Il periodo ipotetico dipendente
28 Dicembre 2019Due pastori amici traduzione musicale della prima ecloga di Virgilio di Luigi Gaud…
28 Dicembre 2019I versi finali della prima ecloga delle Bucoliche di Virgilio, dal 36 all’83, rappresentano un dialogo tra due pastori, Melibeo e Titiro, che esprime temi universali come il dolore dell’esilio, la sicurezza della proprietà terriera, e la gratitudine verso un’autorità superiore.
Questi versi offrono un contrasto tra la fortuna di Titiro, che ha ottenuto la pace e la sicurezza grazie al favore divino, e la disperazione di Melibeo, che deve abbandonare la sua terra.
Temi Principali
- Contrasto tra Fortuna e Sventura:
- Titiro rappresenta il pastore fortunato, che grazie all’intervento divino (probabilmente una figura associabile ad Augusto) riesce a mantenere la sua terra e a vivere in pace.
- Melibeo, invece, è costretto a lasciare la sua casa e le sue terre, a causa delle confische terriere seguite alle guerre civili. Questo crea un contrasto tra la sicurezza di Titiro e la disperazione di Melibeo, sottolineando il tema dell’esilio e della perdita.
- Lamento dell’Esilio:
- Melibeo esprime il suo dolore per dover abbandonare la sua patria, un tema che Virgilio esplora con grande sensibilità. La descrizione delle terre natali, delle capanne e delle messi, è carica di nostalgia e tristezza, mostrando l’attaccamento alla terra e la sofferenza causata dall’esilio forzato.
- La Gratitudine e il Divino:
- Titiro riconosce la sua fortuna come un dono divino, dimostrando gratitudine verso l’autorità (rappresentata da un giovane, probabilmente Augusto). Questo aspetto riflette la propaganda augustea, che si inserisce nel contesto storico della pacificazione dell’Italia dopo le guerre civili.
- La Natura e la Vita Rustica:
- La descrizione della vita pastorale è idilliaca, con riferimenti alla natura pacifica e alla serenità dei boschi e dei ruscelli. Tuttavia, questa pace è in netto contrasto con il tumulto della realtà politica del tempo, enfatizzando la precarietà della pace stessa.
Analisi Stilistica
- Il Dialogo:
- Il dialogo tra Titiro e Melibeo è un dispositivo letterario che permette a Virgilio di esplorare i diversi sentimenti legati alla situazione socio-politica del tempo. Attraverso le parole di Melibeo, Virgilio dà voce alla sofferenza di molti agricoltori che, come lui, erano stati privati delle loro terre.
- Linguaggio e Immagini:
- Virgilio utilizza un linguaggio ricco di immagini naturali e simboliche. Il contrasto tra l’immagine delle caprette felici un tempo, e la visione desolata delle spighe che cresceranno sotto il controllo dei “barbari”, crea una potente antitesi tra passato felice e futuro incerto.
- Simbolismo del Riposo:
- L’invito di Titiro a Melibeo di passare la notte con lui sotto un tetto di foglie rappresenta una forma di conforto temporaneo, una tregua dal dolore dell’esilio. Tuttavia, questo invito evidenzia anche l’impotenza di Titiro nell’aiutare veramente Melibeo, poiché la realtà è che Melibeo dovrà partire.
Testo originale di Virgilio e Traduzione in italiano
Testo
Meliboeus Mirabar quid maesta deos, Amarylli, vocares, 36 |
Traduzione
Melibeo: Mi meravigliavo, Amarylli, del perché tu invocassi gli dèi così tristemente, e perché permettessi che le tue mele restassero appese sull’albero. Titiro era lontano. Gli stessi pini, le stesse fonti, questi stessi boschetti ti chiamavano, Titiro. |
Tityrus
Quid facerem? neque servitio me exire licebat 40 |
Titiro:
Che potevo fare? Non mi era permesso liberarmi dalla schiavitù, né trovare in altri luoghi dèi così presenti. Qui ho visto quel giovane, Melibeo, per il quale per dodici anni consecutivi i nostri altari fumano; qui per la prima volta mi diede la risposta che cercavo: “Pascete come prima i vostri buoi, ragazzi, lasciate che i tori crescano.” |
Meliboeus
Fortunate senex, ergo tua rura manebunt |
Melibeo:
Fortunato vecchio, dunque le tue terre rimarranno tue e abbastanza grandi per te, anche se tutto sia ricoperto di pietre nude o se una palude fangosa copra i tuoi pascoli di giunco. I pascoli insoliti non tormenteranno le tue gravide pecore e il contagio del gregge del vicino non le danneggerà. Fortunato vecchio, qui tra i fiumi conosciuti e le sacre fonti cercherai la frescura dell’ombra; qui, come sempre, la siepe al confine vicino, saziata dai fiori del salice, suggerirà spesso un sonno leggero con il suo sommesso sussurro; qui, sotto l’alta rupe, il potatore canterà all’aria, e tuttavia, nel frattempo, né i tuoi colombi rauchi, che tanto ami, né la tortora cesseranno di gemere dall’olmo in alto. |
Tityrus
Ante leves ergo pascentur in aethere cervi |
Titiro:
Prima vedrai i cervi leggeri pascolare nell’etere e le onde abbandonare i pesci nudi sulla riva, prima che un esule, errando nei territori di entrambi, il Parto beva l’Arar o il Germano il Tigri, prima che l’immagine di quella persona svanisca dal mio cuore. |
Meliboeus
At nos hinc alii sitientis ibimus Afros, |
Melibeo:
Ma noi andremo da qui, alcuni verso gli Africani assetati, altri giungeremo in Scizia e lungo il rapido fiume Oaxe fatto di creta, e presso i Britanni, separati dal resto del mondo. Potrò mai, dopo tanto tempo, vedere i confini della mia patria e il tetto di paglia del povero tugurio, ammassato con zolle? Dopo tanto tempo, vedrò mai, e mi meraviglierò delle spighe, che erano il mio regno? Il soldato empio avrà queste terre così coltivate, e il barbaro queste messi. Ecco dove la discordia civile ha portato noi miseri: noi abbiamo seminato questi campi! Pianta ora, Melibeo, i peri, e metti in fila le viti. Andate, mie caprette, un tempo felici, andate. Non vi vedrò più da lontano, sdraiato nella verde grotta, pendere dal ridente dirupo. Non canterò più canzoni; non più con me come pastore, caprette, mangerete il fiorente citiso e i salici amari. |
Tityrus
Hic tamen hanc mecum poteras requiescere noctem |
Titiro:
Tuttavia, qui potresti passare con me questa notte, sopra un letto di verde fogliame. Abbiamo frutti dolci, castagne tenere e abbondanza di latte spremuto, e già da lontano le cime delle case fumano, e le ombre si allungano più lunghe dai monti. |
Conclusione
Questi versi finali della prima ecloga offrono una riflessione profonda sul tema della perdita e dell’ingiustizia, controbilanciata dalla sicurezza e dalla pace che può derivare solo dall’intervento divino o da un’autorità benevola. Virgilio utilizza il mondo pastorale come metafora per esplorare le tensioni politiche e sociali del suo tempo, offrendo al lettore un ritratto complesso e commovente della condizione umana di fronte all’instabilità e al cambiamento.