Giovanna Megna
27 Gennaio 2019Rosanna Mutinelli
27 Gennaio 2019Prof.ssa Giovanna Megna
19 giugno 1953, prigione di Sing Sing (New York). Sono da poco passate le 20.00, Julius Rosemberg prima, sua moglie Ethel subito dopo, vengono uccisi da una scarica elettrica di 2000 volt CC a nome del popolo americano”.
Straziante l’agonia di Ethel: occorsero 20 interminabili minuti e tre micidiali scariche prima che il suo cuore si fermasse.
Difficile dimenticare quella lunga giornata trascorsa nella vana attesa che il boia fosse fermato. La tragica vendetta degli apparati di potere contro i Rosemberg doveva essere consumata ed avere un grande impatto simbolico: gli Stati Uniti erano pronti a fermare con ogni mezzo il dilagare del comunismo nel mondo.
Gerard A. Jaeger nel suo libro Les Rosemberg, la chaise életrique pour délit dopinion” (edition du Felin, 2003, Paris, pagg. 324, euro 20) ci riporta con dovizia di particolari nel terrificante clima shakesperiano dell’America maccartista degli anni 50.
A Milano erano le due di notte quando a Sing Sing furono chiusi i circuiti della sedia elettrica. Migliaia di persone si accalcavano nelle vie del centro cingendo d’assedio il consolato USA. Giovani, donne, vecchi e bambini attendevano da ore nella vana speranza di un gesto di clemenza.
Poi un gelido cupo silenzio, segnato da molte lacrime e carico di collera, pose fine a quella drammatica notte. La condanna a morte dei Rosemberg emessa nel 1951, la sola mai pronunciata in tempo di pace per spionaggio negli Stati Uniti, aveva sollevato una colossale ondata di protesta da tutti gli angoli del pianeta. Milioni di cittadini, personalità le più diverse, tra le quali Pio XII, la giovane regina d’Inghilterra Elisabetta II, intellettuali del calibro di Aragon e Jean-Paul Sartre, attori famosi come Gerard Philipe e Brigitte Bardot, avevano firmato petizioni.
Lo storico A. Jaeger, nel suo libro uscito in Francia apre un nuovo campo di riflessione su quell’epoca, durante la quale furono messi a punto dal Pentagono i piani per scatenare una guerra contro l’Unione Sovietica.
Julius Rosemberg viene interrogato dallFBI il 17 luglio 1950, qualche giorno dopo l’inizio della guerra in Corea (25 giugno) e qualche mese dopo il trionfo della rivoluzione in Cina e l’esplosione della prima bomba atomica sovietica.
Una folle campagna repressiva, condotta col pugno di ferro, viene scatenata dalle autorità americane. Essa mira a ripulire” i centri vitali della politica, della cultura e del mondo scientifico dalla presenza dei comunisti. La commissione presieduta dal senatore Mc Carty usa i suoi poteri contro chiunque manifesti idee anche vagamente di sinistra. Funzionari del Dipartimento di Stato, giornalisti, attori e registi di Holliwood sono inquisiti, perseguitati e in molti casi condannati per attività antiamericane. La caccia alle streghe non risparmia nessuno: Charlie Chaplin, il popolare Charlot di Tempi Moderni, sceglie di abbandonare per sempre gli Stati Uniti.
Cinquantanni dopo la memoria di questi due valorosi militanti comunisti americani, condannati a morte per un delitto di opinione alla fine di un processo truccato da false prove, è tuttora vivente e, purtroppo, di bruciante attualità. Milioni di persone si mobilitano negli USA e nel mondo contro le centuplicate minacce alla pace, alla libertà e ai diritti democratici, messe in atto dagli stessi centri di potere che misero a morte i Rosemberg.
Mumia Abu Amal è da 21 anni nel braccio della morte in attesa di essere giustiziato. La sua storia è molto simile a quella dei Rosemberg. E’ stato accusato con prove false dallFBI di aver ucciso il poliziotto Daniel Faulkner. Nemmeno la confessione del vero assassino, Arnold Beverly, che ha ammesso di aver ucciso Faulkner per ordine della mafia, è servita ad istruire una revisione del processo. Mumia rimane dunque in attesa del boia.
La sua vera colpa è di essere stato militante delle Black Phanters, come i Rosemberg lo furono del partito comunista, una colpa che certi tribunali americani, d’intesa con lFBI, difficilmente perdonano.
Intorno al processo e alla condanna di Mumia si è creata una mobilitazione internazionale e Mumia è diventato un simbolo della lotta contro la pena di morte. L’8 ottobre del 2003 sono stati respinti gli ultimi ricorsi, rimandando la questione a livello federale, dove la sua pena avrebbe potuto essere commutata in ergastolo.
Il gruppo musicale Rage Against the Machine si è battuto molto per la sua liberazione, in particolare con le canzoni Freedom e Voice of the voiceless; anche il rapper di New York KRS-One gli ha dedicato la canzone “Free Mumia”. Nell’ottobre 2003 è stato nominato cittadino onorario della città di Parigi dal sindaco Bertrand Delanoë. Nel 2005 la città di Saint-Denis ha deciso di intitolargli una via.
Nel 2007 Colin Firth, come produttore, ha presentato al Festival internazionale del Cinema di Roma, un film-denuncia dal titolo “In prigione la mia intera vita” sulla pena di morte di Mumia Abu-Jamal. Il 27 marzo 2008 è stata infine annullata la sua condanna a morte.[1]
(fonte: wikipedia)
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