Complemento di fine
28 Dicembre 2019Introduzione alla raccolta La bufera e altro
28 Dicembre 2019La poesia “Sulla felicità” di Eugenio Montale, tratta dalla raccolta Satura (1971), affronta in modo colloquiale e disincantato il tema della felicità, che appare come un concetto elusivo e ambiguo, sempre distante e difficilmente raggiungibile.
Testo della poesia “Sulla felicità” di Eugenio Montale (Satura)
Vedo un uccello fermo sulla grondaia,
può sembrare un piccione ma è più snello
e ha un po’ di ciuffo o forse è il vento,
chi può saperlo, i vetri sono chiusi.
Se lo vedi anche tu, quando ti svegliano
i fuoribordo, questo è tutto quanto
ci è dato di sapere sulla felicità.
Ha un prezzo troppo alto, non fa per noi e chi l’ha
non sa che farsene.
Analisi tematica
- L’immagine dell’uccello: La poesia si apre con una scena semplice e quotidiana: l’io lirico osserva un uccello fermo sulla grondaia. Potrebbe sembrare un piccione, ma la descrizione lascia spazio all’incertezza: l’uccello è “più snello” e ha un “po’ di ciuffo”. Tuttavia, questa immagine è sfumata dalla distanza e dall’indeterminazione: “forse è il vento”, e soprattutto, i “vetri sono chiusi”, impedendo una visione chiara. Questa barriera tra il soggetto e l’oggetto (l’uccello) diventa una metafora della distanza che separa l’essere umano dalla piena comprensione della felicità: ne percepiamo frammenti, ma ci sfugge nella sua totalità.
- La felicità come visione sfuggente: L’uccello, che potrebbe essere simbolo di leggerezza e libertà (spesso associati alla felicità), è visto attraverso una lente ambigua: la realtà è confusa, incerta, non completamente definibile. L’indeterminatezza dell’uccello riflette l’indeterminatezza della felicità: il poeta non sa con precisione che tipo di uccello sia, così come non possiamo veramente sapere cosa sia la felicità. La barriera dei “vetri chiusi” suggerisce una distanza incolmabile, un’illusione che si può osservare, ma non toccare o vivere appieno.
- Il risveglio e la riflessione sul senso della felicità: Il riferimento al risveglio è interessante: “Se lo vedi anche tu, quando ti svegliano / i fuoribordo”. I fuoribordo, che probabilmente disturbano il silenzio mattutino, rappresentano il ritorno alla realtà concreta, al mondo dei rumori e delle azioni quotidiane. Anche questo piccolo dettaglio richiama l’idea che la felicità non appartiene al nostro mondo pratico e frenetico, ma rimane qualcosa di fugace, intravisto appena prima che la realtà ci riporti con i piedi per terra.
- La felicità ha un prezzo troppo alto: La conclusione della poesia è amara e disincantata. Montale afferma che la felicità “ha un prezzo troppo alto, non fa per noi”, quasi a sottolineare che il costo di perseguirla o raggiungerla è troppo gravoso, troppo difficile da sostenere. E, in ogni caso, “chi l’ha / non sa che farsene”, un’affermazione che ribalta la visione tradizionale della felicità come scopo ultimo della vita. Chi possiede la felicità non ne riconosce il valore o non sa come gestirla, quasi come se la felicità fosse inutile o priva di significato una volta raggiunta.
Temi principali
- L’inaccessibilità della felicità: Il tema della felicità come qualcosa di irraggiungibile è centrale in questa poesia. Montale non nega l’esistenza della felicità, ma la vede come una condizione distante, confusa, che non appartiene alla vita pratica degli uomini. È qualcosa che si può intravedere, ma che, a causa delle barriere del vivere quotidiano (i “vetri chiusi”, i “fuoribordo”), rimane fuori dalla nostra portata.
- Il disincanto montaliano: La visione della felicità di Montale è fortemente intrisa di disincanto. Il poeta, come spesso accade nelle sue opere, riflette su una condizione umana fatta di incertezze, illusioni e fallimenti. La felicità, anche se raggiungibile, non è destinata agli uomini comuni, poiché ha un prezzo troppo alto e, in fin dei conti, chi la possiede non ne sa apprezzare il valore.
- La quotidianità e la sua banalità: L’immagine del risveglio disturbato dai motori fuoribordo simboleggia il ritorno alla banalità del quotidiano. Il mondo reale è fatto di rumori e di fastidi, che cancellano immediatamente l’illusione di qualcosa di più alto e sublime, come la felicità. La routine e le preoccupazioni pratiche impediscono all’essere umano di vivere esperienze più elevate.
Conclusione
In “Sulla felicità”, Montale esprime una visione amara e scettica della felicità, presentandola come un ideale distante e impraticabile. Attraverso immagini quotidiane e semplici, l’autore esplora l’incertezza della condizione umana e la difficoltà di cogliere pienamente la gioia o la serenità. La poesia riflette il tipico pessimismo montaliano, dove la felicità è un lusso inutile e inafferrabile, e l’uomo è condannato a vivere una vita fatta di attese, illusioni e piccoli momenti di consapevolezza.