Il tema della pazzia in letteratura italiana
27 Gennaio 2019PENA DI MORTE
27 Gennaio 2019
Esistono poi varie interpretazioni dell’evoluzionismo e varie scuole di pensiero che si confrontano. Ecco le principali e le loro ipotesi.
“Gli attuali esseri viventi? Sono macchine da sopravvivenza, progettate da colonie di geni. E i geni ricordano i rematori di una barca in gara con altre imbarcazioni. Quando poi la barca affonda, loro si sono già allontanati, per andare a remare su altre barche.
In altre parole: i corpi muoiono, ma i geni sopravvivono con la riproduzione e vanno a progettare nuovi corpi.
E proprio questa smania d’immortalità” dei geni a far mutare le specie.
A esserne convinto è il britannico Richard Dawkins, ideatore della teoria detta del “gene egoista”.
Ma la congiura dei geni non toglie ogni spazio all’individuo. I geni progettano le reazioni generali all’ambiente, ma nelle situazioni concrete ‘è pur sempre la centrale-individuo a decidere.
Non tutti gli esperti sono d’accordo con lui. E oggi è in corso un duro confronto f re scuole diverse. Ecco i punti di vista più importanti. «Con un’avvertenza», dice Aldo Zullini, dell’università di Milano. «Hanno ragione un po’tutti, perché l’evoluzione si può vedere da angolature diverse».
1) CO-EVOLUZIONE: GENI + CULTURA
Il rapporto geni-ambiente è importante, ma la cultura ha altrettanto peso. A sostenerlo sono i coevoluzionisti, che fanno notare come anche molte specie animali sappiano tramandare per apprendimento usi e scoperte di strumenti rudimentali.
Nell’uomo ci sono non poche prove dell’evoluzione parallela guidata sia dai geni sia dalla cultura. Per esempio, sono bastate 300 generazioni in cui gli adulti non bevevano latte per motivi culturali per far perdere ad alcune popolazioni asiatiche la capacità enzimatica di digerirlo. Di più: la cultura preistorica nomade avrebbe ancora voce, per via genetica, nell’uomo moderno.
Anche alcuni animali confermano l’esistenza di una co-evoluzione geni+cultura. Per esempio, una ricerca condotto dall’universita canadese fra i capodogli e le orche, entrambi cetacei molto sociali che vivono in gruppi matrilineari, ha scoperto che gli individui delle due specie hanno i DNA quasi identici (sono 10 volte più simili tra loro di quanto avvenga tra gli altri cetacei).
Come si spiega? L’ipotesi è quella di una selezione culturale”: le due specie condividono infatti metodi di caccia, rotte migratorie e possibilità di comunicazione con suoni ad cita frequenza. Orche e capodogli sarebbero insomma diventati sempre più simili geneticamente perché avevano schemi di vita simili.
2) SALTAZIONISMO, EVOLUZIONE A SCATTI
Oppure “teoria degli equilibri punteggiati”. Secondo questa visione, l’evoluzione non procederebbe per gradi, ma alternerebbe lunghi periodi di stasi ad improvvise accelerazioni durante le quali comparirebbero le nuove specie.
Un’idea confortata dalla mancanza – nei reperti fossili – di molti anelli di congiunzione: se l’evoluzione è come una catena, insomma, perché non si riesce a ricostruirne ogni passeggio? I primi pipistrelli di 50 milioni di anni fa sono per esempio già formati come tali e non si vedono elementi di transizione da specie precedenti.
In molti gruppi di trilobiti e altri organismi marini, ci sono specie che durano anche 7 milioni di anni cambiando pochissimo. Poi si estinguono, e al loro posto i paleontologi trovano animali diversi.
Si critica anche l’egoismo genetico di Dowkins: in natura, sostiene, non esiste solo l’imperativo della continuazione della specie. Gli animali pensano soprattutto a restare vivi loro stessi.
3) L’IPOTESI DEGLI SPECIALIZZATI
Si afferma che alcune specie sono eclettiche (come l’impala, che mangia molte qualità di piante e dipende poco dall’acqua), altre sono specializzate (come alcuni gnu che si nutrono solo di vegetali selezionati ed evitano la stagione secca con rischiose migrazioni).
In una stessa regione, le specie specializzate arrivano ad essere 10 volte più di quelle generaliste, perché sfruttano al meglio l’ambiente. Ma di fronte a crisi biologiche rimangono spiazzate e si estinguono.
Le specie generaliste riescono invece ad adattarsi. Ecco perché, per esempio, si sono estinti gli specializzati dinosauri. Ed ecco perché sono sopravvissuti i mammiferi, che a quei tempi erano rappresentati tutti da specie generaliste. In effetti, l’evoluzione sembra ripartire sempre dai generalisti: all’inizio lo erano anche i dinosauri.
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torma all’indice della tesina multidisciplinare Evoluzionismo e creazionismo esame di stato 2007 – liceo scientifico teconologico – di Eros Tomasoni