Il tema della pazzia in letteratura italiana
27 Gennaio 2019PENA DI MORTE
27 Gennaio 2019Traccia: Commenta questi due brani di Giacomo Leopardi: “Fu odiato comunemente da suoi cittadini; perché parve prendere poco piacere di molte cose che sogliono essere amate e cercate assai dalla maggior parte degli uomini” “Quando [l’uomo], considerando la pluralità dei mondi […] stupisce della sua piccolezza […] egli dà la maggior prova possibile della sua nobiltà, della forza e dell’immensa capacità della sua mente la quale, rinchiusa in sì piccolo e menomo essere, è potuta pervenire a conoscere e intendere cose tanto superiori alla natura di lui, e può abbracciare e contener col pensiero questa immensità medesima della esistenza e delle cose”.
“Ciò che io trovo più confortante in Leopardi, e vero anche a livello universale, è la presenza in ciascuno di noi dello stesso desiderio di felicità. L’esperienza di Leopardi smentisce dunque l’esistenza di un ateismo puro e costituisce la sicurezza dell’esistenza di una religiosità intesa come domanda che ogni uomo pone riguardo alla sua esistenza.”
Samuele
” [Leopardi], come mostra il secondo brano, si era veramente reso conto della piccolezza, dell’impotenza dell’uomo di fronte alle leggi naturali, all’universo, all’infinitosi appoggiava ai suoi stessi dubbi e “il naufragar” gli era “dolce in questo mar”, proprio perché questo mare di dubbi era la sua vera certezza, il suo motivo di vita. Penso che se avesse conosciuto Dio sarebbe stato un po’ meglio ma chissà che sia stato proprio Dio a non rivelarsi volontariamente a Leopardi, perché persone come me si ponessero le sue stesse domande e in Dio stesso trovassero la risposta”
Anna