PTOF e integrazione degli alunni stranieri
27 Gennaio 2019Friedrich Hölderlin
27 Gennaio 2019Cane e padrone
Relazione di narrativa
Introduzione
All’interno della descrizione quasi naturalistica e impersonale di un cane e delle sue abitudini, si compie una metamorfosi cane-padrone, che diventano uno stesso personaggio, una unione di due esiliati: essi vivono ai margini del loro mondo. La casa del padrone sorge al limite della città, la dimora del cane sorge al limite del bosco. La città è simbolo della Storia, della Civiltà, contrapposta frontalmente al bosco, simbolo della Natura. Il padrone (se si vuole l’uomo contemporaneo, lo scrittore Thomas Mann, ecc…) vive ai margini della Storia, ma non è del tutto immerso nella Natura del bosco
Tecniche narrative
Da notare che il racconto è scritto in prima persona, narrato cioè dal Padrone, un narratore interno, che però non parla mai di se stesso.
Frequenti i flashback e i salti temporali.
Riassunto:
1- Svolta all’angolo
Il cane Bauschan raggiunge di corsa il suo padrone, che fa la sua passeggiata mattutina prima di colazione, dalle sei alle sette del mattino. In questo primo capitolo si descrive Bauschan, un cane pointer, anche se non di razza pura, che gode di questa passeggiata, durante la quale riesce a comunicare i suoi sentimenti al padrone.
2 – Come acquistammo Bauschan
Morto percy, il precedente cane da pastore tedesco, nobile, di salute cagionevole e poco adatto alla vita all’aria aperta, la famiglia del protagonista-narratore decide di acquistare,non senza tentennamenti, questo cucciolo di pointer bastardo, che si dimostrerà l’esatto contrario di Percy. Bauschan è infatti un cane alla buona, per niente nobile, e ama l’aria aperta, anche se al momento dell’acquisto dalla locandiera di montagna Anastasia sembrava indolente e malaticcio
3 – Qualche notizia sulle abitudini e il carattere di Bauschan
Subito, appena acquistato, Bauschan si dimostra affezionato al suo padrone. Attende con ansia la sua attenzione, la sua disponibilità alle uscite, mentre guarda con costernazione il padrone quando si dirige, una volta uscito dalla villa, a sinistra, verso la Città, invece che a destra, verso il Bosco. Bauschan è più grossolano di Percy, meno in grado di sopportare eroicamente il dolore ed è molto prammatico. Per esempio, non salta il bastone teso dal padrone, ma ci passa sotto. Sarebbe in grado di farlo, poiché salta siepi ben più alte, ma non fa niente che non abbia una utilità pratica. Misteriosi e incomprensibili risultano al padrone i modi selvaggi e animaleschi che dimostra quando incrocia un altro cane.
4 – La riserva
C’è una lunga descrizione della flora, nella zona che si trova a destra della villa: una vegetazione varia, caratterizzata dalla microfilia, cioè con piante dalle foglie piccole, esclusi gli olmi, e dalla compresenza di alberi autoctoni, di lunga data, e di piante recenti, importate da regioni lontane. La riserva, di origine paludosa, fu bonificata e ci fu anche il progetto di destinarla ad abitazione, per cui furono tracciate alcune strade, con i relativi cartelli ancora presenti. All’interno di essa si trovano tre zone: 1) quella più bassa, del fiume; 2) quella intermedia, la più ampia, del bosco vero e proprio; 3) quella più alta, del pendio orientale, dove è presente un ruscello. IN quest’ultima zona pascolano le pecore, cui Bauschan è totalmente indifferente. Un giorno una pecora seguì Bauschan, al punto che, per ricondurla all’ovile, il cane e il padrone dovettero tornare indietro fin dentro l’ovile stesso, e poi uscirne furtivamente. Particolare pace e serenità deriva al padrone dal passeggiare lungo il bordo del fiume, oppure, quando è quasi in secca, nel suo secondo letto, che si riempie solo quando le piogge si fanno torrenziali. Allora Bauschan guarda con sgomento l’unico elemento di cui non è padrone, l’acqua, che lo respinge. Bauschan guarda con sgomento le carcasse degli animali trasportate dalla corrente del fiume.
5 – La caccia
Prima del pranzo, alle 12 circa, o prima della cena, intorno alle 18, cane e padrone si svagano con una battuta di caccia. Bauschan, senza l’aiuto del padrone, che non ha fucili o altre armi, caccia da solo i topi, i toporagni e le talpe. Sono questi gli unici animali che Bauschan riesce a stanare e a uccidere, mangiandoseli vivi. Il padrone prova in questi casi un misto di compiacimento, perché fa sempre il tifo per Bauschan, e di orrore, per la fine brutale della povera bestiolina. Con gli altri animali, fagiani, caprioli e lepri, la caccia è sempre infruttuosa. Solo una volta Bauschan era riuscito a prendere un fagiano, ma poi lo lasciò andare. Le lepri riescono sempre a sfuggirgli grazie al “ganghero”, un improvviso scarto ad angolo retto che sorprende Bauschan proprio quando sta per afferrare la preda, obbligandolo ad una serie di manovre goffe, mentre la lepre prende un vantaggio incolmabile. Una volta una lepre cadde tra le braccia del padrone, il quale, avendo visto a tu per tu il viso impaurito dell’animale braccato, addirittura, in quell’occasione, ostacolò il suo cane, impedendogli di raggiungerla con il bastone.
Bauschan passò anche quindici giorni in una clinica universitaria sotto le cure di un famoso veterinario per cercare di di scoprire, senza esito, le cause di un’emorragia. Il cane infatti sanguinava dalla bocca, dal naso e dalla gola senza una ragione apparente. Il padrone, pur animato da un interesse per la salute del suo cane, dovette ammettere che la permanenza forzata in quella clinica-prigione fece più male che bene a Bauschan, soprattutto dal punto di vista psichico, causando una depressione e uno stato cagionevole di salute simile a quando il cane era stato acquistato, e se ne fece una colpa.
Infine Bauschan ripresosi da questa brutta avventura, si dedicò di nuovo alla sua caccia, non solo agli animali del bosco, ma anche agli uccelli acquatici che vivevano sulle rive del fiume: gabbiani e anatre. Queste ultime, forse simbolo del borghese pacifico, sempre serio e poco afflitto da preoccupazioni, non si lasciano turbare dalle abbaiate di Bauschan, come fanno in gabbiani, ma lo sfidano con indifferenza nell’acqua, sapendo che quel cane non si avventurerebbe mai in quell’elemento. Solo un’anatra, per salvare i suoi anatroccoli, provoca Bauschan e si fa inseguire fuori dall’acqua. In effetti in questo modo distoglie il cane dall’attacco ai suoi piccoli. Un giorno Bauschan si ferma attonito ad osservare questa scena: un cacciatore uccide un’anatra e riesce a strapparla al vortice della corrente. Si insinua allora in lui il sospetto che un vero padrone non dovrebbe solo stare a guardare il suo cane cacciare, ma dovrebbe fermare la preda, per permettere al cane di raggiungerla e riportargliela. Ma il padrona, tornando a casa quel giorno, gli fece capire che non avrebbe mai fatto una cosa del genere, che se lui (Bauschan) voleva, poteva pure andare da quel nuovo padrone e d affidarsi a lui. Ma Bauschan ovviamente non lo fece e dopo un po’ dimenticò quell’episodio, così come aveva dimenticato il “tradimento” di quei quindici giorni, in cui l’aveva lasciato da solo in clinica.
Conclusione
Il racconto è un po’ autobiografico, perché Mann viveva in una villetta dell’Herzog Park, ai margini di Monaco, sulle rive dell’Isar, e aveva un cane, non sappiamo fino a che punto identificabile con Bauschan. Questo testo, a torto ritenuto opera minore di Mann, risulta molto originale e attuale, perché l’autore adotta il punto di vista, si immedesima nel cane. La tematica principale, però, su cui vuole far riflettere Mann con questo testo, è la dicotomia fra l’esperienza storica dell’uomo, simboleggiata dalla città, dal lavoro e dalle aspirazioni sociali, e il suo limite biologico, la Natura. Nel bosco emerge il bestiale, l’irrazionale, che implicitamente mette in discussione tutto ciò che di razionale l’uomo possa trovare.