Desolazione del povero poeta sentimentale
Sergio Corazzini – Piccolo libro inutile (1906)
I
Perché tu mi dici: poeta?
Io non sono un poeta.
Io non sono che un piccolo fanciullo che piange.
Vedi: non ho che le lagrime da offrire al Silenzio.
5Perché tu mi dici: poeta?
II
Le mie tristezze sono povere tristezze comuni.
Le mie gioie furono semplici,
semplici così, che se io dovessi confessarle a te
arrossirei.
10Oggi io penso a morire.
III
Io voglio morire, solamente, perché sono stanco;
solamente perché i grandi angioli
su le vetrate delle catedrali
mi fanno tremare d’amore e di angoscia;
15solamente perché, io sono, oramai,
rassegnato come uno specchio,
come un povero specchio melanconico.
Vedi che io non sono un poeta:
sono un fanciullo triste che ha voglia di morire.
IV
20Oh, non maravigliarti della mia tristezza!
E non domandarmi;
io non s’aprei dirti che parole così vane,
Dio mio, così vane,
che mi verrebbe di piangere come se fossi per morire.
25Le mie lagrime avrebbero l’aria
di sgranare un rosario di tristezza
davanti alla mia anima sette volte dolente
ma io non sarei un poeta;
sarei, semplicemente, un dolce e pensoso fanciullo
30cui avvenisse di pregare, così, come canta e come dorme.
V
Io mi comunico del silenzio, cotidianamente, come di Gesù.
E i sacerdoti del silenzio sono i romori,
poi che senza di essi io non avrei cercato e trovato il Dio.
VI
Questa notte ho dormito con le mani in croce.
35Mi sembrò di essere un piccolo e dolce fanciullo
dimenticato da tutti gli umani,
povera tenera preda del primo venuto;
e desiderai di essere venduto,
di essere battuto
40di essere costretto a digiunare
per potermi mettere a piangere tutto solo,
disperatamente triste,
in un angolo oscuro.
VII
Io amo la vita semplice delle cose.
45Quante passioni vidi sfogliarsi, a poco a poco,
per ogni cosa che se ne andava!
Ma tu non mi comprendi e sorridi.
E pensi che io sia malato.
VIII
Oh, io sono, veramente malato!
50E muoio, un poco, ogni giorno.
Vedi: come le cose.
Non sono, dunque, un poeta:
io so che per esser detto: poeta, conviene
viver ben altra vita!
55Io non so, Dio mio, che morire.
Amen.
Sergio Corazzini, Desolazione del povero poeta sentimentale (da Piccolo libro inutile, 1906)
- Nasce a Roma famiglia benestante ma caduta in miseria.
Vita breve: si ammala presto muore giovane, povera di avvenimenti, ma circondato da amici ed estimatori che collaborano a creare piccolo mito di Corazzini come figura del poeta marginale malato che muore giovane.
Sua produzione poetica caratterizzata da tratto di rarefazione, di marginalità, micro libretti autoprodotti presso piccole tipografie, dolcezze amaro calice, aureole, piccolo libro inutile.
Idea masochistica, esemplificata in modo paradigmatico.
E’ un esempio di poesia crepuscolare
Monologo: parla solo l’io poetico, ma si rivolge a un tu -> rappresenta una situazione dialogica
-> il tu a sua volta ha dato parola al soggetto dicendogli che è un poeta
-> si immagina che sia di fronte a lui
-> tutta una serie di riprese di questo appello al tu
-> “ma tu non mi comprendi e sorridi“: questo verso ci consente di chiarire ulteriormente questa situazione ci fa
immaginare che interlocutore davvero di fronte al soggetto tanto che ne può registrare le reazioni a quello
che sta dicendo c’è reazione faccia a faccia fra io e un altro, non è pienamente situata. Ma sicuramente c’è un
io di fronte a un tu. Monologo si costituisce come parte di questo dialogo.
Rapporto fra io poetico e il tu: confidenziale affettuoso, il tu riconosce all’io un ruolo onorifico (poeta), l’io si schernisce non si sente all’altezza. L’io si esprime di fronte a questo tu con un massimo grado di autenticità: si spoglia completamente di fronte all’altro. Grado di confidenzaio-tu: senza filtri senza nascondersi.
Ma c’è un elemento di incomprensione: anche questo tu così sintonico non è in grado di comprendere il soggetto. Situazione iniziale quieto rapporto si complica e nel finale si interseca con altro asse retorico.
Ultimi due versi: all’assemblea retorico io e tu se ne affianca un altro -> “Amen”: forma rituale tipica della preghiera che si costituisce come monologo idealmente dialogico fra l’io e Dio.
-> finale così esibito ed esposto coglie meglio che modulo della preghiera attraversa in realtà in modo
sotterraneo tutto testo con altre invocazioni a dio: tematica e linguaggio immaginario religioso penitenziale
-> i due assi retorici si contaminano: confessione del soggetto di fronte al tu resa con stesso grado di autenticità
che caratterizzerebbe confessione fatta di fronte a Dio contemporaneamente di fronte al tu.
-> componente di autodenunciatipica della preghiera, enumera suoi peccati colpe debolezze.
Situa enunciativa: c’è un io impegnato in monologo dialogico con tu ma sullo sfondo con anche dio
- Situazione rappresentata e aspetti formali:
Autorappresentazione: l’io rappresenta se stesso, si auto descrive, si auto rappresenta.
Non sono descritte una serie di cosa ma condizione esistenziale
Avviene secondo i modi del racconto iterativo: la poesia costruita su ripetizioni di vari livelli.
Eccezione: VI strofa -> nella descrizione statica c’è un momento in cui si innesta un racconto singolativo (di un singolo episodio) che si rivela poi estremamente statico, ovvero dormire con mani in croce, sapore mortuario, prefigura persecuzione è morte.
Insistenza iterativa su:
- Innocenza -> immagine del fanciullo
- Tristezza, melanconia, dolore, lacrime: fittissima trama di iterazioni lessicali e sintagmatiche, che si combinano in modi diversi ma ribattono sempre su stesso nucleo tematico fisso costante, ciò ha a che fare con dimensione formale del testo
- Immagini di vittimismo masochistico: autocommiserazione, autodenigrazione
- Malattia, debilitazione, devitalizzazione -> hanno base biografica reale sia per malattia sia per immagine del fanciullo che torna ossessivamente che piange. Aggettivi piccolo povero tenero.
- Tema della morte
Buon esempio di verso lungo whitmaniano.
I strofa -> potrebbe essere un testo in prosa: va a capo in corrispondenza di pause sintattiche rilevate, in corrispondenza della chiusura di un segmento sintattico semanticamente concluso.
Nello stesso tempo: testo scandito in modo parossistico di ripetizioni, anafore, epigone, ripetizioni di tipo del ritornello, alcuni sono interne alla strofa iterazioni di stessa struttura sintattica (“perché tu mi dici poeta?”).
Tipico del versetto biblico che si costituisce attraverso ricca serie di parallelismi di questo tipo.
Metrica è emblematica a livello formale della debilitazione e crisi della poesia
-> poesia depauperata impoverita, allo stesso tempo questo tipo di modulo si lega a preghiera litania che struttura dimensione enunciativa del testo. In ogni caso questi fenomeni di iterazione sintattici si legano a iterazioni lessicali che hanno a che fare con ricorrenze tematiche: fanciullo poeta, piangere, tristezza, malattia.
Iterazioni si riproducono a cannocchiale e anche a distanza. Come iterazione del poeta scandisce tutto il testo fino alla fine. Alla fine questa struttura dimostra tesi da cui era partito.