Teatro di Machiavelli
27 Gennaio 2019LetteraturaPortoghese
27 Gennaio 2019Biografia
4 a.C.: nasce a Cordova (città di tradizione repubblicana) da ricca famiglia equestre; presto si trasferisce a Roma.
26 d.C.: compie un viaggio in Egitto.
31: inizia l’attività forense e la carriera politica, procurandosi l’ostilità di Caligola, invidioso della sua fama oratoria.
41: esilio in Corsica: Claudio lo accusa di coinvolgimento nell’adulterio di Giulia Livilla, sorella di Caligola.
49: Agrippina ne ottiene il ritorno e lo fa tutore del figlio Nerone (insieme al prefetto del pretorio Afranio Burro).
54: Nerone diventa imperatore e, fino al 59 (Quinquennio Felice”), è S. a governare di fatto.
59: Nerone fa uccidere Agrippina, S. è costreto a compromessi sempre più gravi.
62: Nerone sposa Poppea, Burro viene ucciso, Seneca si ritira a vita privata, dedicandosi allotium.
65: coinvolto nella Congiura dei Pisoni, viene condannato a morte e si suicida (-> lett. pag.62, Annales di Tacito).
Formazione: frequenta a Roma scuole di retorica e di filosofia; tra i maestri: lo stoico Attalo e Papirio Fabiano, un retore della scuola stoico-pitagorica dei Sestii, caratterizzata da tendenze ascetiche ed interessi naturalistici).
Fonti: Seneca nelle Epistolae” e nella Consolatio ad Helviam matrem”, Tacito negli Annales (libri XII-XV), lo storico greco Dione Cassio, biografie svetoniane di Caligola, Claudio e Nerone.
Fortuna: sempre imponente. Dopo una breve parentesi alimentata da Quintiliano e dal movimento arcaizzante, S. gode di grande successo nella tarda antichità, presso i cristiani (IV sec.: falsa corrispondenza con S. Paolo), e nel Medioevo. Influenza la cultura gesuitica e quella protestante. Le tragedie saranno modello per quelle italiane rinascimentali, per il teatro elisabettiano (Shakespeare) a causa del loro truce barocco, per il teatro classico francese (Racine), per i romantici tedeschi, per Alfieri che riprenderà soprattutto il tema del tiranno.
OPERE FILOSOFICHE ___________________________________________________________________
I Dialogi”: si tratta di 12 libri in cui sono raccolte molte delle opere filosofiche di S. (post mortem): il titolo non fa riferimento alla forma dei trattati, che raramente è dialogica, ma vuole riallacciare l’opera senecana alla tradizione filosofica risalente a Platone. Ogni trattato è autonomo ed affronta una particolare tematica stoica.
Filosofia: lo stoicismo senecano appartiene alla <<scuola di mezzo>>, una corrente di pensiero che ha stemperato l’antico rigore dottrinale e che non conosce chiusure dogmatiche. L’interesse di S. verte soprattutto su questioni etiche e psicologiche. L’impegno politico (del cives) ha fondametale importanza, anche se l’atteggiamento nei confronti del potere non è sempre lo stesso (per forza di causa maggiore).
Titolo |
periodo |
destinatario |
argomento |
Note |
De Consolatione III |
(esilio) 40 ca 42 ca 43 ?
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Ad Marciam Ad Helviam matrem Ad Polybium
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Seneca consola i destinatari: -per la perdita di un figlio; (-> lett. 4.1.5,6 p. 69) -perché il figlio è esule (celebra lotium); -per la perdita di un fratello (NB: P. era un potente liberto di Claudio, l’opera è per cui un tentativo di adulare l’imperatore per ottenere il ritorno; di qui unaccusa di opportunismo). |
La consolatio è un genere, già nella tradizione filosofica greca, che verte su temi morali (fugacità tempo, inevitabilità morte…). |
De Ira III |
pre- esilio |
Novato (fratello) |
una fenomenologia delle passioni umane, con analisi dellorigne e metodi per inibirle. |
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De Vita Beata |
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Novato (Gall’ione, dal retore G. Gall’ione che lo ha adottato) |
Problema della felicità e del ruolo in essa della ricchezza: l’essenza della felicità è nella virtù (vs epicurei), la ricchezza è legittima se serve alla ricerca della virtù (vs cinici, troppo asociali). L’importante non è non possedere ricchezze, ma non farsi possedere da esse”. |
S. sembra voler fronteggiare le accuse di incoerenza: aveva accumulato grandi ricchezze (anche mediante l’usura). |
De Costantia Sapientis |
dopo 41 |
Ad Serenum (amico ex-epicureo) |
Esaltazione dell’imperturbabilità del saggio stoico, forte della sua fermezza interiore. |
(forma propiamente dialogica) |
De Tranquillitate Animi |
poco prima del 62 |
Ad Serenum |
Tema della partecipazione del saggio alla vita politica: cerca una mediazione tra otium contemplativo ed impegno del cives. L’obiettivo è la serenità di un’anima capace di giovare agli altri con l’impegno pubblico o con l’esempio. |
La tensione tra impegno civico e otium è ancora irrisolta: S. sperava di poter ri-avere parte attiva nella vita politica. |
De Otio |
dopo 62 |
Ad Serenum |
Esaltazione dei pregi della vita puramente contemplativa (-> lett. p. 66). |
situazione politica ormai compromessa. |
De Brevitate Vitae |
49-52 |
Ad Paulinum (prefetto annona) |
Problema della fugacità della vita e della sua apparente brevità, causata dalla nostra incapacità di afferrarne l’essenza. |
Si tratta di uno <<stoicismo dell’interiorità>>. |
De Providentia |
ultimi anni |
Lucilio |
Problema della contraddizione tra progetto providenziale (logos) e le vicende umane in cui spesso i malvagi sono premiati e gli onesti puniti: si tratta in realtà della volontà divina che vuole mettere alla prova la virtus dei buoni. Il sapiens realizza la sua natura razionale adeguandosi compiutamente al destino fissato per lui dal logos. |
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Altre opere di argomento filosofico sono:
titolo |
periodo |
Destinatario |
argomento |
Note |
Naturales Quaestiones VII |
dopo 62 |
Lucilio |
opera di carattere più propiamente scientifico, riguarda i fenomeni atmosferici e celesti, frutto di un vasto lavoro di compilazione da fonti svariate (es. Posidonio). Si tratta del supporto fisico all’impianto filosofico senecano; manca, però, organicità tra l’indagine scientifica e quella morale. |
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De Clementia |
55-56 |
Nerone |
Traccia di un ideale programma politico ispirato ad equità e moderazione, alla clementia, intesa come generico atteggiamento di filantropica benevolenza. Si ricavano le seguenti informazioni: – S. accetta il potere unico sia perché ormai affermato completamente sia perché considerato il più conforme alla concezione stoica del cosmos; – la coscienza diventa l’unico freno del sovrano e pertanto assume un ruolo fondamentale l’educazione del princeps; – allla filosofia spetta il ruolo di educatrice e anche di garante della direzione politica (il progetto utopico di S. si avvicina al platonico Governo dei Filosofi”); – il progetto di S. prevedeva un equilibrata distribuzione del potere tra princeps e senato. |
S. si impegnò molto per attuare questo progetto, il quale si approssimò alla realizzazione nel Quinquennio Felice”; la degenerazione del governo neroniano fu un duro colpo per S., che dovette ridefinire i compiti della sua filosofia, accentuando l’impegno ad agire sulle coscienze individuali.
(-> lett. 4.2.1 p. 73)
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De Beneficiis VII |
62-64 |
Ebuzio Liberale (amico) |
Natura e modalità dei vari atti di beneficienza, relazione tra beneficiato e benefattore, relativi doveri e obblighi (NB: si coglie una velata polemica nei confronti di Nerone che si era comportato da ingrato). Il beneficio diventa elemento coesivo dei rapporti interni all’organismo sociale. |
L’opera trasferisce sul piano della morale individuale il progetto di una società equilibrata, venuta meno l’utopia di una monarchia illuminata. |
Epistolae Morales Ad Lucilium: si tratta di un epistolario, reale o fittizio, scritto a partire dal 62/63, pervenutoci incompleto; S., venuta meno la sua funzione civile, si muove soprattutto nell’orizzonte della coscienza individuale e trova un destinatario ideale nel suo giovane amico Lucilio (campano, di origini modeste, assurto al rango equestre e a varie cariche politiche-amministrative, di buona cultura).
Modello: l’opera costituisce un unicum nella letteratura antica e S. si mostra consapevole di aver introdotto un nuovo genere in quella latina (orgogliosamente evidenzia la diversità rispetto all’epistolario ciceroniano).
Lo spunto sarà pervenuto a S. da Platone e soprattutto da Epicuro, nelle cui lettere si riconosce il rapporto di amichevole paternalismo che si istaura con Lucilio. Seneca riprende un topos dellepistolografia antica, nell’affermare che lo scambio epistolare, permettendo di istituire un colloquium con l’amico, è più efficace sul piano pedagogico dell’insegnamento dottrinale.
Il tono pacato e cordiale è quello di un amico che ricerca egli stesso la via della saggezza.
Funzione: la funzione dell’epistola è pedagogica: la lettera, vicina alla realtà della vita vissuta, si presta alla pratica quotidiana della filosofia; oltretutto una corrispondenza permette, molto meglio di un trattato, di compiere un cammino per gradi verso la sapientia (NB: le lettere dei primi tre libri si concludono con unaforisma che imprima meglio il messaggio e che sia spunto di meditazione; le epistole, procedendo, diventano sempre più lunghe fino a raggiungere l’ampiezza di veri trattati). Accanto alla funzione teoretica, di dimostrazione di una verità, è importante anche la funzione parenetica, l’esortazione a compiere il bene.
Ideologia: il genere epistolare si rivela appropriato anche per il tipo di filosofia di S., priva di sistematicità ed incline alla trattazione di singoli temi etici. I temi si possono spesso ricondurre alla tradizione diatribica e vi sono anche delle affinità con la satira, soprattutto quella oraziana.
Le norme più importanti sono: lautarkeìa (indipendenza ed autosufficienza), l’indifferenza nei confronti delle seduzioni mondane, un raccoglimento e una meditazione in vista di un perfezionamento interiore, la riflessione sulle debolezze e i vizi propri ed altrui.
L’obiettivo è la conquista della libertà interiore e la quotidiana meditazione sulla morte a cui il sapiens guarda con animo sereno, simbolo della sua indipendenza dal mondo.
L’etica senecana rimane profondamente aristocratica (si riferisce al volgo con termini sprezzanti) anche se la consapevolezza della comune sorte di tutta l’umanità lo porta ad una condanna del trattamento comunemente riservato agli schiavi.
Stile: S. dichiara di utilizzare uno stile inlaboratus et facilis; il filosofo, infatti, deve badare alle res, non allabbellimento della forma, che è giustificabile solo se funzionale all’apprendimento (le sententiae o la citazioni di versi poetici hanno una funzione psicagogica, di aiutare a fissare in mente un concetto). In realtà, la prosa filosofica senecana è elaborata e complessa, tesa alla ricerca dell’effetto o dell’espressione epigrammatica.
Sintassi: S. rifiuta l’architettura del periodo classico e ciceroniano, predilige invece uno stile paratattico in cui frantuma il pensiero in un susseguirsi di frasette nervose e sentenziose (minutissimae sententiae“, Quintiliano) collegate soprattutto dalle antitesi, dalle ripetizioni e dai parallelismi; una tecnica <<puntillistica>> che produce l’effetto di sfacciattare l’idea in tutte le angolazioni possibili, fornendo una formulazione sempre più concisa fino ad arrivare allepigramma. Si percepisce anche il tentativo di riprodurre l’andamento della lingua parlata (sermo).
Modelli: S. riprende lo stile della retorica asiana e della predicazione dei filosofi cinici.
Drammaticità: lo stile riflette la polarità della predicazione senecana, teoretica e parenetica: si alternano i toni sommessi della meditazione interiore e quelli vibranti dell’esortazione. Lo stile è antitetico e conflittuale (è stato definito drammatico”) perché deve esplorare l’animo umano, pieno di contraddizioni. Non sa evitare una certa teatralità nella ricerca dell’effetto.
TRAGEDIE ____________________________________________________________________________
Si tratta di dieci tragedie cothurnatae (soggetto mitologico greco), una di paternità incerta. Si ignorano le modalità di una eventuale rappresentazione: molti elementi dello stile, congiunti alla moda del tempo, fanno pensare che fossero destinate alla lettura, ma la truce spettacolarità di alcune scene proverebbe il contrario.
Si riportano seguendo l’ordine del codice Etrusco”, dal momento che le datazioni sono ignote.
Titolo |
modello |
riassunto |
Note |
Herules furens |
Eracle” Euripide |
Giunone fa impazzire Ercole che uccide la moglie e i figli; rinsavito decide dapprima di suicidarsi, ma poi va ad Atene a purificarsi. |
tema filosofico dell’uomo che supera le prove della vita per assurgere alla superiore libertà. |
Troades |
Troiane” + Ecuba” Euripide |
La sorte delle troiane impotenti di fronte al sacrficio di Polissena e di Astianatte. |
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Phoenisse |
Fenicie” Euripide Edipo a Colono” Sofocle |
Il tragico destino di Edipo e l’odio tra Eteocle e Polinice. |
incompleta |
Medea |
Medea” Euripide, forse anche Ovidio |
Medea abbandonata da Giasone uccide per vendetta i figli da lui avuti. |
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Phaedra |
Ippolito” Euripide opera perduta Sofocle, ultima Heroides” Ovidio |
Fedra, consorte di Teseo, sinnamora non ricambiata del figliastro Ippolito; per vendetta lo denuncia al padre e ne ottiena la morte. Poi si suicida. |
(-> lett. 4.5.4 p. 103) (-> lett. p. 128, Racine) |
Oedipus |
Edipo Re” Sofocle |
Edipo scopre di aver ucciso il padre Laio e di aver sposato la madre Giocasta. Si acceca. |
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Agamemnon |
Agamennone” Eschilo (liberamente) |
Agamennone tornato a casa viene assassinato da Clitemnestra e da Egisto, amante. |
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Thyestes |
opere perdute di Sofocle e Euripide, tragedia di Vario |
Mito delle Pelòpidi: Atreo odia il fratello T., perché gli ha sedotto la sposa; gli fa mangiare i figli. |
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Hercules Oetaeus |
Trachinie” Sofocle |
Deianira gelosa di Iole di cui Ercole si è invaghito gli dà un mantello, preso dal centauro Nesso, che crede impregnato di un filtro d’amore. In realtà lo uccide. |
NB: Oetaeus < monte Eta.
incerta attribuzione |
L”Octavia”, una pretexta che racconta la sorte della prima moglie di Nerone (ripudiata e fatta uccidere dopo l’avvento di Poppea), è stata a lungo considerata una tragedia senecana; in realtà la paternità oggi è esclusa: 1) S. vi compare come personaggio, 2) vi si descrive la morte di Nerone, successiva di tre anni a quella di S., 3) sono riportati brani versificati tratti dalle opere filosofiche dello stesso S.; tuttavia sul piano stilistico l”Octavia” mostra notevoli affinità con le altre tragedie.
Filosofia: le vicende tragiche si configurano come conflitti all’interno dell’animo umano, fondati sull’opposizione tra mens bona e furor (ragione e passione), dimostrando una consonanza con le tematcihe della produzione filosofica. Si è pensato che il teatro senecano avesse il solo scopo di fornire degli exempla della dottrina stoica; in realtà la matrice letteraria rimane forte, inoltre nell’universo tragico il logos si rivela incapace di frenare le passioni.
Caratteristiche:
· la lotta delle forze maligne investe in primo luogo la psiche umana (spesso scandagliata da lunghi monologhi), per poi trasferirsi su un piano cosmico di portata universale;
· è frequente il tema del tiranno, spunto per dibattiti etici su un argomento centrale nella riflessione senecana;
· lunghe e frequentissime digressioni (ekphràseis) esasperano la tensione drammatica, alterano il ritmo della narrazione isolando singole scene come quadri autonomi (elemento probante per l’interpretazione secondo cui le tragedie senecane fossero destinate alla lettura).
Modelli
Tragedia Greca Nei confronti dei corrispettivi modelli greci l’atteggiamento di S. denota una maggiore libertà rispetto alla tradizione latina precedente (imitatio intesa come libera emulazione). |
Poesia Augustea La lingua deve molto alla poesia augustea; si ritrovano metri lirici oraziani (cori), e un tipo di senario rigido simile al trimetro giambico oraziano e greco; pervasiva anche la presenza di Ovidio. |
Tragedia Latina Arcaica Il gusto del pathos esasperato e la tendenza al cumulo espressivo e alla frase sentenziosa ed isolata si devono alla tradizione tragica latina arcaica. |
Retorica Asiana Lo stile asiano è percepibile nelle sententiae, nei dialoghi frammentati in corresponsio- ni stichiche (un verso a testa) nella tendenza alla brevitas, nello sfoggio di erudizione e nelle tinte macabre. |
APOKOLOKINTOSIS ____________________________________________________________________
L’opera, singolare all’interno della produzione senecana, fu composta nel 54, alla morte di Claudio e secondo Dione si tratterebbe di una parodia della divinizzazione dell’imperatore decretata dal senato.
Contenuto: Claudio, defunto, si reca sull’Olimpo pretendendo di essere assunto fra gli dei, che invece lo mandano negli inferi; qui diviene schiavo del nipote Caligola e infine viene assegnato al liberto Menandro (contrappasso: si accusa Claudio di aver vissuto in mano dei suoi potenti liberti). Il tutto è preceduto da un elogio a Nerone.
Titolo: si riferisce al greco kolòkynta, <<zucca>>, come emblema di stupidità; il termine va inteso come <<apoteosi di uno zuccone>>. Titoli alternativi sono Ludos de morte Claudii” o Divi Claudii apotheosis per saturam”.
Genere: l’opera rientra nel genere della satira menippea (Menippo di Gàdara, II sec. a.C.), di cui è caratteristico:
1. l’alternarsi di prosa e versi di vario tipo, di toni piani e parodicamente altisonanti;
2. la citazione di versi famosi (Ennio, Catullo, Virgilio, Ovidio, altri poeti greci);
3. brani parodistici nei confronti dei generi di moda (epica, tragedia); in un passo si riconosce un’allusione allHercules Furens dello stesso S.
Si percepiscono comunque assonanze con la prosa senecana.
EPIGRAMMI ___________________________________________________________________________
Si tratta di qualche decina di epigrammi, non tutti di certa paternità senecana. Sono composti in distici elegiaci, il livello è decoroso ma non particolarmente brillante. In alcuni si accenna all’esilio corso e al nipote Lucano.