– Umberto Saba » dedica alla moglie una poesia in cui la descrive utilizzando lo stile comico-realistico
– Struttura » sei strofe totale, le cui prime cinque paragonano la donna con la femmina di un animale
» con l’ultima strofa si ritorna come nella realtà quotidiana, riprende nello stesso momento
degli elementi della prima strofa dando alla poesia una carattere circolare
» con la ripetizioni dei versi iniziali alla fine viene indicato il punto focale della poesia,
dove il poeta esprime ciò che gli sta più a cuore, il messaggio ultimo
» la poesia è dominata da similitudini continue
1. nella prima strofa la donna viene paragonata ad una gallina, delineando un carattere signorile, deciso, forte, regale; poi la similitudine diventa più malinconica, triste, caratterizzando i lamenti che assomigliano ai versi soliti nei pollai
2. nella seconda strofa viene paragonata ad una mucca per la fertilità, il poeta si offre di far tacere le sue tristezze come fa l’erba tacere i lamenti delle giovenche
3. il paragone nella terza strofa è con una cagna, dagli occhi dolci ma dal cuore feroce, gelosa e intrattabile come questa razza, che appena viene avvicinata da qualcuno, scopre i denti
4. con la quarta strofa il poeta fa emergere tutto il carattere più recessivo della moglie, quello che tende a rinchiudersi nel proprio dolore, nelle proprie sofferenze, come si nasconde il coniglio nell’oscurità della sua gabbia
5. come la rondine anche la moglie torna sempre, ma a differenza dell’animale, non se ne va mai via quando scende il freddo dell’inverno e delle difficoltà. Qui c’è il primo elemento di discrepanza con il ritmo uguale costruito con le altre strofe, che introduce ai versi conclusivi della poesia. Come la rondine, anche la donna si muove leggera e annuncia la primavera
6. la sesta strofa, quella conclusiva, che l’accosta ad una formica, laboriosa, umile e rinomata. La conclusione contiene una promessa di eterno amore, unico, saldato dal legame con Dio.
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Tu sei come una giovane una bianca pollastra. Le si arruffano al vento le piume, il collo china per bere, e in terra raspa; ma, nell’andare, ha il lento tuo passo di regina, ed incede sull’erba pettoruta e superba. E’ migliore del maschio. E’ come sono tutte le femmine di tutti i sereni animali che avvicinano a Dio, Così, se l’occhio, se il giudizio mio non m’inganna, fra queste hai le tue uguali, e in nessun’altra donna. Quando la sera assonna le gallinelle, mettono voci che ricordan quelle, dolcissime, onde a volte dei tuoi mali ti quereli, e non sai che la tua voce ha la soave e triste musica dei pollai.
Tu sei come una gravida giovenca; libera ancora e senza gravezza, anzi festosa; che, se la lisci, il collo volge, ove tinge un rosa tenero la tua carne. se l’incontri e muggire l’odi, tanto è quel suono lamentoso, che l’erba strappi, per farle un dono. E’ così che il mio dono t’offro quando sei triste.
Tu sei come una lunga cagna, che sempre tanta dolcezza ha negli occhi, e ferocia nel cuore. Ai tuoi piedi una santa sembra, che d’un fervore indomabile arda, e così ti riguarda come il suo Dio e Signore. Quando in casa o per via segue, a chi solo tenti avvicinarsi, i denti candidissimi scopre. Ed il suo amore soffre di gelosia.
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Tu sei come la pavida coniglia. Entro l’angusta gabbia ritta al vederti s’alza, e verso te gli orecchi alti protende e fermi; che la crusca e i radicchi tu le porti, di cui priva in sé si rannicchia, cerca gli angoli bui. Chi potrebbe quel cibo ritoglierle? chi il pelo che si strappa di dosso, per aggiungerlo al nido dove poi partorire? Chi mai farti soffrire?
Tu sei come la rondine che torna in primavera. Ma in autunno riparte; e tu non hai quest’arte. Tu questo hai della rondine: le movenze leggere: questo che a me, che mi sentiva ed era vecchio, annunciavi un’altra primavera.
Tu sei come la provvida formica. Di lei, quando escono alla campagna, parla al bimbo la nonna che l’accompagna. E così nella pecchia ti ritrovo, ed in tutte le femmine di tutti i sereni animali che avvicinano a Dio; e in nessun’altra donna.
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