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27 Gennaio 2019Anselmo d’Aosta, figura chiave dell’XI secolo, propone un approccio dialettico alla teologia, e sostiene la prova ontologica dell’esistenza di Dio
Nel X secolo, l’Impero carolingio sperimenta una crisi politica ed economica, conosciuta come l'”anarchia feudale”, dovuta a invasioni esterne e frammentazione interna. La rinascita carolingia perde slancio, e la cultura stagna, mantenuta solo nelle scuole conventuali e urbane presso le sedi episcopali. La crisi si risolve nel 962 con l’incoronazione di Ottone I. Nel XI secolo, inizia un risveglio culturale con nuovi centri di sapere, come la scuola medica di Salerno. Le arti liberali si sviluppano ulteriormente, integrando la logica nelle questioni teologiche.
La lotta per le investiture diventa centrale nella riflessione politica e teologica medievale. Pier Damiani, tra gli “antidialettici”, utilizza la dialettica per sostenere la superiorità della fede e avverte contro la limitazione della libertà di Dio entro i confini della logica umana. Berengario di Tours, tramite argomenti filosofici, contesta la transustanziazione, sostenendo che pane e vino sono solo segni visibili della presenza reale di Cristo.
Anselmo d’Aosta, noto anche come Anselmo di Canterbury, è un importante pensatore dell’XI secolo, figura chiave della teologia monastica. Nato nel 1033-1034 ad Aosta, diventa monaco a Le Bec nel 1060 e successivamente priore e abate. La sua fama è legata principalmente a due opere teologiche: il Monologion (1076) e il Proslogion (1077-1078).
La sua metodologia argomentativa si basa sull’uso della dialettica al servizio della chiara comprensione razionale della fede. Anselmo crede in un’armonia tra fede e ragione e utilizza il rigore filosofico per analizzare le verità della fede. Le celebri formule “la fede che cerca l’intelligibilità” e “credo per capire” sintetizzano il suo approccio.
Il Monologion presenta argomenti a posteriori per dimostrare l’esistenza di Dio, basandosi sulla bontà, la grandezza e l’essere. Anselmo utilizza il ragionamento per risalire dalla realtà sensibile alla causa ultima, identificata con Dio. Questi argomenti sono simili alle vie utilizzate da Tommaso d’Aquino nel XIII secolo.
Il Proslogion, invece, presenta la celebre prova ontologica di Anselmo. Partendo dalla definizione di Dio come “ciò di cui non si può pensare niente di più grande”, Anselmo cerca di dimostrare che, se comprendiamo correttamente il significato di Dio, dobbiamo accettare la sua esistenza. Egli respinge le obiezioni, sostenendo che la sua prova si applica solo a ciò che è al di sopra di ogni perfezione pensabile.
Anselmo, influenzato dalla tradizione patristica e da Agostino, enfatizza l’importanza della preghiera, del dialogo con Dio e della meditazione biblica nel suo approccio filosofico. La sua opera rappresenta un tentativo di conciliare fede e ragione, sottolineando la complementarità tra la ricerca razionale e la comprensione delle verità rivelate.
In sintesi: Anselmo d’Aosta, figura chiave dell’XI secolo, propone un approccio dialettico alla teologia. Nelle opere “Monologion” e “Proslogion”, sostiene che la fede cerca intelligibilità e crede per capire. Nel “Monologion”, utilizza argomenti a posteriori per dimostrare l’esistenza di Dio, mentre nel “Proslogion” sviluppa la famosa prova ontologica, affermando che Dio, definito come ciò di cui non si può pensare nulla di più grande, deve esistere anche nella realtà. La sua metodologia integra la fede con la ragione, cercando di dimostrare razionalmente le verità della fede.
FILOSOFIA CRISTIANA E MEDIEVALE
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S. Anselmo da culturanuova
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S. Anselmo, L’argomento ontologico (dal Proslogion) – (File PDF, 74.6 KB) a cura del prof. Roberto Mastri del Liceo Malpighi di Bologna
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S. Anselmo appunti dalle lezioni di filosofia del prof. Maurilio Lovatti, di Paola Volonghi
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Sintesi del Proslogion di Anselmo di Maurizio Pancaldi
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S. Anselmo del prof. Piero Carelli