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28 Dicembre 2019La coscienza di Zeno di Italo Svevo, e lettura del brano sulla Morte del padre
28 Dicembre 2019“La coscienza di Zeno”, pubblicato nel 1923, è il capolavoro di Italo Svevo e uno dei testi fondamentali della narrativa del Novecento.
È un romanzo complesso e sfaccettato, che mescola inettitudine e ironia in una riflessione profonda sulla condizione dell’uomo moderno. Attraverso la figura di Zeno Cosini, Svevo esplora la psiche di un uomo incapace di vivere in modo risoluto, che passa la vita immerso nelle proprie contraddizioni e nei suoi autoinganni, ma lo fa con un tono ironico che rende il romanzo un’esplorazione tragicomica dell’esistenza umana.
L’inettitudine di Zeno: un protagonista moderno
Zeno Cosini è l’inetto per eccellenza, figura che Svevo aveva già esplorato nei suoi precedenti romanzi, come “Una vita” e “Senilità”. Tuttavia, in “La coscienza di Zeno”, l’inettitudine del protagonista assume una dimensione più complessa e sfumata. Zeno è un uomo incapace di prendere decisioni ferme, di realizzare i propri progetti e di vivere in maniera autentica. La sua vita è una serie di fallimenti e rinunce, ma la sua particolarità sta nel modo in cui lui stesso li giustifica e li racconta. Il romanzo è scritto come un resoconto che Zeno offre al suo psicoanalista, ma attraverso la narrazione si intuisce che Zeno è tutt’altro che consapevole delle proprie debolezze.
Zeno è incapace di agire, ma ancor più di accettare la propria inadeguatezza. Invece di prendere coscienza della sua condizione, tende a raccontarla con un certo distacco, quasi attribuendola al destino o a circostanze esterne. Ad esempio, il suo eterno tentativo di smettere di fumare diventa un’ossessione mai risolta, un simbolo della sua incapacità di abbandonare le sue dipendenze, ma anche della sua continua ricerca di scuse. Ogni volta che cerca di smettere, trova un nuovo pretesto per ricominciare, autoassolvendosi con argomentazioni apparentemente razionali ma profondamente autoingannevoli. Questo comportamento non si limita solo al vizio del fumo: permea la sua intera esistenza.
Autoinganno e psicoanalisi
L’autoinganno è uno dei temi centrali del romanzo. Zeno racconta la sua vita come un paziente impegnato in una terapia psicoanalitica, ma la sua narrazione è costellata di razionalizzazioni e giustificazioni, che mettono in dubbio la sua sincerità verso se stesso. Egli non si limita a nascondere i propri difetti, ma li interpreta in modo da presentarsi quasi come vittima delle circostanze, rivelando così la sua completa incapacità di accettare responsabilità per le sue azioni.
Il rapporto con la psicoanalisi è emblematico in questo senso. La cornice del romanzo è la stesura del diario di Zeno sotto la supervisione di un psicoanalista, il dottor S., che lo ha incaricato di scrivere la sua autobiografia per aiutarsi a guarire dalle sue nevrosi. Tuttavia, questo espediente letterario si rivela un vero fallimento terapeutico: Zeno non solo non riesce a guarire, ma sembra utilizzare la scrittura come strumento per manipolare la verità, un ulteriore gioco di autoinganno in cui l’analisi diventa un pretesto per riscrivere la propria vita con toni autoassolutori.
L’ironia: la chiave di lettura di Zeno
Uno degli aspetti più affascinanti de “La coscienza di Zeno” è il suo uso dell’ironia. Svevo adotta una voce narrante che gioca con il lettore, una voce che racconta con apparente serietà le vicende della vita del protagonista, ma che è profondamente consapevole della distanza tra ciò che Zeno dice e la realtà che emerge dai fatti. L’ironia nasce dal contrasto tra ciò che Zeno vorrebbe farci credere e ciò che la narrazione effettivamente rivela.
Zeno non è un narratore affidabile. Le sue giustificazioni e le sue riflessioni sono spesso inficiate da autoinganno, e il lettore, attraverso l’ironia sottile di Svevo, è invitato a cogliere questa discrepanza. Un esempio lampante è il modo in cui Zeno racconta il suo matrimonio con Augusta. Zeno, in un primo momento, non avrebbe voluto sposare Augusta: la sua prima scelta era Ada, la sorella più bella, ma quando Ada lo respinge, egli “ripiega” su Augusta, che alla fine si dimostrerà una moglie amorevole e paziente. Nel raccontare questo episodio, Zeno cerca di giustificare il suo atteggiamento, dipingendosi come un uomo che ha “accettato” Augusta per bontà, ma l’ironia emerge chiaramente: Zeno è incapace di apprezzare ciò che di positivo la vita gli offre, e solo col tempo si rende conto, indirettamente, di quanto Augusta sia stata la scelta giusta per lui.
Anche le sue relazioni extraconiugali, come l’amore per la giovane Carla, sono descritte con un tono quasi comico. Zeno cerca di convincersi che la relazione con Carla sia un segno di vitalità, ma la sua goffaggine e il suo approccio infantile all’amore rivelano una profonda inadeguatezza emotiva. L’ironia sveviana emerge anche qui: il lettore, osservando il comportamento di Zeno, è portato a ridere del suo tentativo maldestro di vivere una vita più passionale e “virile”, mentre Zeno continua a ingannarsi.
Inettitudine e modernità
Zeno Cosini incarna il paradigma dell’uomo moderno: un essere profondamente inetto, incapace di prendere in mano il proprio destino e di agire con determinazione. La sua continua indecisione, il suo senso di inferiorità e la sua tendenza a giustificare i propri fallimenti lo rendono un perfetto rappresentante della crisi esistenziale che caratterizza la modernità. Svevo, influenzato dal pensiero freudiano e dal decadentismo europeo, esplora la complessità dell’inconscio e del conflitto interiore, ma lo fa con una lucida ironia che smaschera la vanità dei tentativi di Zeno di autoanalizzarsi.
In un certo senso, Zeno è un personaggio che rappresenta la fine dell’eroe tradizionale. Non c’è più spazio per figure eroiche e virili: l’uomo moderno è debole, confuso, immerso nelle sue contraddizioni. Ma Svevo non si limita a descrivere questa condizione tragica, la sdrammatizza con l’ironia, offrendo una visione più complessa e sfumata della debolezza umana.
Conclusione
“La coscienza di Zeno” è un romanzo in cui la condizione umana viene esplorata attraverso il prisma dell’inettitudine e dell’ironia. Zeno Cosini è un uomo che fallisce, che si inganna e che giustifica i suoi errori, ma è anche un personaggio profondamente umano, che suscita simpatia e, a tratti, tenerezza. Svevo, attraverso l’ironia, non solo mette in luce i difetti e le contraddizioni del suo protagonista, ma invita il lettore a riflettere sulla condizione dell’uomo moderno, costantemente in bilico tra il desiderio di vivere pienamente e l’incapacità di farlo. È proprio questa combinazione di tragicità e umorismo che rende “La coscienza di Zeno” un capolavoro della letteratura del Novecento.