Linda De Benedictis
27 Gennaio 2019Mario Falanga
27 Gennaio 2019Dante Alighieri
Tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia quand’ella altrui saluta,
ch’ogne lingua dev’èn tremando muta,
e li occhi no l’ardiscon di guardare.
Ella si va, sentendosi laudare,
benignamente d’umiltà vestuta;
e par che sia una cosa venuta
da cielo in terra a miracol mostrare.
Mostrasi sì piacente a chi la mira,
che dà per li occhi una dolcezza al core,
che ‘ntender no la può chi no la prova;
e par che de la sua labbia si mova
un spirto soave pien d’amore,
che va dicendo a l’anima: Sospira.
Tanto gentile e tanto onesta pare” Con il celebre sonetto, inserito nel capitolo XXVI della Vita Nuova, Dante ritorna a lo stilo de la loda”, ovvero alle poesie in lode di Beatrice, dopo che digressioni nelle parti immediatamente antecedenti del libro sulla poetica stilnovistica e sulla natura d’amore lo avevano distratto da quel tema dominante. Dante stesso, nella prosa che precede il sonetto, ne parafrasa i versi dicendo che al passaggio di Beatrice la gente ne restava talmente ammirata da non riuscire a rispondere al di lei saluto e anzi da essere costretta ad abbassare lo sguardo davanti a tanta onestade, ovvero a così grande nobiltà. Umile e allo stesso tempo regale, Beatrice col solo suo sguardo riempiva gli animi di dolcezza onesta e soave, che a parole non si poteva rendere, ma soltanto con sospiri.
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TANTO GENTILE TANTO ONESTA PARE
Fin dalle prime prove Dante rivela una marcata passione per la sperimentazione, cimentandosi con vari registri che si articolavano attorno alla nozione medievale dei tre stili (tragico, comico, elegiaco, oppure tragico, medio, comico). Ciò risulta già nei primi due testi che oggi la critica (ma non senza dubbi) assegna a Dante, dopo la recente edizione di Gianfranco Contini: il Fiore (così nominato dal primo editore), di registro “comico”, che si configura come una parafrasi in 232 sonetti delle parti narrative del Roman de la Rose, e il Detto d’amore, poemetto didascalico in distici di settenari con rima equivoca, di cui restano solo 280 versi.
di Elena