Nicola Mastronardi
27 Gennaio 2019I nostri giorni proibiti
27 Gennaio 2019
LA VITA
Niccolò Foscolo (Ugo è il suo pseudonimo) nasce nel 1778 a Zante e compie i primi studi nel seminario di Spalato.
Nel 1792 si trasferisce a Venezia dove, nonostante la povertà della famiglia, completa l’istruzione comprendendo, oltre ai classici, anche i filosofi settecenteschi.
Per le sue idee rivoluzionarie giacobine è costretto a fuggire nel 1796 sui colli Euganei, dove traccia il primo nucleo dellOrtis.
Ottiene i primi successi come letterato con la tragedia Tieste”.
Nel 1797 in seguito al trattato di Campoformio (Napoleone cede Venezia all’Austria) Foscolo ripara a Milano, capitale della repubblica Cisalpina francese. Qui conosce il Monti e il Parini e dirige per un breve periodo il Monitore italiano”. Combatte valorosamente sotto Napoleone quando la penisola viene attaccata dalle truppe austro-russe; ottiene in seguito numerosi incarichi diplomatici che lo porteranno a viaggiare in tutta Italia.
E questo un periodo di ricca vita sentimentale e artistica in cui pubblica lOrtis (1802), le Odi e i Sonetti (1803).
Dal 1804 al 1806 vive nella Francia del Nord in attesa dell’ordine di Napoleone per invadere l’Inghilterra. Qui traduce il Viaggio Sentimentale di Yorik” dello Sterne, elabora la figura di Didimo Chierico e conosce Sofia Emerytt, da cui avrà un figlia, Floriana.
Tornato in Italia nel 1806 compone i Sepolcri”. Nell1808 gli viene offerta la cattedra di eloquenza dell’Università di Pavia (orazione inaugurale: Dell’origine e delluffizio della lettaratura”) ma la cattedra viene presto soppressa.
Nel 1811, in seguito al clamoroso insuccesso dell Aiace”, lascia Milano per Firenze, dove trascorre tra il 12 e il 13 un periodo serenissimo nella villa di Bellosguardo, dove compone la maggior parte delle Grazie, e scrive la Ricciarda”, la terza delle sue tragedie.
Dopo la sconfitta di Napoleone torna a Milano, ora sotto gli Austriaci, i quali gli fecero proposte generose affinché collaborasse col nuovo governo ed aiutasse a catturare le simpatie dei lombardi.
Ma dopo uniniziale esitazione decide di abbandonare per sempre l’Italia e di auto-esiliarsi prima a Zurigo e poi a Londra. Trascorre gli ultimi anni tra passioni infelici, continue difficoltà economiche, ma compone importanti saggi critici sulla poesia italiana.
Muore nel 1827 all’età di 49 anni, e nel 1871 la sua tomba sarà trasferita a Santa Croce.
LE ULTIME LETTERE DI JACOPO ORTIS
La prima edizione completa è del 1802 (la prima stesura è del ’96) e ad essa seguiranno altre due edizione, una zurighese del ’16 e una londinese del 17. E un’opera che accompagnerà il Foscolo per tutta la vita e in cui egli mise molto di se stesso; dunque, per quanto sia eccentrica ed estranea al resto della sua produzione, non è affatto un’opera marginale.
Singolarità: il romanzo non si conforma affatto alla formula winkelmanniana, anzi è prodotto di un sentire preromantico; ricalca, infatti, il Werther di Goethe, capolavoro dello Sturm und Drang (assalto e tempesta”). Il distacco dal neoclassicismo è pertanto una scelta e non un limite.
La critica parla di pensieri ingorgati riferendosi allo stile drammatico e teso che ricalca lo slancio passionale e tragico della narrazione.
Tipologia: si tratta di un romanzo epistolare, un genere inventato nel ‘700 in relazione alla messa in valore del sentimento. Tra le strutture possibili, corrispondenza di un solo personaggio o di molti, il Foscolo sceglie la prima su imitazione del Goethe. E’ anche un romanzo di formazione, un genere di successo sia durante il Romanticismo sia prima, nella letteratura borghese settecentesca.
Personaggi: nel Werther i personaggi erano, oltre al protagonista, Carlotta, la donna amata, e Alberto, il promesso sposo che rappresenta il perfetto borghese, composto ma arido. NellOrtis, oltre al destinatario Lorenzo Alderani, Teresa e Odoardo sono il calco dei suddetti, ma compare un quarto personaggio, quello di Isabellina.
Una testimonianza della traccia autobiografica dell’opera sono proprio i nomi femminili: il nome di Teresa è preso da quella Teresa Pickler per Foscolo aveva litigato con Monti; Isabellina, da Isabella Roncioni amata da Foscolo successivamente. Inoltre, nel primo Ortis, Teresa aveva le fattezze della Pikler, ma nell’edizione successiva, pur mantenendo il nome, somiglierà alla Roncioni.
Modelli e influenze: nell’opera predomina l’influenza Goethiana, ma lo stesso Foscolo mette in evidenza l’originalità del proprio romanzo in una lettera di accompagnamento a una copia dellOrtis inviata al Goethe: la componente politica ha per il Foscolo la priorità su tutti gli altri temi; anche il Werther in realtà aveva un fondamento politico, per quanto implicito: infatti contestava i modelli e la morale della società borghese (Fontini).
E molto presente anche la voce dell’Alfieri (tanto che il Fubini ha definito il romanzo come una tragedia alfieriana in prosa), l’autore che aveva perseguito eccentricamente un culto anarchico della libertà e di cui il Foscolo amava il forte sentire”. Anche lOrtis lotta contro ogni forma di tirannide, quella politica, quella costituita dalla grettezza del costume e della morale borghese, e soprattutto quella del vivere: il suicidio del protagonista è un atto di protesta contro l’ineluttabile destino di dolore e morte della vita dell’uomo. Tuttavia l’eroe solitario dell’Alfieri è superato dal personaggio foscoliano che cerca di attuare i suoi ideali nell’incontro con gli uomini e con la storia.
Si sentono anche gli echi di Rousseau (in particolare de La nuova Eloisa”), il più singolare tra i filosofi illuministi, che aveva posto l’accento sui sentimenti e aveva individuato la sua utopia nello stato di natura: secondo lui, per primo il sentimento si ribella alle ingiustizie della società presente, in seguito subentra l’impegno razionale.
Altri autori di cui si sente l’influenza sono Machiavelli e Hobbes per quanto riguarda la politica, lilluminista Holbac, a cui il Foscolo deve la sua concezione materialistico-sensistica del mondo, visto come movimento di materia senza fine e senza scopo.
Autobiografia ideale: per quanto l’opera sia in gran parte costruita con materiale autobiografico, bisogna precisare che il Foscolo non è completamente identificato col protagonista; sempre esiste uno iato tra la personalità dell’autore e il personaggio creato (o anche il narratore). La divergenza più significativa comunque si ritrova nel rapporto con la politica; lOrtis è un politicamente puro, che di fronte al tradimento di napoleone recide ogni rapporto col tiranno e preferisce il suicidio al disimpegno; al contrario Foscolo continuò a militare nell’esercito napoleonico per quanto profondamente deluso. AllOrtis suicida si contrappone il Foscolo collaborazionista.
OPERE DI POETICA
I due scritti di poetica del Foscolo (DellOrigine e dellUffizio della letteratura”, orazione di apertura per l’inaugurazione dell’anno accademico a Milano; I Principi di Critica poetica” del periodo londinese), benché collocati in diversi periodi della sua vita individuano le stesse caratteristiche fondamentali.
Elementi fondamentali: nella poesia devono essere necessariamente presenti due componenti : 1) il passionato, ovvero il contenuto sentimentale; 2) il mirabile, cioè larmamentario formale di artifici retorici di cui il poeta deve servirsi per esprimere in una forma letterariamente decorosa il proprio passionato. In esso rientra, secondo il Foscolo neoclassico, anche tutto il repertorio di immagini classiche e mitologiche. Una poesia raggiunge nobile semplicità e calma grandezza quando il passionato è filtrato dal mirabile in modo che anche la passione più forte sia presentata in modo dignitoso.
Funzioni: Foscolo indica le principale funzioni della poesia in quella 1) consolatoria (l’uomo, incapace di dare un senso alla sua esistenza e travolto dalle passioni, trova consolazione nella poesia che descrive la bellezza e l’armonia dell’universo) e in quella 2) oratoria (la poesia deve celebrare e persuadere gli uomini ai più alti valori). La funzione forse più importante, implicita nelle precedenti, è comunque quella 3) civilizzatrice: la poesia eterna i valori umani e celebra la bellezza e l’armonia e con ciò spinge gli uomini futuri ad imitare e sentir propri questi valori.
ODI E SONETTI
Si conforma ai canoni neoclassici l’opera poetica del Foscolo, che si lascia alle spalle la suggestione Sturmundranghiana dellOrtis. Nonostante ciò la conquista della nobile semplicità e della calma grandezza non è immediata: i Sonetti pisani, contemporanei dellOrtis, tendono a dare un’espressione violenta e poco filtrata dal punto di vista formale dei propri sentimenti; la disperazione urlata” dellOrtis è voluta e conforme al genere, ma i componimenti poetici in questo periodo avrebbero dovuto assecondare maggiormente i canoni del neoclassicismo, per cui il prevalere del passionato sul mirabile appare come una stonatura.
I Sonetti Milanesi e le Odi invece sono prove poeticamente più riuscite, se si tiene conto della formula del Winkelmann.
Il mezzo attraverso il quale il Foscolo riesce a conciliare profondità di sentimenti e nobile semplicità è il sistematico ricorso all’immaginario mitico e il calco di versi classici.
La critica parla di riassorbimento del passionato nel mirabile e di processo di liberazione attraverso l’immagine.
Nel sonetto In Morte del fratello Giovanni”, Foscolo calca i versi di Catullo (come il Monti nell’ode A Teresa Pikler”) per parlare di se stesso; nell’ode AllAmica Risanata” e nell sonetto A Zacinto” parla di temi autobiografici e di valori che gli stanno molto a cuore (bellezza e patria) attraverso il sistematico ricorso al mito.
CARME DEI SEPOLCRI
Tipologia: i Sepolcri” sono un carme, ovvero un componimento di poesia lirica, di circa 300 versi; poiché hanno un destinatario, inoltre, rientrano nel genere dell’epistola metrica.
Pretesto: il suo scopo è quello di contrastare il provvedimento illuminista già in vigore in Austria e in Francia, che avrebbe vietato le sepolture in chiesa, i monumenti funebri e le iscrizione su ciascuna tomba (editto di Saint Cloud). Foscolo, a causa del suo materialismo, all’inizio era favorevole al provvedimento e in proposito aveva avuto un dibattito con Ippolito Pindemonte, un letterato cattolico; dopo essersi ravveduto scrive questo carme dedicandolo proprio a Pindemonte.
La critica ha definito i sepolcri come una oratio grandis a causa dei suoi toni solenni e del contenuto politico.
Sistema delle Illusioni: le illusioni sono per il Foscolo dei valori a cui manca un fondamento di tipo razionale e che però sono necessarie per dare un senso alla vita dell’uomo; riprende in ciò la filosofia di Vico che scrisse soprattutto per opporsi al massimo razionalista, Cartesio, e che stabilisce il sistema delle certezze, che poi sono le illusioni foscoliane (la conoscenza del Vico nell’Italia del Nord proviene dagli esuli napoletani sfuggiti alle persecuzioni borboniche del 1799 per la caduta della repubblica partenopea).
Funzione politica: nei Sepolcri” si parla di una di questa illusioni, quella del culto dei morti. Esso diviene importante non perché serva in qualche modo ai morti, ma perché è utile a chi rimane in vita: se il vivo è convinto che l’unico modo per sopravvivere alla morte sia il ricordo, sarà spinto a comportarsi bene per ottenere meriti presso familiari, amici e società e pertanto essere ricordato.
In questo senso il culto dei morti ha un’importanza civile e politica, in quanto motore della civilizzazione: per soddisfare un desiderio irrazionale l’uomo compie azioni meritorie che innalzano praticamente il livello di civiltà.
Il Foscolo insiste nel dire che l’ispirazione del suo carme non è religiosa (come quella de I Cimiteri” del Pindemonte e della poesia sepolcrale inglese) ma politica.
Stile desultorio: il Guillon accusa il carme Dei Sepolcri di desultorietà, ovvero di essere poco lineare e di omettere passaggi logici fondamentali. Foscolo risponde dicendo che il procedere di tipo analogico (per richiami di somiglianza) è uno dei capi saldi del genere lirico cui il carme appartiene; il poeta lirico non è obbligato a spiegare con chiari snodi logici il suo ragionamento. Si parla in proposito di salti pindarici. Per garantire la sua tesi Foscolo fa riferimento ad un’opera in cui Orazio afferma che la poesia lirica transvolat in medio posita“.
LE GRAZIE
L’opera fu cominciata tra il 12 e il 13, in un periodo molto sereno trascorso nella villa di Bellosguardo (Firenze) ospite di alcune amicae del Foscolo (Eleonora Nencini, Cornelia Martinetti,.
L’occasione gli fu fornita dalla notizia che il Canova stava sbalzando il gruppo marmoreo delle tre grazie.
Lavorò moltissimo su quest’opera anche quando tornò a Milano (ora sotto gli Austriaci), poi a Zurigo nel 16, e a Londra nel 17. Nonostante ciò rimase incompleta e priva di una struttura definitiva (questo costituisce una crux per i filologi).
Argomento: Benché non manchino alcuni brevi ma incisivi riferimenti all’attualità, l’opera è tutta incentrata sul mito: tre Grazie vengono mandate sulla terra per civilizzare attraverso le arti belle (scultura, pittura, architettura, musica, letteratura) gli uomini, che sono ai primordi dei bruti (influsso filosofico di Vico e Lucrezio).
Contenuto politico: La dimensione mitica che avvolge tutto il poemetto ha tratto in inganno la critica per molti anni: si era interpretata come un’opera disimpegnata poiché non cera nessuna battaglia evidente contro qualche problema di attualità; è stato anche detto che per un’opera del genere fosse facile e quindi meno meritorio rispettare la formula winkelmanniana. Oggi la critica la pensa diversamente: le Grazie celebrano valori universali che rendono un popolo civile e non può pertanto essere considerata un’opera di evasione, benché slegata dall’attualità politica.
Si parla di opera politica” in senso etimologico, in quanto celebra i valori che stanno alla base della polis; in questo senso le grazie sono portatrici di una politica trascendentale, che trascende perciò quella della contingenza.
LInfluenza dello Stern: l’opera deve molto alla traduzione del Viaggio Sentimentale” dello Stern: in questa opera lo scrittore inglese fa un resoconto brillante ed ironico del suo viaggio in Italia. Come diario di viaggio è estremamente anomalo, in quanto mai si fa riferimento a un qualche luogo o monumento visto, ma si riferisce con dovizia di particolari degli incontri umani.
Il Foscolo apprende pertanto l’ironia e l’autoironia, un atteggiamento indispensabile per attuare quel distacco dalle proprie passioni che garantisce un esito winkelmanniano della poesia.
Nell’introduzione alla traduzione il Foscolo inserisce un breve autoritratto celandosi nella figura di Didimo Chierico, il nuovo alterego foscoliano; confrontandolo con lOrtis i due personaggi sembrano l’uno il contrario dell’altro.
Didimo ideale del Foscolo maturo, e descritto come colui che sente si le passioni ma come calore di fiamma lontana”.