genere – più da terzo mondo, che da realtà europea – non si possa arrivare quasi mai in orario, neppure per appuntamenti particolarmente importanti, anche perché coloro i quali dovrebbero provvedere ad esercitare un minimo di controllo ‘sul campo’ -e cioè i vigili (e Roma può vantarne migliaia)- rimangono in gran parte dentro uffici confortevoli e ne escono soltanto per le cerimonie ufficiali o per le partite di calcio (2).
6. Le leggi vanno applicate, siamo d’accordo (anche se alcune norme andrebbero soppresse o radicalmente modificate); però credo che un margine di tolleranza e di flessibilità debba esistere sempre, anche nei casi che riguardano il deposito di liste elettorali. Altrimenti, è inevitabile che si inneschi un meccanismo diabolico di polemiche, di ripicche e di ostilità contro chi pretende di far rispettare la legge solo quando gli fa comodo, dimenticando ad esempio che in passato egli stesso ha beneficiato della riapertura dei termini di presentazione delle liste, con buona pace di tutte le scadenze ‘perentorie’.
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Note
(1) E al di là del decreto che cerca di rimediare al vulnus che si profilava cancellando dalle schede elettorali il più importante partito politico. Sulla vicenda, cfr. tra gli altri: Carmelo Palma, “Il decreto ‘interpretativo’ su firme e liste non sarà a costo zero”, su www.libertiamo.it/ del 6-03-10
http://www.libertiamo.it/2010/03/06/il-decreto-interpretativo-su-firme-e-liste-non-sara-a-costo-zero/ ).
(2) In tal senso, sarebbe il caso che l’attuale Amministrazione decidesse che cosa fare di tutti questi dipendenti, spesso adibiti a mansioni che non sono contemplate dal ruolo a cui appartengono.
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