Controllo di gestione e rendicontazione sociale
25 Luglio 2024Gli indicatori di equità dei sistemi educativi e scolastici
25 Luglio 2024Negli ultimi decenni, la scuola italiana ha cercato di rinnovarsi, sviluppando una nuova concezione del ruolo del dirigente scolastico, tra sfide manageriali e educative.
Una missione, una visione:
Un dirigente scolastico deve avere una chiara comprensione del suo compito e della missione della professione. Deve saper risolvere problemi non predefiniti e adottare strategie flessibili senza deviare dalla direzione complessiva. La missione della scuola riflette i cambiamenti della società e la visione che essa ha del futuro. Conoscere le incarnazioni passate del ruolo è essenziale per evitare errori e comprendere l’evoluzione storica.
Il modello prefettizio:
Il ruolo del dirigente scolastico ha radici storiche nel modello prefettizio, nato nel Collegium studiorum dei Gesuiti e consolidato durante il periodo napoleonico. In Italia, durante il fascismo, il preside aveva ampi poteri e fungeva da custode dell’ortodossia politica. Questo modello centralizzato e gerarchico ha preparato una classe dirigente e ha alfabetizzato gran parte della popolazione italiana.
L’uomo di cultura:
Nel periodo tra le due guerre, il preside era il garante della fedeltà ideologica e della qualità del servizio. Con l’avvento della democrazia, il ruolo si è trasformato: non più custode dell’ortodossia politica, ma organizzatore degli studi e modello pedagogico. Il concorso pubblico ha sostituito la nomina ministeriale, promuovendo presidi come uomini di cultura, moderatori e educatori.
Il mediatore:
Dal dopoguerra, il sistema scolastico ha dovuto confrontarsi con il pluralismo democratico e le tensioni sociali. I Decreti Delegati del 1974 hanno introdotto organi collegiali per un governo decentrato della scuola. Il ruolo del preside è diventato quello di mediatore, primus inter pares, responsabile legale ma senza potere decisionale autonomo. La contestazione del ’68 ha radicalmente trasformato il contesto, portando molti presidi a ritirarsi e creando la figura del preside incaricato, spesso più giovane e capace di gestire conflitti.
Nel periodo successivo alla contestazione violenta degli anni Settanta, il sistema scolastico italiano ha dovuto affrontare la sfida di ricostruire la scuola su nuovi presupposti culturali e organizzativi. La grande espansione della scolarità e i pensionamenti precoci hanno portato a un rapido incremento del numero di insegnanti, senza una verifica adeguata delle loro competenze. Questo ha reso difficile per i coordinatori scolastici comprendere le risorse disponibili e indirizzare il lavoro verso obiettivi comuni.
Negli anni Ottanta, si è cercato di rinnovare il sistema scolastico attraverso il miglioramento dei curricoli e l’introduzione dei programmi Brocca, con risultati parziali e spesso bloccati da problemi di organico e dalla crisi politica di Tangentopoli. Le tentativi di rinnovamento sono stati ostacolati dalla privatizzazione del lavoro pubblico e dalle riforme sindacali, che hanno ridotto l’efficacia degli strumenti di controllo.
In risposta, si è sviluppata una nuova concezione del ruolo dei dirigenti scolastici, con funzioni chiave che includono la comunicazione con il territorio, la garanzia del rispetto delle norme e delle libertà educative, e la gestione delle risorse. Il dirigente scolastico deve bilanciare la leadership manageriale con quella educativa, rispondendo alle sfide dell’autonomia scolastica e dell’organizzazione complessa del sistema educativo.
In sintesi, il rinnovamento scolastico ha affrontato difficoltà significative legate a problemi di governance e di risorse, ma ha anche portato a una riflessione più profonda sul ruolo dei dirigenti scolastici e sulla necessità di un equilibrio tra dimensioni gestionali e pedagogiche.
Citazione conclusiva
Si riporta – a testimonianza di un’epoca – il profilo intellettuale e morale che un manuale edito nel 1961 disegnava per chi volesse ricoprire il ruolo:
“… nel Preside si richiedono qualità non comuni di intelligenza e di cultura in modo che ogni suo giudizio od ogni suo intervento facciano avvertire l’esistenza di quel sottofondo che distingue le persone veramente colte da quelle che non lo sono (…) il Preside che si apparti dalla cultura viva finisce col poggiare la propria azione più sugli attributi esteriori dell’autorità formale che sulle ragioni della convinzione e della persuasione. Ma il Preside deve necessariamente possedere altre doti ed in grado eccellente (…) l’assoluta moralità che è fatta di rispetto dei massimi valori umani in sé e per gli altri, di senso del limite, di coerenza degli atteggiamenti, di evidente schiettezza, di precisa aderenza fra pensiero e azione, (…).” [Giannarelli-Pace – Il Preside di scuola secondaria – Le Monnier 1961]
Audio Lezioni sulla Pedagogia e organizzazione della scuola del prof. Gaudio
Ascolta “Pedagogia e organizzazione della scuola” su Spreaker.
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