
Linda De Benedictis
27 Gennaio 2019
Mario Falanga
27 Gennaio 2019Le radici del razzismo sono antiche ed intrinseche, già nell’antichità vi erano nobili e schiavi, i cristiani venivano perseguitati e massacrati; negli Stati Uniti vi è stato il razzismo coloniale, nel corso del secolo scorso la presunzione di superiorità della razza ariana, proclamata da Hitler, ha causato lo sterminio di milioni di ebrei da parte dei nazisti; ed anche le stragi etniche di molti conflitti, come quelli in Ex Jugoslavia, Rwanda, Burundi, Congo e Zaire, sono state compite con motivazioni che convergono nel razzismo.
Quando si parla di razzismo lo associamo, soprattutto, alla discriminazione verso colori di pelle diversi; ciò non è del tutto esatto perché la selezione può riguardare anche il sesso, le differenze religiose, politiche, economiche e di collocazione geografica, ed, anche se ci rifiutiamo di ammetterlo, gli handicappati o gli anziani, considerati come un peso.
Da ciò scaturiscono gli atteggiamenti di intolleranza pressoché quotidiani che si verificano in molte parti del mondo e si concretizzano in vari tipi di violenza, che partono dagli gesti di scherno e dalle minacce, fino ad arrivare all’omicidio , verso coloro che vengono ritenuti diversi e, più di ogni altra cosa, inferiori; infatti il razzismo oltre a riconoscere le differenze, le ingigantisce, con lo scopo di dominare, legittimando così la propria superiorità.
I corsi e ricorsi storici ci hanno reso chiaro quanto gravi e disastrose possano essere le conseguenze dei pregiudizi razzisti, ma, a dispetto di tutto ciò questi continuano ad sussistere ed a manifestarsi; viviamo in una società piena di gravi problemi, dove la violenza e gli atti criminali sono all’ordine del giorno, la disoccupazione è un fenomeno di grosse proporzioni, dove il valore più importante sembra essere quello del denaro; così è conveniente trovare dei capri espiatori a cui attribuire tutte le responsabilità.
Vi è poi l’abitudine di parlare di questo fenomeno come di un qualcosa che non ci riguarda, sosteniamo che non è giusto ma non facciamo niente di concreto per combatterlo; io credo che ci sia anche tanta ipocrisia, e che la vera domanda da porci sia: in fondo in fondo siamo veramente sicuri di essere veramente tolleranti ed aperti verso chiunque? E facile fare proclami o scrivere belle frasi, bisogna vedere come ognuno reagirebbe in una situazione reale che lo riguarda.
Secondo me la prima cosa da fare, per combattere la discriminazione è il conoscere e capire tutte le circostanze storiche ed economiche che l’hanno prodotta, così saremo in grado di combattere le differenziazioni e bisogna anche ricordarsi bene che valutare una razza inferiore ad un’altra non è un’opinione ma un reato.
di Donato Gianluca