Martin Heidegger (1889-1976), uno dei filosofi più influenti del XX secolo, ha lasciato un’impronta indelebile nel campo dell’esistenzialismo laico.
Nato nel 1889 nel Baden, Germania, Heidegger ha dedicato la sua vita a esplorare le profondità dell’esistenza umana e il significato dell’essere. La sua opera più celebre, “Essere e tempo” (1927), rappresenta un tentativo monumentale di superare la metafisica tradizionale e di fondare una nuova ontologia basata sull’esperienza concreta dell’esserci umano.
Biografia
Gli Anni della Formazione
Heidegger iniziò i suoi studi filosofici all’Università di Friburgo nel 1909, sotto la guida di Heinrich Rickert. La sua tesi di laurea, pubblicata nel 1914, contestava lo psicologismo dominante nella filosofia tedesca post-hegeliana, rivendicando la validità della logica come fondamento stabile e immutabile del pensiero. Nel 1915, divenne libero docente con una dissertazione su Duns Scoto, e nel 1916, Husserl fu chiamato a Friburgo, dove Heidegger divenne suo assistente.
L’Influenza di Husserl
Heidegger lavorò intensamente con Husserl fino al 1923, approfondendo temi come Kant, Aristotele, e la fenomenologia della religione. Tuttavia, i contrasti con Husserl, dovuti in parte all’antisemitismo di Heidegger, portarono a una rottura. Nel 1927, Heidegger pubblicò “Essere e tempo”, la sua opera più significativa, che segnò il suo distacco definitivo da Husserl.
Il Periodo Nazista
Nel 1933, Heidegger fu nominato rettore dell’Università di Friburgo e aderì al partito nazista, pronunciando discorsi che riflettevano le sue simpatie per il regime. Tuttavia, si dimise l’anno successivo a causa di dissensi con il governo e si distaccò dal nazismo, pur mantenendo una visione critica nei confronti del liberalismo, della democrazia e del socialismo.
Gli Anni Successivi
Dopo la guerra, Heidegger fu sospeso dall’insegnamento fino al 1951. Durante questo periodo, approfondì il tema del linguaggio e dell’essere, pubblicando opere come “Lettera sull’umanismo” (1947) e “Sentieri interrotti” (1950). Morì nel 1976, lasciando un’eredità filosofica complessa e controversa.
Analisi di “Essere e Tempo”
Il Problema Ontologico
In “Essere e tempo”, Heidegger critica la metafisica occidentale per aver trascurato l’essere a favore dell’oggettività e della conoscenza scientifica. Egli sostiene che l’essere non può essere compreso senza considerare l’esserci umano, caratterizzato dalla temporalità e dalla finitezza. L’esserci, secondo Heidegger, è un progetto continuo di autotrascendenza, sempre condizionato dal passato e dal presente.
L’Esserci come Essere nel Mondo
Heidegger descrive l’esserci come un essere-nel-mondo, costantemente impegnato in un progetto di autorealizzazione. Le cose esistono non in sé, ma come strumenti per l’esserci, che le modifica e le inserisce in un contesto significativo. La temporalità è il senso dell’essere dell’esserci, e la storicità deve essere sostituita con la destinalità.
Autenticità e Inautenticità
L’esserci è gettato nel mondo senza averlo scelto, e deve confrontarsi con la propria finitezza e la prospettiva della morte. L’autenticità si raggiunge accettando la morte come possibilità fondamentale, mentre l’inautenticità deriva dal rifugiarsi nelle preoccupazioni quotidiane e nella chiacchiera.
Il Problema Linguistico
Heidegger riconobbe che il linguaggio condiziona la nostra comprensione dell’essere. Nella conferenza “L’essenza della verità” (1930), affermò che il linguaggio pone limiti invalicabili a ciò che possiamo pensare e dire. L’essere è una “luce” che fa apparire le cose, ma senza rivelarsi completamente. L’ontologia deve quindi adottare un atteggiamento apofatico, rimanendo in ascolto dell’essere.
Storia della Critica
La ricezione di Heidegger è stata variegata. In Francia, negli anni ’30, la sua opera fu interpretata in chiave esistenzialistica, mettendo in risalto temi come l’angoscia e la morte. In Italia, negli anni ’50 e ’60, Heidegger fu recepito come un esistenzialista laico, utilizzato per fondare un’autocoscienza filosofica alternativa all’idealismo crociano e gentiliano. Tuttavia, negli anni ’70, una rinascita di Heidegger in chiave nichilistica e post-moderna rovesciò questa interpretazione.
Rilievi Critici
Heidegger è stato criticato per il suo soggettivismo borghese e per aver perso il senso oggettivo della realtà. La sua identificazione di essere ed esserci è stata vista come un tentativo fallito di rifondare una nuova concezione dell’essere. Nonostante le critiche, Heidegger rimane una figura centrale nella filosofia del XX secolo, il cui pensiero continua a stimolare dibattiti e riflessioni.
Conclusione
Martin Heidegger ha lasciato un’eredità filosofica complessa e controversa. La sua opera rappresenta un tentativo monumentale di superare la metafisica tradizionale e di fondare una nuova ontologia basata sull’esperienza concreta dell’esserci umano. Nonostante le critiche, il suo pensiero continua a stimolare dibattiti e riflessioni, rendendolo una figura centrale nella filosofia del XX secolo.
Dalla fenomenologia all’esistenzialismo, sintesi di Ludovica
HEIDEGGER (1889-1976)
E l’esponente principale della filosofia dell’esistenza. Nel 1927 uscì la sua opera fondamentale: Essere e tempo (che tra l’altro rimase incompiuto perché Heidegger non trovava le parole giuste per poter descrivere l’essere). Di origini tedesche nel ’33 aderisce al nazismo, anche se si pensa l’abbia fatto più per carriera che per amore verso partito.
– ESSERE E TEMPO
l’intento dell’opera è la concreta elaborazione del problema del senso dell’essere”. Occorre infatti analizzare chi è colui che si pone la domanda sul senso dell’essere e non come si è fatto finora solo una fenomenologia dell’essere. Sarà quindi questa fenomenologia dell’esistenza che si compone in:
1) Essere qui ed ora: l’uomo ossia l’esserci, è lente che si pone la domanda sul senso dell’essere ma che non può mai ridursi ad un puro oggetto in altre parole ad una semplice-presenza (come dice il filosofo), giacché esso è proprio
di Ludovica