Erik Erikson
27 Gennaio 2019Rosalia Di Nardo
27 Gennaio 2019di Libera Maria De Padova
L’uso di sostanze o pratiche per aumentare il rendimento fisico non è una scoperta recente. Agli inizi del ‘900 si passò dall’uso di zollette di zucchero imbevute di etere alle più “moderne” miscele di stricnina e brandy e vino in cui erano state fatte macerare foglie di coca; poi, negli anni ’50, fecero la loro comparsa le amfetamine: i primi stimolanti di sintesi.
La prima vittima nota da abuso di sostanze dopanti si fa risalire al 1886, quando Arthur Linton, giovane ciclista gallese, morì dopo aver preso parte alla famosa corsa Parigi-Bordeaux. Il farmaco incriminato sembra fosse il trimetil, o forse una miscela di stricnina, cocaina ed etere. L’uso della stricnina (per aumentare il tono muscolare) era alquanto in uso a cavallo della fine del 1800 inizi 1900.
Ad Atene, nel 1904, durante la prima Maratona delle Olimpiadi dellera moderna, l’Americano Thomas Hicks, dopo aver vinto la prova, venne colto da grave malore, conseguente all’assunzione di solfato di stricnina proprio durante la prova. Si sospetta che anche Dorando Petri avesse fatto uso di stricnina durante la famigerata Maratona Olimpica di Londra nel 1908, ma questo comportamento pare fosse tollerato.
L’uso smoderato di sostanze dopanti sembra avere raggiunto la sua “consacrazione” nelle Olimpiadi di Berlino del 1936: un momento storico molto particolare, preludio alla seconda Guerra Mondiale e teatro dell’avvio delle ostilità .
Il simbolo olimpico – 5 anelli allacciati – rappresenta l’unione dei 5 maggiori continenti (Africa, America, Asia, Australia ed Europa) e l’incontro dei loro atleti attraverso il mondo dei Giochi Olimpici.
Cronistoria della lotta al doping
In passato, le pratiche scorrette del doping erano circoscritte alla sola cerchia degli atleti professionisti e per lo più limitate al giorno antecedente la gara; oggi il doping è diventato un fenomeno preoccupante che interessa vasti strati della popolazione sportiva anche dilettante.
Indipendentemente dal tipo di sostanza utilizzata e dal risultato conseguibile, il doping rappresenta prima di tutto una questione di coscienza. Dovrebbe essere ritenuto sleale migliorare le proprie capacità atletiche contravvenendo alle regole di correttezza e rispetto per gli altri che sono il fondamento di qualsiasi attività sportiva.
La lotta al doping è cominciata in Italia nel 1954. Nel 1961 fu aperto a Firenze il primo laboratorio europeo di analisi anti-doping. Dal 1964 (Olimpiadi di Tokyo) si iniziò ad effettuare sistematici controlli anti-doping sugli atleti. Dal 1971 esiste in Italia una legge che punisce sia chi fa uso di sostanze proibite, sia chi le distribuisce agli atleti. Nel 1971 il Comitato Olimpico Internazionale ha pubblicato una lista di sostanze proibite che viene periodicamente aggiornata.
Il doping è un fenomeno complesso alla cui diffusione hanno contribuito alcuni fattori “sociali” e motivazioni individuali più profonde e inconsce.
Definizione di doping
L’etimo del doping verosimilmente deriva dal verbo inglese “to dope”, che significa “somministrare stimolanti” e dal sostantivo “dope” che ha il significato di “sostanza stimolante”. L’introduzione del termine “doping” in àmbito sportivo sembra risalire alla fine dell’Ottocento: con tale vocabolo si indicava una particolare miscela, l'”oop”, a base di oppio, altri narcotici e tabacco che veniva somministrata ai cavalli da corsa in Nord America.
Per una regolamentazione giuridica, è necessario partire da un definizione completa di doping. Però, attualmente non c’è una definizione universalmente accettata e soddisfacente. Anche una definizione indiretta, ottenuta ricorrendo alla compilazione di una lista di sostanze proibite è impraticabile: la lista e l’elenco delle sostanze e dei metodi proibiti secondo le federazioni sportive nazionali ed internazionali è aperta. Il CIO (International Olympic Committe) ha riconosciuto che un semplice elenco sarebbe stato sempre indietro rispetto allo sviluppo e facilmente el’uso
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