Il periodo ipotetico dipendente
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28 Dicembre 2019I capitoli XXVI e XLI de La Vita Nova di Dante Alighieri contengono due dei sonetti più celebri dell’opera: “Tanto gentile e tanto onesta pare” (capitolo XXVI) e “Oltre la spera che più larga gira” (capitolo XLI).
Questi componimenti sono fondamentali per comprendere la rappresentazione di Beatrice come figura idealizzata e quasi divina nella poetica dantesca.
Analizziamoli nel contesto dell’opera.
Capitolo XXVI: “Tanto gentile e tanto onesta pare”
Testo del sonetto:
Tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia quand’ella altrui saluta,
ch’ogne lingua devèn, tremando, muta,
e li occhi no l’ardiscon di guardare. 4Ella si va, sentendosi laudare,
benignamente d’umiltà vestuta;
e par che sia una cosa venuta
da cielo in terra a miracol mostrare. 8Mostrasi sì piacente a chi la mira,
che dà per li occhi una dolcezza al core,
che ’ntender no la può chi no la prova: 11e par che de la sua labbia si mova
un spirito soave pien d’amore,
che va dicendo a l’anima: “Sospira”. 14
Analisi e Commento
- Rappresentazione di Beatrice:
- In questo sonetto, Dante presenta Beatrice come un’apparizione divina. Il termine “gentile” qui va oltre il semplice significato di “nobile” o “cortese”, per indicare una qualità spirituale e morale elevata. La sua “onestà” non si limita alla correttezza morale, ma suggerisce purezza e integrità.
- Effetto della presenza di Beatrice:
- Beatrice è talmente perfetta che la sua presenza induce silenzio e reverenza (“ogne lingua devèn, tremando, muta”). Gli occhi non osano guardarla, sottolineando il rispetto e la soggezione che ispira.
- L’umiltà di Beatrice:
- Nonostante la sua bellezza e la lode che riceve, Beatrice è “vestuta” di umiltà, un attributo che la rende ancora più ammirevole. Dante la descrive come una creatura venuta “da cielo in terra a miracol mostrare”, rafforzando l’idea che la sua bellezza sia un segno del divino.
- Influenza su chi la guarda:
- Il piacere che Beatrice infonde attraverso il suo sguardo non è semplicemente fisico, ma spirituale (“dà per li occhi una dolcezza al core”). Questo piacere è ineffabile, comprensibile solo da chi lo prova.
- Il potere della parola di Beatrice:
- Le parole di Beatrice sono come un “spirito soave pien d’amore” che induce l’anima a “sospirare”, espressione di un desiderio spirituale e amorevole. Questo riflette il ruolo di Beatrice come mediatrice tra l’umano e il divino.
Capitolo XLI: “Oltre la spera che più larga gira”
Testo del sonetto:
Oltre la spera che più larga gira
passa ‘l sospiro ch’esce del mio core:
intelligenza nova, che l’Amore
piangendo mette in lui, pur su lo tira. 4Quand’elli è giunto là dove disira,
vede una donna, che riceve onore,
e luce sì, che per lo suo splendore
lo peregrino spirito la mira. 8Vedela tal, che quando ‘l mi ridice,
io no lo intendo, sì parla sottile
al cor dolente, che lo fa parlare. 11So io che parla di quella gentile,
però che spesso ricorda Beatrice,
sì ch’io lo ‘ntendo ben, donne mie care. 14
Analisi e Commento
- L’ascesa del sospiro:
- In questo sonetto, Dante descrive un “sospiro” che esce dal suo cuore e ascende oltre la “spera che più larga gira” (ossia il Primo Mobile, la sfera più esterna dell’universo secondo la cosmologia medievale). Questo sospiro è spinto da un’intelligenza che Amore ha infuso in lui, indicazione della natura divina dell’amore che Dante prova per Beatrice.
- Visione della donna celeste:
- Quando il sospiro raggiunge il suo desiderato obiettivo, vede una donna che è onorata e splendente. Questa visione è talmente sublime che il “peregrino spirito” (il sospiro) rimane incantato a guardarla.
- Comunicazione ineffabile:
- Il sospiro comunica al cuore di Dante ciò che ha visto, ma la sua lingua è così sottile che Dante non riesce a comprendere appieno il messaggio, se non nella sua essenza più profonda: l’identità della donna è Beatrice.
- Riferimento a Beatrice:
- Anche se la comunicazione è difficile da comprendere, Dante sa che si riferisce a Beatrice, poiché spesso il sospiro evoca il suo nome. Beatrice, dunque, è percepita come una figura di luce e onore anche nell’aldilà, rappresentando un ideale di purezza e perfezione.
- Beatrice come figura divina:
- In questo sonetto, Beatrice è definitivamente associata a un ideale celeste. L’ascesa del sospiro e l’incontro con la donna gloriosa simboleggiano la trascendenza dell’amore di Dante, che non è più solo terreno, ma ha raggiunto una dimensione spirituale.
Conclusione
I due sonetti dei capitoli XXVI e XLI di La Vita Nova sono fondamentali per comprendere la trasformazione di Beatrice da una donna reale e amata a una figura divina e quasi angelica. Dante utilizza la “poetica della lode” per esprimere non solo il suo amore per Beatrice, ma anche il suo desiderio di elevarsi spiritualmente attraverso di lei. Beatrice diventa un intermediario tra l’umano e il divino, un simbolo dell’amore che può condurre l’anima alla salvezza. Questi componimenti prefigurano l’evoluzione del personaggio di Beatrice nella Divina Commedia, dove assume un ruolo ancora più centrale come guida e simbolo della grazia divina.