Budapest Foto dal Viaggio di istruzione – aprile 2017
27 Giugno 2017Caldo canicolare: anticipate gli esami di Stato! – di Gennaro Capodanno
28 Giugno 2017Per dare un’idea della serietà con cui i burocrati del Ministero dell’Istruzione gestiscono l’Esame di Stato (ex Maturità), basterebbe considerare questi esempi di come sono state composte le commissioni: a esaminare in Storia studenti di indirizzi liceali e tecnici in cui la materia viene insegnata dal docente di Italiano (classe di concorso A050), sono stati mandati docenti di Italiano e Latino (classe A051) che, per quanto in possesso di abilitazione anche all’insegnamento di Storia, ottenuta magari trent’anni fa, Storia al triennio non l’hanno mai insegnata; viceversa a esaminare in Italiano e Latino studenti del Liceo Scientifico sono stati mandati insegnanti privi di abilitazione in Latino (classe A050). E ancora, a esaminare in Letteratura italiana studenti dei licei classici sono stati mandati insegnanti di Greco e Latino (classe A052) che, per quanto in possesso di abilitazione anche in Italiano, ottenuta anche questa magari trent’anni fa, Letteratura italiana al triennio non l’hanno mai insegnata. Tutto ciò non perché mancassero docenti delle materie necessarie e con la adeguata esperienza, che sono stati lasciati inspiegabilmente liberi.
Invece di avvalersi delle conoscenze e delle competenze acquisite dai docenti nelle discipline da loro insegnate, si è deciso di sottoporre i maturandi all’improvvisazione, chissà, forse per far capire subito ai giovani cittadini italiani quale riconoscimento ottiene nel nostro Paese la professionalità, o forse perché per i tecnocrati ministeriali, in linea con l’opinione comune, quella delle discipline umanistiche è una fuffa indistinta e, insomma, che differenza ci sarà mai tra uno storico, un filologo, un italianista. O più semplicemente per l’incompetenza e la superficialità di chi ricopre queste mansioni, di fronte alle quali non ci si indigna neanche più, per una sciatteria generale che fa apparire anche questa protesta come un’inutile pedanteria.
Paolo Marsich