PowerPoint sul Seicento
5 Maggio 2022Sintesi su origine dei partiti politici
5 Maggio 2022C’è una stretta connessione fra questi concetti, poiché l’imperialismo di fine secolo si nutre dell’ideologia del nazionalismo e si traduce in una politica coloniale spregiudicata.
L’Imperialismo è una politica aggressiva di spartizione, una politica di potenza.
A fine Ottocento gli stati diventano imperi, annettendo vaste aree del pianeta. Si prende le mosse da un assolutismo monarchico che era nato nel Cinquecento (nascita degli stati nazionali). A fine Ottocento l’Africa passa agli occidentali.
Negli ultimi anni dell’Ottocento avviene la spartizione dell’Africa.
L’ETA’ DELL’IMPERIALISMO
- Le motivazioni dell’imperialismo europeo
Gli storici definiscono comunemente “età dell’imperialismo” il periodo compreso tra il 1870 e il 1914: quello in cui le grandi potenze europee costruirono, attraverso la competizione reciproca, grandi imperi coloniali che giunsero a interessare la maggior parte del pianeta. Un momento storico che si sviluppa contestualmente alla seconda rivoluzione industriale e dunque ad un importante incremento del progresso tecnico-scientifico, con tutto ciò che ne deriva (miglioramento delle condizioni di vita, forte diminuzione della mortalità infantile).
Gli obiettivi della conquista furono alcune zone dell’Asia e il continente africano. Le motivazioni furono molteplici e intrecciate fra loro: contò senz’altro il fattore economico (necessità di recuperare materie prime, ricerca di nuovi sbocchi per merci e capitali); ma non meno importanti furono la competizione strategica sul piano geopolitico, la volontà di trasferire all’estero i conflitti sociali interni a ciascun paese, che si trascinavano oramai fin dai tempi della prima industrializzazione e che la seconda aveva fortemente acuito in gran parte dell’Europa.
Ma vi furono anche ragioni ideologiche legate ad una forma di nazionalismo esasperato, ben diverso da quello che aveva portato al desiderio di indipendenza e di costruzione di una nazione, tipico dei movimenti politici del primo Ottocento (un esempio di ciò è fornito dal Risorgimento italiano). Questo nuovo nazionalismo si era trasformato in una ideologia aggressiva, sostenuta da idee di superiorità razziale, che trovavano nel darwinismo sociale una conferma scientifica: l’idea secondo la quale solo gli esseri capaci di adattarsi all’ambiente sopravvivono, giustificava in qualche modo la superiorità dell’uomo bianco, dell’uomo europeo che, grazie al progresso tecnico-scientifico, aveva saputo creare le premesse per vivere nel benessere. Pertanto la sopraffazione, le terribili violenze e umiliazioni subite dalle popolazioni che abitavano le terre conquistate nell’ambito di questa nuova forma di colonialismo, trovavano una giustificazione e una legittimazione “scientifica”.
- Gli imperi europei
La colonizzazione dell’Asia, già avviata prima dell’età dell’imperialismo, riprese con foga nell’ultima parte dell’Ottocento. La parte del leone la fecero i Francesi, che avevano il controllo dell’Indocina; gli Inglesi, dominatori del subcontinente indiano; gli Olandesi, che controllavano molte delle isole dell’arcipelago indonesiano. La Russia, che nell’XIX° secolo aveva esteso il suo territorio verso est conquistando la Siberia, si scontrò con gli interessi britannici per il controllo dell’Asia centrale (soprattutto l’Afghanistan) in quello che fu definito il Grande Gioco.
Entrarono nella competizione imperialista anche due potenze emergenti: il Giappone, che si pose come antagonista della Cina e difensore dell’indipendenza coreana; e gli Stati Uniti, che rafforzarono la propria presenza nel Pacifico con la conquista di Guam e soprattutto delle Filippine, ottenute dopo la vittoria nella guerra ispano-americana (1898). Tale vittoria fruttò agli Statunitensi anche il controllo su Porto Rico e l’estensione della propria egemonia su Cuba (che rimase, tuttavia, indipendente).
La corsa all’Africa (scramble for Africa) fu ancora più aspra. Nell’arco di un quarto di secolo il territorio africano, prima occupato solo in minima parte dagli europei, venne esplorato e soggiogato per il 90%.
Gli occidentali fondarono per lo più colonie di sfruttamento, monopolizzarono i commerci da e verso i territori conquistati e si impadronirono di tutte le loro risorse. Certi della propria superiorità, si gettarono sull’Africa con intento predatorio e civilizzatore insieme, anche se la volontà di arricchirsi prevalse di certo su quella di portare benefici alle popolazioni sottomesse.
La fase più accesa della lotta alla conquista si ebbe nei primi anni Ottanta: per evitare che i conflitti africani avessero ripercussioni sugli equilibri politici del Vecchio Continente, alla fine del 1884 venne convocata la conferenza di Berlino; il principale risultato fu un accordo sulla spartizione del continente in sfere di influenza affidate alle diverse potenze europee.
Al volgere del Novecento solo quattro paesi africani restavano indipendenti: la Libia e il Marocco (che sarebbero stati conquistati di lì a poco), l’impero di Etiopia e la Liberia.
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