“Il nome della rosa” di Umberto Eco – Jacopo Tomasoni
9 Settembre 2013Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte – Ludovica Giangregorio 2°f
10 Settembre 2013E’ il 15 dicembre 2012 quando tutte le televisioni e tutti i mezzi di comunicazione riportano un’unica e straziante notizia: strage di persone nella Sandy Hook Elementary School del Connecticut. Un ragazzo, il 20enne Adam Lanza, fa irruzione in una scuola munito di quattro armi rubate a sua mamma, ex insegnante della scuola, dopo averla uccisa mentre si trovava in casa sua. Erano da poco passate le 09.00, orario in cui vengono chiusi i cancelli dell’edificio, quando Adam riesce ad entrare. Si presenta all’ufficio della preside, ella cerca di scappare dalla stanza dopo aver acceso gli altoparlanti che raggiungevano tutto l’istituto, prima di morire con un colpo di pistola sparato dall’assassino.
Nei corridoi si scatena un trambusto: bambini che scappano, maestre che cercano di proteggerli- facendo da scudo con il loro corpo- dalle furie dell’assalitore, vetri rotti, grida. Adam continua a sparare contro tutto e tutti. Un’insegnante, per proteggere i suoi alunni di prima primaria, li fa entrare tutti in un’aula e li chiude dentro gli armadietti, quando il killer entra lei gli dice che i bambini non sono li in quel momento e poi viene uccisa. Il bilancio di questa strage è stato: 27 morti di cui 20 i bambini. Lanza soffriva di disturbi dello sviluppo già da quando frequentava la medesima scuola.
Sua mamma aveva da poco lasciato il suo lavoro per poterlo accudire. Egli ha ucciso anche sua madre, mentre la fidanzata e un suo amico risultano dispersi. Dopo aver compiuto il massacro, si è tolto la vita sparandosi un colpo nell’ufficio della preside. I suoi genitori quattro anni fa avevano divorziato e Adam non aveva preso molto bene questa cosa. Era stata la mamma a insegnarli a sparare, portandolo insieme a suo fratello a sparare per divertimento. Il movente del crimine non è ancora ben chiaro: si pensa che il giorno prima abbia avuto una forte discussione con dei dipendenti della scuola.
Leggendo una notizia del genere la domanda che mi sorge più spontanea è semplicemente “perché?” , perché proprio su dei bambini, perché così atrocemente? I bambini sono i più volubili, su di loro può essere fatta ogni cosa con molta facilità.
Un genitore che manda a scuola il proprio figlio deve essere sicuro che sia in un posto protetto: è inconcepibile che lo saluta al mattino e non lo riveda più alla sera perché un “malato di mente” glielo ha ucciso. Il gesto più bello che secondo me è stato fatto è quello con il quale la maestra ha salvato i proprio scolari, nascondendoli nei mobiletti, e offrendo la propria vita per salvare quella di altri. Io non so se avrei avuto il coraggio di compiere un’azione del genere. Questa cronaca mi ha ribadito quanto le condizioni famigliari di una persona possono influire, a volte anche pesantemente, sullo stato psichico di un figlio. Ora penso anche a quali sensi di colpa avrebbe potuto avere sua mamma se fosse ancora viva: era lei che gli aveva insegnato a sparare. Mi chiedo quanto odio per la sua vita ma anche per quella delle altre persone gli possa essere passato per la testa per decidere di commettere un omicidio così crudele. Non è la prima volta che in America accade un omicidio di massa così struggente.
A mio parere l’unico grande è vero problema è la legalità dell’acquisto di qualsiasi arma indipendentemente dal possesso o meno di particolari licenze di porto d’armi. E’ inaccettabile che uno strumento così pericoloso possa andare nelle mani di chi non è capace di usarlo o non è in grado di usarlo. Bastano veramente due minuti per togliere la vita a delle persone. I pensieri che possono passare in una mente malata sono imprevedibili mentre l’aumento della sicurezza vietando l’uso improprio delle armi è assolutamente fattibile.
Tema svolto da Holban Robert Razvan 2°F