ORDINANZA MINISTERIALE N.42 del 6 maggio 2011
19 Gennaio 2019Prima prova esame di stato 2014
19 Gennaio 2019
di Dante Alighieri
Traccia di un tema per l’esame di stato 2005
TRACCIA
PROVA DI ITALIANO
(per tutti gli indirizzi: di ordinamento e sperimentali)
TIPOLOGIA A – ANALISI DEL TESTO
Dante Alighieri, Commedia, Paradiso, XVII, vv.106-142 (ediz. nazionale, 1967).
Lavo Cacciaguida indica a Dante il dovere di proclamare le verità, anche se scomode.
Nel brano parla per primo Dante, Cacciaguida risponde.
106 | «Ben veggio, padre mio, sì come sprona | |
107 | lo tempo verso me, per colpo darmi | |
108 | tal, chè più grave a chi più sabbandona; | più si abbatte |
109 | per che di provedenza è buon chio marmi, | per la qual cosa |
110 | sì che, se loco mè tolto più caro, | |
111 | io non perdessi li altri per miei carmi. | altri luoghi di rifugio a causa dei miei versi |
112 | Giù per lo mondo sanza fine amaro, | |
113 | e per lo monte del cui bel cacume | dalla cui bella vetta |
114 | li occhi de la mia donna mi levaro, | mi innalzarono fin qui |
115 | e poscia per lo ciel, di lume in lume, | |
116 | ho io appreso quel che sio ridico, | |
117 | a molti fia sapor di forte agrume; | sarà di aspro sapore |
118 | e sio al vero son timido amico, | e d’altra parte |
119 | temo di perder viver tra coloro | di non vivere nella memoria |
120 | che questo tempo chiameranno antico». | dei posteri |
121 | La luce in che rideva il mio tesoro | |
122 | chio trovai lì, si fé prima corusca, | |
123 | quale a raggio di sole specchio doro; | |
124 | indi rispuose: «Coscïenza fusca | Chi ha la coscienza sporca |
125 | o de la propria o de laltrui vergogna | |
126 | pur sentirà la tua parola brusca. | |
127 | Ma nondimen, rimossa ogne menzogna, | |
128 | tutta tua visïon fa manifesta; | |
129 | e lascia pur grattar dov’è la rogna. | |
130 | Ché se la voce tua sarà molesta | |
131 | nel primo gusto, vital nodrimento | |
132 | lascerà poi, quando sarà digesta. | |
133 | Questo tuo grido farà come vento, | |
134 | che le più alte cime più percuote; | |
135 | e ciò non fa donor poco argomento. | non è piccolo motivo di onore |
136 | Però ti son mostrate in queste rote, | Perciò… in questi cieli ruotanti |
137 | nel monte e ne la valle dolorosa | |
138 | pur lanime che son di fama note, | soltanto |
139 | che l’animo di quel chode, non posa | perché l’animo di chi ti ascolta |
140 | né ferma fede per essempro chaia | se usi esempi |
141 | la sua radice incognita e ascosa, | di origine ignota e oscuri |
142 | né per altro argomento che non paia». | o argomenti poco evidenti |
Continuando il suo viaggio nel Paradiso, Dante, guidato da Beatrice, è giunto (canto XIV) nel cielo di Marte, nel quale sono raccolte le anime di coloro che hanno combattuto per la fede: qui incontra (canto XV) l’anima del suo antenato Cacciaguida. Questi saluta il suo discendente con grande affetto e dapprima (canto XVI) gli descrive la vita, a suo dire pacifica e onesta, della Firenze del suo tempo. Poi Cacciaguida si sofferma (canto XVII) sul destino che aspetta Dante: la condanna politica e l’esilio. Il poeta si mostra (versi 106-120) turbato ed esitante: teme di dover subire molte persecuzioni anche in esilio, ma d’altra parte aspira ad essere ricordato dai posteri come uomo veritiero e schietto. Il dialogo prosegue con la risposta di Cacciaguida.
1. Comprensione del testo
Parafrasa con parole tue l’intero testo dantesco, inserendo le spiegazioni che ti sono date a margine in corsivo. (Per comprendere qualche parola di uso antico consulta un dizionario). Sulla base di questa comprensione del testo, procedi poi all’analisi dei suoi caratteri rispondendo alle domande seguenti.
2. Analisi del testo
2.1 In quali versi rivolti al suo avo Dante mostra maggiori segni di debolezza? Individuali e commentali.
2.2 In quali versi Dante richiama le tappe del suo viaggio? Con quali termini descrive i tre regni” dell’oltretomba? Più avanti, anche Cacciaguida richiama quei tre ambienti: in quale ordine li nomina? Confronta le due serie di termini e il loro ordine, che dà un significato alla diversa posizione dei due personaggi.
2.3 Quando allude alle critiche e accuse che i suoi versi lanciano contro i potenti, Dante usa una ricca serie di termini figurati: individuali e commentali.
2.4 Quali termini Dante usa per indicare l’anima beata del suo antenato e descriverne l’atteggiamento? Nei canti precedenti, in cui avviene l’incontro, Dante parla di una croce fatta di tanti punti luminosi in continuo movimento.
2.5 Le parole messe in fine di verso e in rima acquistano maggiore forza. Quali, tra queste parole, ti sembrano più cariche di significato?
2.6 Sai descrivere la struttura metrica delle terzine dantesche?
3. Approfondimenti
Dante dichiara, nei versi 118-120, che tiene molto ad acquistare fama tra i posteri. Il poeta può sembrare vanitoso, ma in realtà vuole sottolineare l’importanza che sempre si deve riconoscere a chi cerca di svelare il male del mondo, perfino correndo dei rischi personali. Sviluppa l’argomento e richiama anche altri casi a te noti, di scrittori o artisti o pensatori o altri ancora, che secondo te hanno fatto, con piena consapevolezza, questo dono agli altri uomini. Illustra in particolare la funzione che Dante ha avuto per la coscienza politica, culturale e linguistica degli Italiani e per la coscienza morale individuale dei suoi lettori.
SVOLGIMENTO
1. Comprensione del testo
Ora vedo bene, mio progenitore, come il tempo incalzi su di me, per assestarmi un colpo tale che risulta più pesante a chi più si abbatte, per la qual cosa conviene che io mi prepari prevedendolo, in maniera tale che, se mi sarà sottratto il luogo a me più caro, cioè il mio paese natale, non perda anche gli altri luoghi di rifugio a causa dei miei versi. Giù attraverso l’eterna dimora infernale, e attraverso il monte del purgatorio, dalla cui cima mi hanno sollevato gli occhi della mia donna-signora Beatrice, e infine attraverso il paradiso di cielo in cielo, ho compreso della mia vita futura cose che, se ii le racconto, saranno di aspro sapore per molti. E d’altra parte se non dirò tutta la verità, temo di non vivere nella memoria dei posteri. L’anima luminosa di Cacciaguida, il mio amato avo, che trovai nel cielo di Marte, si fece prima abbagliante, come uno specchio d’oro che rifletta la luce del sole, poi rispose: “Chi ha la coscienza sporca, per una colpa sua o altrui, certo troverà sgradevole la tua parola. Tuttavia, bando ad ogni bugia, rendi manifesta la tua visione, e lascia che chi ha qualche macchia sulla coscienza, si roda. poiché , se la tua poesia sarà fastidiosa di primo acchito, poi darà un cibo spirituale, quando sarà assimilata. la tua aspra denuncia colpirà personaggi molto in vista, e questo non è piccolo motivo di onore. Perciò ti sono mostrati in questi cieli rotanti, nel purgatorio e nella valle infernale, soltanto le anime conosciute da tutti, perché l’animo di chi ascolta non accorda attenzione o fiducia, se usi esempi di origine ignota e oscura o argomenti poco evidenti.
2.1 Analisi del testo
Vv. 110-111 e vv. 118-120. Dante personaggio esita tra il timore di fare torto a qualche potente, in grado di precludergli qualche rifugio sicuro, e il rischio di fare opera non meritevole di lode presso i posteri, perché troppo indulgente con chi ha interesse a nascondere la verità.
2.2 Analisi del testo
Dante nei versi 112-115 ripercorre le tappe del suo itinerario come le ha vissute lui, con un faticoso percorso dal basso verso l’alto, cioè dall’abisso della condizione umana alla piena realizzazione dell’umano nella visione paradisiaca del divino. Cacciaguida, invece, assume una prospettiva rovesciata, dall’alto verso il basso, dal cielo verso la terra, dal divino all’umano. Questo gli permette di osservare le vicende del personaggio-Dante da un punto di vista straniante e più oggettivo.
2.3 Analisi del testo
Dante parla di forte agrume perché è cosciente che i suoi giudizi, dettati da forte polemica contro la prassi violenta e subdola della politica del suo tempo, che non si fermano di fronte agli schieramenti contrapposti, denunciando i limiti di tutte le forze in gioco, potranno chiudergli le porte di qualche corte ricca e accogliente, ma non è disposto a tacere per spirito di adulazione. Cacciaguida del resto, con il famoso verso 129 rincara la dose, facendo intendere che al poeta non interessa il risentimento che produrrà in alcuni lettori, preoccupati solo di nascondere le loro pratiche politiche non limpide. Essi hanno la coscienza macchiata perché si vergognano di colpe commesse da loro stessi o da persone loro legate in qualche modo, ma l’aggettivo “fosca” è ancora più pregnante, perché suggerisce qualcosa di torbido e scuro (come non ricordare al proposito la Fosca di Tarchetti, dove emergeva anche un aspetto di malattia e degradazione umana, pur con tutti i distinguo del caso, visto i secoli passati).
La parola “brusca”, invece, lascia trapelare l’asprezza delle reazioni di alcuni lettori, mentre la metafora sulla “rogna” fa capire il ribrezzo che Dante, attraverso le parole di Cacciaguida, esprime nei confronti di coloro che vuole castigare nei suoi versi. La parola di Dante, a prima vista, sembrerà troppo cruda e fastidiosa, ma poi procurerà il giovamento tipico della verità. Le “più” alte cime”, cioè i personaggi più in vista del tempo, saranno oggetto dell’invettiva di Dante, dimostrando in tal modo l’altezza morale di Dante, che non infierisce vigliaccamente su quelli più deboli di lui, ma esaspera i potenti anche a costo di ripercussioni a livello personale. La parola “grido” fa pensare ad una verità che Dante non solo non è disposto a tacere per interesse personale, ma che intende proclamare a voce alta, quasi volendo mettere in pratica l’invito evangelico a gridare la verità dai tetti. Il vento percuote le cime come la parola di Dante sferza i signori del tempo che non sono in grado di garantire la pace in quanto privilegiano i loro interessi particolari alla realizzazione di un ordine universale (in base a quanto Dante stesso anacronisticamente espone nella sua opera politica De monarchia).
2.4 Analisi del testo
Lo chiama padre, come ad affermare che il legame con lui è più stretto di quello dettato da una lontana parentela. Cacciaguida è il modello vivente di un’epoca remota, di una Firenze in cui regnavano valori religiosi e morali ormai quasi del tutto ignoti al tempo di Dante. Per questo Dante arriva addirittura a definirlo tesoro, come se il suo ruolo nella Commedia potesse in qualche modo rendere più significativo il viaggio di Dante, così come l’incontro con Anchise è determinante durante il viaggio agli inferi di Enea.
infine Cacciaguida è “luce”, come del resto tutte le anime del paradiso, connotate simbolicamente come riflessi evidenti della luce divina.
2.5 Analisi del testo
A parte i termini già richiamati nell’esercizio 2.3 e 2.4, c’è da sottolineare l’uso della voce verbale “armi” quasi a simboleggiare chiaramente la lotta cui si deve preparare Dante per mantenere la sua autonomia intellettuale, salvaguardo almeno la sua sopravvivenza fisica. Conciliare rigore morale con la protezione non esosa dei potenti del tempo lo impegnerà fino alla morte.
2.6 Analisi del testo
Esse sono costituite da tre endecasillabi che rimano tra di loro con una rima che coinvolge anche le terzine limitrofe, secondo lo schema ABA BCB CDC ecc… Una sequenza che non conosce una fine prestabilita.
3. Approfondimenti
In campo politico sono molti gli esempi da addurre, a partire dai tempi antichi, con Catone l’uticense, Cicerone e Demostene, fino a tempi più vicini a noi. Ugo Foscolo pagò con l’esilio e ‘illacrimata sepoltura in terra straniera la sua avversione al regime austriaco. Giacomo Matteotti, Giovanni Amendola e Piero Gobetti, furono uccisi dai fascisti. Molti uomini di cultura subirono varie conseguenze per le loro scelte politiche antifasciste: Silone fu esiliato, Gramsci internato in carcere, Carlo Levi e Cesare Pavese confinati. Più o meno negli stessi anni Federico Garcia Lorca fu condannato a morte dai franchisti all’inizio della guerra civile in Spagna, mentre svariati artisti tedeschi, tra cui Brecht, non hanno paura di denunciare i crimini del nazismo, ed alcuni di essi fuggirono in altri stati.
Dante ha richiamato tutti i suoi lettori, che ben sappiamo, furono subito un
numero immenso, all’integrità morale, al coraggio nel portare avanti le proprie convinzioni fino al rischio della vita, al disprezzo per le beghe municipali, le faide familiari e le grettezze particolaristiche che hanno macchiato lo scorcio finale del secolo tredicesimo, ma che si può allargare ad un giudizio severo su un modo gretto di considerare la politica e la convivenza tra uomini. Chiaro, però, che l’insegnamento che Dante profonde nel corso dei suoi cento canti, volutamente, si amplia dal campo religioso a quello linguistico. Egli vorrebbe l’umanità del suo tempo più legato a quella visione teologicamente ordinata alla scoperta dei segni della presenza di Dio nella storia, moralmente determinata da una volontà di fare il bene in vista di una ricompensa ultraterrena, linguisticamente tesa a realizzare anche in campo linguistico quell’unità e quell’ordine umano che è figura e imitazione dell’ordine con cui Dio ha regolato l’universo.