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27 Gennaio 2019Jessica Tramontina
27 Gennaio 2019La religione per noi San Luca da Melicuccà
di Delfino Carlo e Polito Antonio
Nacque verso la metà del sec. XI da Ursino e Maria, a Melicuccà (Reggio Calabria), nella regione detta “delle saline”, celebre nei lussi del monachesimo calabrese per le gesta di s. Elia Speleota, di cui conserva la tomba. Già avviato allo studio dei sacri testi, abbracciò la vita religiosa nell’Istituto basiliano e vi fu ordinato sacerdote. Per la sua dottrina e virtù prima del 1092, fu elevato alla dignità episcopale e destinato a reggere la diocesi di Isola Capo Rizzuto. Cosí infatti risulta anche da un diploma greco del 1105, in cui la frase “Episcopos ton Aisulon” interpretata dal Cozza-Luzzi come: “vescovo delle immunità o esenzioni”, ignorando che nei cataloghi greci essa indica precisamente la minuscola diocesi di Isola, suffraganea di S. Severina, a breve distanza da Crotone. Il citato diploma lo ricorda anche in Sicilia, dove si era recato per predicare e ordinare dei sacerdoti di rito greco. In Calabria, poi, la sua presenza è segnalata in diverse zone: a Medino (non Medma, come scrive il Martire) nella Sibaritide, dove impetrò una pesca miracolosa; a Mesa, presso Scilla, dove fece cessare la siccità; a Bovalino, dove guarí un ammalato e liberò una casa dai demoni; a Squillace, dove mise in fuga un lupo feroce. Estese la sua predicazione, sempre accompagnata dai miracoli, anche in buona parte della Calabria meridionale; volle recarsi anche a Costantinopoli, ma, arrivato a Taranto, fu costretto a ritornare indietro per motivi non espressi dal biografo. Governò la sua Chiesa con spirito di abnegazione e con zelo, curando il bene delle anime e mostrandosi particolarmente sensibile alle necessità dei poveri e dei pellegrini. Fu assiduo al ministero della parola e si dice che il suo parlare fosse dolce, suadente e commovesse gli uditori fino alle lacrime. Non dimenticò la sua professione monastica fondando il monastero di S. Nicola di Viotorito, al quale – come alla chiesa di Isola – il duca Ruggero concesse privilegi e fece delle donazioni . Ai monaci poi impartí sagge disposizioni per tendere alla perfezione, secondo le norme di s. Basilio. Nutrì particolare devozione per s. Elia lo Speleota di Reggio, raccomandandone la celebrazione annuale ai suoi monaci. Sentendosi prossimo alla fine, si ritirò nel suo monastero di Viotorito, Morì il 10 dicembre del 1114. . Come in vita, cosí dopo morte si registrarono molti miracoli .
Delfino Carlo e Polito Antonio
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