Amare ancora di Claudio Chieffo – cover Luigi Gaudio
28 Dicembre 2019“Divina – Libero arbitrio” di Luigi Gaudio
28 Dicembre 2019Torniamo a casa di Silvio Cattarina racconta l’esperienza della comunità terapeutica “L’imprevisto”, cooperativa di reinserimento di ragazzi pericolanti.
Generalmente si definiscono questi ragazzi “devianti”, oppure tossicodipendenti. Silvio Cattarina invece ama definire questi ragazzi “pericolanti”, e ama definire anche se stesso un pericolante in mezzo a loro.
Se pensiamo alla timidezza e all’impaccio dei nostri ragazzi, che hanno spesso momenti di smarrimento, comprendiamo meglio il significato di questa parola.
Nei secoli passati erano chiamati pericolanti i ragazzi appunto in pericolo. Oggi essi vengono denominati con termini inaccettabili che accentuano, non risolvono, la loro emarginazione.
Chi stabilisce cos’è la devianza? E poi, devianza rispetto a che cosa?
È molto più dignitoso il nome antico di pericolanti, insomma persone poste nel pericolo, che corrono dei pericoli
Ecco, già da questo potete capire la prospettiva particolare, diversa da quella solita, con cui Silvio Cattarina si approccia a questi ragazzi.
Che valore può avere leggere un libro del genere, conoscere questa comunità nella scuola? Un valore eccezionale, non solo perché bisogna parlare della droga con i ragazzi, o perché bisogna prepararli, istruirli affinché non cadano in questo in questo tunnel, ma perché questo è un modo umano e costruttivo, un modo completamente diverso rispetto a quello che usualmente viene utilizzato nelle scuole, dove magari arrivano a parlare gli ex alunni, oppure gli esperti dei centri sociali, a spiegarti per filo e per segno qual è il tipo di droga che dà più affetti allucinogeni, o quali sono le droghe leggere e droghe pesanti e tutte questa balle assurde, che non fanno altro che tentare e stuzzicare, invece che allontanare dal problema.
La prospettiva qui è completamente diversa, perché il problema non era la droga, ma l’uomo.
Il problema non è la tossicodipendenza, ma quello che porta questi ragazzi a drogarsi: il disagio, la mancanza, qui, in questo libro, si dice proprio il tradimento.
Loro si sentono traditi, ecco perché poi sono così fragili.
È questo il punto! Non fargli vedere quali sono le droghe leggere, e le droghe pesanti, così dopo allora la cosa che rimane loro in testa è che le droghe leggere non fanno male.
Così questi assurdi incontri, invece di disinvogliare, fanno venire la voglia di farsi le droghe leggere, perché non fanno male.
Solo stupidate!
Invece è significativa la testimonianza. Ecco, l’unico modo è l’esempio.
Infatti, proprio da un punto di vista anche terapeutico, la risultante di tutti questi anni, decine di anni di accompagnamento, in cui si è cercato di andare incontro alle esigenze di queste persone, si è scoperto che la cura migliore è proprio questa, cioè quella di vivere in comunità, dare un senso alla vita di questi ragazzi.
Loro non hanno un senso della loro vita, perché gli adulti non gliel’hanno trasmesso, o almeno non in modo sincero leale.
Quindi è logico che loro hanno cercato qualcosa d’altro per riempire questo vuoto, ed è solo la comunità che può riempire il vuoto di un tossicodipendente.
Questa non è una teoria, questa è la realtà dei fatti.
Chi è Silvio Cattarina? Un ragazzo di montagna del Trentino, lui è nato in un paesino piccolissimo.
Ogni tanto nel libro così riaffiorano i ricordi dei suoi genitori, e di questo paesino circondato dalle montagne, un paesino dove la gente vive in modo molto semplice.
Tante volte soprattutto noi che viviamo in città abbiamo dimenticato questo modo semplice di vivere, e forse abbiamo quindi perso la felicità.
Nel libro Cattarina si ricorda per esempio di quando il parroco del paese ha dimostrato per lui l’attenzione, la cura umana.
È quindi per questo motivo che si è deciso a fare il chierichetto, anche se prima ai suoi genitori aveva detto che non avrebbe mai fatto il prete.
Poi avviene che lui deve andare a studiare, solo che il collegio lì vicino era piuttosto costoso, mentre il collegio dei postelegrafonici a Pesaro era gratuito, e visto che la sua era una famiglia di postelegrafonici, Silvio a Pesaro ci rimane, e poi dopo frequenta l’università, nella facoltà di Psicologia.
Un suo compagno di università così gli propone di andare a lavorare con i tossicodipendenti, poi quel compagno fa a fare tutt’altro, mentre Silvio ci rimane tutta la vita a lavorare con i tossicodipendenti, ancora adesso, ancora oggi.
Per esempio alla pagina 28 dice: “noi non effettuiamo un servizio, o una prestazione. Siamo stanchi di mettere al primo posto le tecniche, le conoscenze, le diagnosi, anche giuste talvolta, ma non esaustive.
Al centro “L’imprevisto” è l’altro, è una persona, un incontro l’imprevisto più bello che ti possa capitare, e non un accidente.
Così questa cooperativa ha preso questo nome, l’ispirazione viene da una poesia di Montale: “Prima del viaggio”, la poesia in cui si dice che prima del viaggio ci si prepara, per un viaggio in treno ci si prepara, come al solito in modo un po’ stanco e ripetitivo, quasi rituale, e poi, dice la fine di questa poesia, “un imprevisto è la sola speranza”.
È così questo è il nome dato a questa cooperativa, e poi dopo alla Comunità dell’imprevisto, una fantastica communità di reinserimento lavorativo, comunità lavorativa di tipo sociale, costituita nel 2003.
Infatti, è dal 1990 che Cattarina lavora a Pesaro con i giovani per formare insieme una grande comunità di affetti e valori, ma anche di progetti di vita concreti e realizzati.